mercoledì 30 maggio 2012

Metafore di vita vissuta

Metafore di vita vissuta


Lo confesso: volevo arrivare a 1000 visualizzazioni prima di pubblicare il nuovo post. Sono quegli attacchi di narcisismo telematico a cui non si può rinunciare. In fondo è un modo anche questo per tirare avanti. 
Di che cosa bisogna parlare? Esami e pensieri vari assorbono il tempo tanto da non permettere di proseguire ,per ora, sia col racconto sia con il Vangelo. Ci si deve dunque rifugiare nel classico post di transizione.
Di che parliamo? Parliamo di calcio.
Il campionato è finito ed i giocatori ,oramai, si dividono fra la galera(quest'estate va molto di moda), le vacanze e gli allenamenti per gli europei. Insomma, è un anno pieno. E' un anno in cui sono successe diverse cose che non si vedevano da un sacco di tempo: uno scudetto alla Juventus, che non accadeva dal 2003(no, mi dispiace, ma quelli ritirati non li conto), il Chelsea che vince la Coppa dei Campioni,novità unica, l'Inter che cambia tre allenatori in un anno(tristi ricordi) e un allenatore che finisce sul registro degli indagati, non si sa se per calcio scommesse o per furto di toupè(ma gli inquirenti propendono per la seconda ipotesi). Sto parlando ovviamente di Antonio Conte, uno che vuole fare il Mourinho italiano ma non sa che per fare il Mourinho serve qualcosa che nessun allenatore(NESSUNO) ha mai avuto e ha. Serve la parola. Perchè? Perchè Mourinho sa parlare e gli allenatori , in genere, no. Non è un fatto di grammatica(quella si perdona) quanto piuttosto di concetti. E' un'eterna sfida fra giornalisti e allenatori a chi fa domande e dà risposte rispettivamente più idiote e più inutili possibili. Non ci credete? Facciamo alcuni esempi. Seconda giornata di campionato: una squadra di levatura medio-bassa, come può essere il Catania, riesce ,grazie a pali e a lisci avversari, a vincere le prime due partite. Tipica domanda di un esemplare di giornalista sportivo ad un esemplare di allenatore medio di serie A: "Allora ,dopo queste vittorie, possiamo dire che il sogno Europa è possibile?". Ma come cazzo ti viene in mente? Non potevi fare una domanda sulla qualità dei legamenti del terzino destro? Sarebbe stato più intelligente. Alla fine della stagione quella squadra inevitabilmente dovrà sputar sangue per graffiare la salvezza, e quel giornalista sarà ancora lì, preparando una nuova dose di iella per il campionato successivo. 
Passiamo all'altra sponda. Ecco un tipico commento post-partita di un allenatore medio, a prescindere dalla domanda: "Beh, certo, oggi è stata una partita dura, ma lo sapevamo che andavamo a giocare con una delle squadre più in forma del campionato". STOP! Prima di riprendere, analizziamo: come mai ogni squadra che affronti, ogni settimana, è una delle squadre più in forma del campionato? Come mai il Milan e la Reggiana sono sullo stesso livello? Come mai quella squadra che tu dicevi in forma alla fine retrocederà con sei giornate di anticipo? Semplice, perchè è una squadra di pipponi e tu non hai il coraggio di dirlo. Se poi giochi contro chi è reduce da dieci sconfitte consecutive non puoi dire "la più in forma" allora dirai "anche se vengono da un periodo difficile hanno giocatori di grande qualità". Non è vero: il terzino è un liscione ed ha due ferri da stiro al posto dei piedi, per non parlare del centravanti: sembra Ronaldo(quello vecchio) dopo un'impepata di cozze.
Seguitiamo con l'intervista:"Penso che oggi la squadra ha fatto bene, i ragazzi hanno tenuto bene il campo e poi si sa che queste partite sono spesso decise da episodi ed è importante concretizzare tutte le occasioni". Analisi: è ovvio che i ragazzi abbiano tenuto bene il campo, altrimenti sarebbero a servire cheeseburger e non in Serie A; è ovvio che le partite sono decise da episodi, considerando che gli episodi sono fatti e che tutta la storia dell'universo è decisa da episodi; è ovvio che dopo "penso che" ci andasse un congiuntivo, ma tu non lo sapevi. Io non sopporto gli allenatori quando dicono che le partite sono decise da episodi. E' come dire che la musica è decisa dalle note.
Si capisce quindi al primo colpo perchè Mourinho è inimitabile: dove si trova un altro allenatore che parla di "prostituzione intellettuale", di "struttura calcistica" che fa espellere due giocatori per fargli scontare la squalifica durante una partita inutile e ripresentarli non diffidati agli ottavi di Champions, che abbraccia Materazzi dopo aver vinto la finale di Coppa e piange(e piange pure Materazzi)? 
Non vado avanti, ma voglio concludere con una perla che ,a suo tempo, sentii pronunciare da Massimiliano Allegri, già alla guida del Milan.


"Il primo tempo è stato molto difficile, però...credo che...più che il primo tempo sia stato difficile il secondo...tempo"


Roba che neanche Luca Giurato.

lunedì 21 maggio 2012

I socializzatori-Parte II

Bartolini Francesco era seduto nella sua stanza, e nelle cuffiette la musica arrivava a sprazzi. Oppure era lui che certe volte non ascoltava. Avrebbe potuto portare Valentina a fare un viaggio, magari in montagna. Una passeggiata, un pranzo assieme. Alzò il volume della musica. Non sembrava vero. Infatti non lo era. 
Gli incontri al circolo proseguirono, ma Bartolini Francesco, di progressi, ne faceva pochi. Parlavano continuamente. Il terapista li faceva assaggiare nuovi cocktail e ascoltare nuovi pezzi dal DJ, poi faceva raccontare: da quanto tempo non vai in discoteca? Da quanto non esci con un gruppo di almeno dieci persone? Ti capita spesso di avere voglia di rimanere da solo? Perchè vuoi stare da solo? Perchè vuoi avere pochi amici?
Cosa significa essere amici?
Valentina faceva veloci progressi. Dopo due settimane era già riuscita ad andare in discoteca ed aveva rimorchiato due ragazzi. Bartolini Francesco la osservava mentre parlava, radiosa, della sua serata precedente, e tutti applaudivano. Si era tinta i capelli di nero, si era truccata. Lui invece aveva sempre il solito paio di occhiali. E non sorrideva mai. O non voleva farlo. Appena tornava a casa telefonava al suo amico. Come stai? Come va? Niente di nuovo? Parlavano e Bartolini Francesco si sentiva un po' meglio. Iniziò a chiedersi come mai stesse così male. Provò a parlarne col terapista. Quello gli disse che doveva intensificare gli incontri, con una faccia preoccupata. Bartolini Francesco era strano: non era amico di nessuno, non usciva mai con gruppi di più di dieci persone. Forse bisognava avvertire le autorità. Ma sembrava una persona così innocua. Solo troppo sola. E quando si è da soli fin dal principio, è difficile trovar qualcuno disposto a prenderti con sè.
Bartolini Francesco un giorno tornò a casa, e si accorse che in un mese di incontri non aveva nemmeno chiesto a Valentina il numero di cellulare.

domenica 20 maggio 2012

I socializzatori

I socializzatori



C'era una volta un mondo in cui tutti erano amici. Con il sole o con la pioggia si usciva sempre e c'erano dei locali bellissimi che rimanevano aperti fino a tardi. Tutti non vedevano l'ora di provare il nuovo cocktail al cardo mandorlato nel nuovo night aperto fino alle quattro, e si organizzavano gruppi minimo di venti persone. 
C'era un mondo in cui tutti erano amici. Poi c'era Bartolini Francesco. Di amici non ne aveva nessuno. 
Sbagliato. Ne aveva uno, ma non lo vedeva quasi mai. Abitavano troppo lontano. Si scrivevano su internet, quando potevano. Per il resto, Bartolini Francesco non aveva amici. Ci avevano provato, parenti e compagni di classe, a curarlo. Lo avevano costretto ad uscire diverse volte, ma in quelle sere in disco davano sempre da bere il cocktail al rutto di barboncino, che a Bartolini Francesco faceva schifo. Così rimase impressionato e, come disse lo psicologo, lo schock gli provocò una specie di blocco. 
Usciva Bartolini Francesco, ma da solo. Passeggiava lungo il fiume oppure in città. Alzava la testa e guardava i palazzi. Poi si riposava seduto su una panchina. Per le strade a volte non c'era nessuno, perché erano tutti dentro a un bar. Oppure c'era la folla che non lasciava passare neanche uno spillo.
Un giorno Bartolini Francesco si svegliò e, guardandosi allo specchio, capì che bisognava fare qualcosa. Star da solo era triste. Bisognava trovare un rimedio. E fu così che, con grande coraggio e vincendo una grande vergogna, iniziò a frequentare dei gruppi di cura per asociali. Si chiamavano "A.A", ovvero "asocialisti anonimi", il che dava ancora origine a qualche spiacevole equivoco di natura politica che non di rado sfociava in risse con appartenenti a centri sociali e circoli culturali decisamente di sinistra. 
Era mattina presto, verso le nove, in una bella giornata di sole. Bartolini Francesco si presentò di fronte alla sede degli "A.A" e bussò delicatamente. Gli aprì una tizia occhialuta che lo condusse ad una sala circolare con una lampadario di  vetro a palla al centro del soffitto, un bancone da bar con annessa barista da un lato, un dj dall'altro e, in mezzo, diverse sedie di plastica. Pensò d'aver sbagliato indirizzo Bartolini Francesco, ma quando fece per andarsene la barista lo riprese. La seduta sarebbe cominciata di lì a poco. Bartolini Francesco si sedette ed aspettò. A poco a poco iniziava ad arrivare la gente. C'era un tizio coi capelli rossi  e ricci. Disse di studiare scienze matematiche e fisiche. C'era un vecchio che teneva un rosario fra le mani e pregava sottovoce. C'era una ragazza. L'unica. Ma non parlò. Non disse nulla. Quando entrò il terapista tutti si alzarono in piedi. La barista iniziò a preparare i cocktail ed il dj mise su un pezzo elettronica dal basso devastante. Il terapista prese un microfono e salutò. <<Adesso vi presenterete e poi parleremo delle vostre esperienze.>>. Tutti si presentarono e Bartolini Francesco scoprì che la ragazza si chiamava Valentina e studiava storia all'università. Aveva vent'anni e nessun'amica, nè amico. Quando toccò a Bartolini parlare, lui disse solo la verità. Un amico ce l'aveva ,ma si vedevano poco. Abitava lontano. Il terapista scosse la testa e gli si avvicinò. Gli mise una mano sulla spalla e poi gli sussurrò <<Non può essere un vero amico se è lontano. Gli amici sono vicini e tu ne troverai tanti, qui, fra di noi. Abbi fede.>> Bartolini Francesco sorrise, e subito dopo arrivò la barista, col vassoio pieno di bicchieri. <<Anche io ho frequentato questo gruppo>> disse lei porgendo i bicchieri ad ognuno, <<Mi ha aiutato a diventare una persona vera>> fece con gli occhi scintillanti. Tutti bevvero e tutti sputarono via gran parte del liquido. Il terapista non si preoccupò. Era una cosa normale. Non erano abituati. <<Che cos'è?>> chiese il tizio coi capelli rossi, <<Cardo mandorlato>> rispose la barista, e lui non capì. <<Col tempo apprezzerete>> fece tranquillo il terapista. Bartolini Francesco guardò per un momento Valentina. Aveva i capelli lisci a metà collo, gli occhi castani leggermente lucidi. Le mani strette e ruvide. Tremava. Non distoglieva mai lo sguardo dal terapista, ma non ne era affascinata, si capiva. Bartolini Francesco rimase a fissarla. Come sarebbe la vita se lei fosse mia amica?


(to be continued...)

mercoledì 16 maggio 2012

Let us Folk

Let us Folk



Non so se avete visto il nuovo programma di Fazio. E' interessante, specie se paragonato all'offerta generale dei palinsesti televisivi, e poi è carina l'idea che ogni ospite debba portare una parola su cui riflettere. Tuttavia, poiché l'età media dei suddetti ospiti si avvicina pericolosamente a quella di Adamo, ho deciso di portare anche io una parola su cui riflettere e per cui rompervi le balle. Se domani mi saranno venuti i  capelli bianchi, vuol dire che sono stato colpito anche io dalla sindrome di Fazio(quella che ti trasforma in un novantenne simbolo del mondo intellettuale che ha scritto il suo nuovo libro su come mai la civiltà moderna è decaduta).
In ogni caso, la mia parola è Folk. Cosa significa Folk? Beh, questo è facile: significa "popolo". Mai sentito parlare di Volkswagen? Bene, quella è la macchina del popolo(sebbene i prezzi sian poco popolari, ma i tedeschi son più ricchi di noi). Non fraintendete: la parola è inglese, sebbene il tedesco non differisca molto. Folk è il popolo inteso come tradizione, come piacevole vecchiezza di certe tradizioni, Folks sono i tuoi vecchi, i tuoi genitori, quelli che ti rompono le balle quando si ritorna tardi la sera. Folk è il popolo che porta avanti la sua cultura. Folk sono i personaggi di Steinbeck(se non avete letto Steinbeck, ve lo consiglio). Folk è il bifolco(con cui c'è una piacevole assonanza), il villico, lo zappatore, quello che canta le nenie in dialetto mentre raccoglie zucchine, quello che c'ha la moglie con il gonnone e la cuffia in testa, quello che c'ha il figlio che a 3 anni già c'ha 15 anni di contributi(e forse riuscirà ad andare in pensione prima di morire). Folk è lui, Folk sono loro. I fritti della nonna sono Folk, sono Folk le maglie di lana, che ancora oggi evocano immagini demoniache. Sono Folk le contadinotte bionde e cicciotte che si vedono in certi filmati sulla vita dell'Europa dell'est. Un sorriso sincero è abbastanza Folk, meglio se sdentato. 
Ma Folk, per me, è soprattutto la musica. La vera musica. Biagio un giorno, perdutosi in un labirinto di collegamenti ipertestuali su Wikipedia, sostenne di aver scovato che la musica moderna trae origine dal fantomatico "Chicago Blues", genere primigenio forse suonato nei Night Clubs del Pleistocene da rettili negri che sapevano suonar bene la tromba. Da lì, pare, nacque tutto, e si arrivò a quelle cantilene greche che si suonavano durante i banchetti, con quei flauti e quelle cetre, ai canti gregoriani che ancora oggi sono sinonimo di euforia, alla musica classica e così via. Ma io non sono tanto convinto di questa tesi. Gli Australopitechi saranno pure stati bravi con le trombe, ma la vera musica nasce più tardi. Nasce nei campi di cotone, dove fra filari bianchi molte teste nere(che brutta bicromia, eppure ha avuto successo) sfacchinavano come schiavi. E in effetti lo erano. E cantavano per tirarsi su. Se si cantano ancora oggi, son belle le loro canzoni, perché io credo che la bellezza di una canzone sia proprio quella di non dipendere dall'epoca in cui è stata scritta. E' questo il Folk, lo spirito del contadino. La tradizione che va avanti incurante del passare del tempo. La tradizione che non invecchia, perchè non ha tempo. 
Lanciamo un'inchiesta: qual è per voi una canzone davvero Folk? Nel senso che rispecchia lo spirito di un popolo, che si addice bene ad una contadinotta grassa. Si accettano tutti i tipi di risposte. La mia la trovate qua sotto. Commentate numerosi!!!

http://www.youtube.com/watch?v=4PmhD_AsNLs

lunedì 14 maggio 2012

Vado a vivere in Brasile

Vado a vivere in Brasile

Pare che in Brasile diano il 9% di interessi sui conti correnti bancari. Chiedo ai lettori(credo due) che mi seguono(e per questo va a loro un caloroso ringraziamento) da quel lontano lido se possono confermarmi questo fatto. Se è così, aspettatemi, che fra poco vengo anche io. 
Il Brasile è un paese che spacca, diciamocelo. Si può amare od odiare, ma spacca. Non a caso è una delle nazioni emergenti, e non a caso è pieno di italiani. C'è un legame indissolubile fra noi e il Brasile. Pensateci un po': siete mai andati a Napoli? Ok, adesso moltiplicate quello che avete visto a Napoli per le dimensioni di un intero paese, ed avrete il Brasile. E' vero, è così. Il Brasile è un paese fatto tutto di napoletani(cosa sono questi spari che ho sentito? E quel sangue che mi scorre davanti?) ma non per questo deve essere visto male. Subito tutti i benpensanti saranno pronti a fare le loro sparate sul fatto che in Brasile tutto è arraffazzonato, non si lavora seriamente, si prende la vita alla leggera e non ci sono adeguati servizi sociali.
Tutto vero, ma ,in verità, dobbiamo ammetterlo: è questo che fa andare avanti  il mondo. Perché in Svezia si suicidano ed in Brasile no? Perchè in Brasile ti ammazzano prima, direte voi. Vero, ma solo in parte. C'è anche un'altra ragione: se in un paese tutto funziona bene, nessuno deve preoccuparsi di niente, quindi subentra una forma di noia esistenziale che alla fine uccide l'individuo. Se invece ogni mattina bisogna prepararsi ad una battaglia per attraversare la città, per andare al lavoro, per portare il bimbo dal dentista(e che dentista!) non c'è tempo di intristirsi, bisogna combattere a denti stretti(se il dentista non te li ha già fatti cadere). E' per questo che i brasiliani spaccano. Perché hanno capito come va la vita e, nonostante tutto ,si preparano ad affrontarla col sorriso. 
La scritta in mezzo dice "Ordine e Progresso". Sul secondo ci stanno marciando bene. Sul primo? Beh, considerate che ci son quartieri dove ,molto educatamente, se un tipo dà fastidio alla cittadinanza, quelli organizzano una bella ronda e ,in serata, lo fanno fuori. Senza rancori personali ovviamente. Più ordine di così cosa volete, Himmler?

Detto questo, gli italiani hanno sempre avuto un legame viscerale con questi paesi qui. Forse è perchè ci ricordano quell'aria di simpatica disorganizzazione, forse perchè anche qui si fan le cose alla cazzo di cane sperando che poi un miracolo del signore le metta a posto. Forse perchè a noi non ce ne frega un cazzo della serietà. A noi serve qualcuno che ci stia simpatico.
Se questo è vero però, non riesco a spiegarmi come mai il Brasile diede rifugio anche a molti ex-nazisti in fuga dalla Germania sconfitta. E soprattutto come fecero i nazisti a sopravvivere in un paese del genere. Si saranno fatti i bagni solari, avranno favorito l'ascesa del regime dei militari, oppure si saranno fatti influenzare, ed anche loro avranno sfilato al Carnevale vestiti come degli idioti?
Chi lo sa, risponda, nel frattempo, tifiamo ancora per loro ai mondiali(quando l'Italia è stata già buttata fuori) e scappiamocene in Brasile.
E se poi la banca mi frega i soldi sul conto e non me li ridà indietro io quel 9% dove me lo metto?


domenica 13 maggio 2012

Il Vangelo di Biagio


Allora Biagio fu condotto dallo Spirito della Matematica sulle Alpi per essere tentato dal diavolo. Dopo aver mangiato carne poco cotta(che egli odiava), frutti di mare(che egli odiava) per quaranta giorni e quaranta notti,il tentatore gli si avvicinò e gli disse: <<Se tu sei il figlio della Matematica, trasforma con le tue equazioni queste pietre in pane e questa pioggia in latte fresco. Ma Egli rispose: <<Sta scritto: Non di solo pane o latte vivrà l’uomo, ma anche di calcoli e di spazi metrici completi>>. Allora il diavolo, dopo avergli recitato una poesia romantica, lo condusse alla Città Magnifica, lo fece salire sul punto più alto e gli disse:<<Se tu sei il figlio della Matematica, gettati giù, sta scritto infatti: volerà sopra i sentimenti della gente romantica, s’eleverà fino al mondo astratto senza cadere in terra e sporcarsi la barba.>> Ma egli rispose:<<Sta scritto anche: non metterai alla prova il Biagio tuo.>>. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo, e gli mostrò tutte le medaglie e onorificenze in ambito matematico e gli disse:<<Tutte queste cose vincerai, se ora ti getterai ai miei piedi e dichiarerai che l’amore è qualcosa di più che una semplice successione di reazioni chimiche nel cervello.>>. Allora Biagio rispose:<<Vattene demonio! Sta scritto infatti: alla base delle emozioni stanno le connessioni bio-elettriche fra i diversi neuroni collocati in zone ben precise del cervello. E tu, diavolo, prima di parlare dovresti darmi una definizione chiara di cosa sia l’amore.>>. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli angeli gli si avvicinarono e gli regalarono un libro di esercizi.
Quando Biagio seppe che Nicola era stato arrestato, si ritirò da Trento ed andò ad abitare a San  Martino di Castrozza,perché si compisse ciò che era stato detto dal profeta Pignatelli. Da allora Biagio iniziò a predicare e a dire:<<Convertitevi, perché il regno della Matematica è vicino.>>. Mentre camminava lungo il mar Tirreno vide due amici, Nelvis, chiamato Nelvis, e Davide, detto Bottone, che gettavano le reti in mare per pescare, e Bottone riparava le reti. Egli infatti era un ingegnere. E Biagio disse:<<Lasciate le reti e venite a studiare matematica con me: vi farò pescatori di equazioni. E poi si rivolse a Bottone e gli disse:<<Tu, peccatore di un ingegnere. Convertiti al credo dell’astrattezza e smettila di riparare reti. Nel tuo animo sei un uomo timorato della Matematica, lo so. E quelli lo seguirono. Andando oltre vide altri due amici, Piergiorgio , detto Pier, e Matteo, detto la Donnola, che nella barca giocavano a scrivere poesie romantiche. Egli li chiamo, mimando mosse di karate, e quelli lo seguirono. Biagio percorreva tutta l’Italia predicando la Matematica e guarendo da ogni forma di emozione o di attaccamento alle arti e alla letteratura. La sua fama si diffuse per tutto il continente, e da ogni parte venivano madri disperate perché i loro figli volevano studiare lettere, e lui li accarezzava col pizzetto, e quelli guarivano, e le madri tornavano a casa ancor più disperate, perché adesso i figli volevano studiare matematica.

venerdì 11 maggio 2012

Ma come fate voi?

Ma come fate voi a riuscirci? Me lo dite? Come fate a stringere la mano e a guardar negli occhi le ragazze? A cercarle sapendo che loro vogliono proprio voi? Come fate a capire quando è ora di alzare la testa, quando è ora di parlare? Come fate voi a vincere sempre? A trovare un giorno qualsiasi  la persona che vi accetterà e non si lascerà scomparire come i risparmi dell'italiano medio al secondo tentativo, per non tornare più. Come fate voi a non vivere solo di ricordi e di inutili immaginazioni?  Come fate voi ad esser sempre Gastone? Chi vi dice la cosa giusta da fare? Come fate voi a farvi guardare? Come fate a non tremare quando una persona vi si para davanti e vi parla con una voce che sembra d'angelo? Come fate voi a non sognare i loro sorrisi la notte e a goderveli durante tutto il giorno? Come fate voi a dire che è normale? Come fate a non accorgervi che ci sono anche gli altri, quelli che non vengono guardati mai? Come fate a vivere in Germania, quando qui ci sembra sempre di più di assomigliare alla Grecia? Come fate a riconoscere un "sì" da un "no" senza bisogno che ve lo dicano? Come fate soprattutto a farvi dir di sì? Cosa sapete dare voi? Cosa sapete mostrare e cosa sapete tenere nascosto? Cosa sapete chiedere e cosa sapete rifiutare? Ma come fate voi ad essere lì, sempre pronti? Come fate ad arrivare sempre in tempo e mai in ritardo? Ad uscire all'ora giusta e ad incontrare chi volete al momento adatto? Come fate voi a non essere così idioti come me? Me lo dite? Come fate voi a capire? Come fate voi a scoprire? Come fate voi a vincere anche quando perdete? Come fate ad accettare scrollando le spalle una sconfitta? Come fate ad esser certi che la prossima sarà una vittoria? Come fate voi? Perchè siete diversi? O perchè siamo diversi noi? O io? Ma come fate voi ad essere nati così, ad essere nati già vincenti, come Berlusconi e la Juventus, mentre noi per vincere aspettiamo sempre i miracoli, come la sinistra e l'Inter? Ma perchè? Ma come fate voi?

mercoledì 9 maggio 2012

Duckburg Calling

Duckburg Calling



Prima di iniziare vi ricordo che i commenti, pur debordanti di critiche e insulti, sono cosa largamente apprezzata: non richiedono esborsi economici, sono un ottimo veicolo per prendere in giro chiunque(in primis il sottoscritto) e sono fonte di utili consigli per chi scrive. Quindi, se volete o come volete, commentate, dateci dentro. Non può che far piacere.

Dopo una piccola parentesi politica, per via delle elezioni amministrative seguite(non si sa bene perché) con fervente interesse da me medesimo, si scopre con piacevole sorpresa che la prova di laboratorio applicativo che si terrà domani non darà origine ad un voto in trentesimi ma solamente ad un'idoneità(in soldoni non influisce sulla media). E' questo uno dei motivi per cui in questo momento sto scrivendo invece che studiare, ma lasciamo perdere. Comunque, la politica a volte aiuta a pensare, e, seguendo le dinamiche elettorali viene da chiedersi se ci si trovi forse al Comune di Paperopoli(con quel sindaco-porcello che non sa mai che cazzo fare, ma che in fondo è una brava persona). Persone che si muovono ed erogano arguzie, cercano spiegazioni, inventano ipotesi, spuntan fuori errori di calcolo, prontamente smentiti, ma no, non è vero, adesso ritornano, poi non ci sono più. Che bello! Sono cose come queste che ti aiutano a passare il tempo in una giornata un po' smorta. Come diceva non mi ricordo chi: la situazione è tragica, ma non è seria, proprio come a Paperopoli, e proprio come a Paperino. Sì, torno a parlar di lui, perchè mi ispira, non posso farci niente. E' l'unico personaggio dei fumetti che non riesco ad identificare con una maschera: non può essere "Quello sfortunato", perchè le sue sfortune sono imprevisti che ognuno di noi incontra nella sua vita(la macchina che si rompe, il computer che non funziona, il vaso che cade dalle mani). La sua sfortuna non è come la fortuna di Gastone. La sua sfortuna è la volontà di un uomo di voler dare vita ad un'idea che si scontra contro la crudeltà della vita quotidiana. Per questo Paperino è un eroe: perchè il mondo lo ha fatto nascere un buono a nulla in un mondo dove il fare è tutto, e lui, nonostante questo, riesce ad andare avanti. E' lui che ci consola quando contempliamo la nostra impotenza. Zio Paperone sarà pure bravo, ma è la caricatura dell'uomo d'affari americano, è tutto ragione, è tutto interesse. Paperino no: non è stupido(perchè ha delle buone idee), ma deve fare i conti con la sua impulsività, con le sue emozioni. Paperone è liberista, e quindi oggi voterebbe PD(strani scherzi del destino) perchè, tutto sommato, è una persona onesta. Paperino si butterebbe sul Movimento Cinque Stelle, per dare voce al suo grido di dolore verso un mondo che lo maltratta di continuo, che gli ha affibbiato tre nipoti da sfamare, che lo fa vivere all'ombra di un parente di successo, che frustra continuamente le sue idee ed i suoi progetti, e lo mette di fronte alla gloria e agli sberleffi altrui. Paperino non può che essere di sinistra, ma la sua idea di sinistra non è quella classica. Paperino è per una società dove ognuno sia realmente apprezzato per quello che vale, per quello che può  dare,contando sull'impegno e sopportando anche i necessari fallimenti quotidiani. A me Grillo non piace, ma se si candidasse Paperino per i Cinque Stelle lo voterei sicuramente. Forse voterei anche Paperone candidato per il PD, ma un po' mi dovrei turare il naso. Alla fine chi vince sempre stanca. E' per questo che sono di sinistra(fino a pochi anni fa avrei aggiunto anche "e interista", ma dopo Mourinho non lo dico più).

P.S: A proposito di Movimento Cinque Stelle, che ne pensate? A me ispira più dubbi che altro, ma vorrei conoscere l'opinione di qualche esterno. Attendo fiducioso e vi ringrazio in anticipo.

domenica 6 maggio 2012

Il Vangelo di Biagio


In quei giorni venne Nicola il Battista e predicava sui prati del Trentino dicendo <<Convertitevi, perché il regno della Matematica è vicino>>. Egli è infatti colui di cui aveva parlato il profeta Andreatta quando disse:
<<Calcoli di uno che studia nei boschi di conifere/preparate la via della Matematica, raddrizzate i suoi righelli>>
E lui, Nicola, portava una felpa delle Olimpiadi Europee di Matematica e una cintura di calcolatrici attorno ai fianchi. Il suo cibo erano libri di cibernetica e insalate di matematica.
Allora Trento, Povo e tutta l’Italia accorrevano a lui e si facevano battezzare, confessando i propri peccati di emotività. Vedendo molti idealisti e romantici venire al suo battesimo disse loro <<Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire al pizzetto imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: abbiamo Talete per padre. Già il righello è posto alla radice quadrata di ogni problema: ogni equazione che non dà buon risultato viene cancellata e dimenticata. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione. Ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non son degno di reggergli il codino: egli vi battezzerà in Geometria non euclidea ed in meccanica Newtoniana. Allora Biagio dal Trentino venne all’Adige da Nicola per farsi battezzare. Nicola voleva però impedirglielo dicendo <<Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?>> Ma Biagio gli rispose <<Lascia fare per ora, perché conviene che risolviamo tutti i calcoli>>. Appena battezzato Biagio uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo spirito della matematica discendere come una canzone Death Metal e venire sopra di lui. Ed Ecco una voce dal cielo che diceva <<Questi è il Biagio mio, l’amato. In lui ho posto il mio compiacimento.

sabato 5 maggio 2012

La buona novella

La buona novella

Fratelli, la Donnola oggi è addormentata. Ci si addormenta per diversi motivi: perchè gli entusiasmi scandinavi sono già passati e rimane solo un ricordo del rumore del mare(oltre che del fastidioso spiffero che colpiva la mia schiena nella notte) e delle bandiere svolazzanti. Sono giorni tragici, cari fratelli. Non perchè siano tristi(non lo sono più di qualsiasi altro giorno), ma perché ci si sente in dovere di compiere un'impresa titanica per cui non si ha la forza. Se state pensando agli esami, cari fratelli, vi sbagliate di grosso. L'impresa di oggi è stata preparare da soli un pranzo a base di melanzane per una persona il cui cibo preferito sono le melanzane, e che non ha degnato di uno sguardo il suddetto cuoco prima, durante e dopo il pranzo, e se ne è andata con la stessa velocità con la quale è venuta. Queste sono rivelazioni fratelli, sono cose che ti fanno aprire gli occhi, che ti fanno sentire come Paperino, profeta di un mito americano tradito e rubato per essere regalato agli altri più fortunati. Un minuto sembra d'aver tutto, quello dopo sembra d'aver gettato tutto via, come dice Springsteen. 
Cari Fratelli, oggi però la buona notizia è che si ha la voglia di scrivere stronzate, nonostante tutto. Un po' è per consolarsi ,un po' è per ridersi e viversi addosso cercando di lasciare fuori tutti gli sguardi non ricambiati, un po' è per ricordarsi che il nostro Messia è arrivato, e si chiama Biagio. La parabola della sua esperienza è stata e sarà oggetto di una narrazione che le mie umili mani, non degne nemmeno di radergli la Barba, cercheranno di sviluppare. Non oggi però, perchè c'è troppo sonno nell'aria, e si rischia di rimanerne contagiati. Si potrebbe andare a studiare in Aula Studio(così chiamata perchè la gente ci va per non studiare), una stanza che potrebbe benissimo essere la sala del trono di Alfa Centauri. Completamente bianca nelle pareti e negli arredi, silenziosissima, dotata di ascensore e di televisione con lettore dvd, di bagno privato. Una volta alla settimana c'è la riunione degli androidi alfa-652-b, che potrebbe disturbare un po', anche perchè è un po' di tempo che stanno pianificando questa stramaledetta invasione e ancora non si mettono d'accordo sul colore della carrozzeria delle astronavi. Ci fosse stato Luke Skywalker...ma non c'è e bisogna accontentarsi di Jar Jar. 
Cari Fratelli, in conclusione oggi ,forse, si andrà a studiare giù, fuori di casa, in quella stanza. Sapete un po' chi ci sarà anche in quella stanza? Lo avete capito subito, bravi, ma non credete che io mi aspetti di avere qualche sguardo in più o, udite udite, una parola detta guardandomi negli occhi, come mi sembra si faccia fra due persone. Non mi aspetto nulla oggi. In fondo è divertente abituarsi a vivere come Paperino. Se qualcuno vuole far soldi posso cedergli per poco i diritti d'immagine e di nome. Un fumetto andrebbe a ruba, "Le avventure della Donnola". Contattatemi se avete buone idee.

giovedì 3 maggio 2012

Il Vangelo di Biagio


Nato Biagio a Molfetta di Puglia, al tempo di re Hegel, ecco, alcuni matematici vennero da oriente a Bari e dicevano <<Dov’è colui  che è nato, il re dei Pugliesi? Abbiamo visto spuntare in cielo il suo Integrale e siamo venuti ad adorarlo>>. All’udire questo il re Hegel restò stupito e con lui tutta Bari. Riuniti tutti i capi degli idealisti e i cantanti di musica leggera del popolo, si informava dal loro sul luogo in cui doveva nascere il Paparella. Gli risposero <<A Molfetta di Puglia, perché così è scritto dal Profeta>>
Allora Hegel, chiamati segretamente i matematici, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparso l’integrale e li inviò a Molfetta dicendo <<Andate e informatevi sul bambino e ,quando l’avrete trovato, fatemelo sapere perché venga anche io ad adorarlo>>.
Udito il re, essi partirono. Ed ecco l’Integrale, che essi avevano visto spuntare, li precedeva e finchè si fermò sopra il luogo in cui si trovava il bambino barbuto. Entrati nella casa videro il bambino con Marie Curie sua madre, si prostrarono e lo adorarono recitando formule a memoria. Poi aprirono i loro libri e gli offrirono in dono trattati di Analisi, di Geometria e di Fisica. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, fecero ritorno a casa per un’altra strada. Essi erano appena partiti quando un Angelo degli Esponenziali apparve in sogno a Godel e gli disse <<Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò. Hegel infatti vuole avere il bambino dal fluente pizzetto per ucciderlo. Egli fece ciò che gli era stato detto e rimase in Egitto fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore della Matematica per mezzo dell’Angelo.
Quando Hegel s’accorse che i Magi non tornavano, si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini col pizzetto che stavano a Molfetta e in tutto il suo territorio.
Morto l’idealista Hegel, ecco un angelo del Signore della Matematica apparve in sogno a Godel in Egitto e gli disse <<Alzati, va’ e prendi il bambino con sua madre e va’ nella terra d’Italia; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino>> Egli fece come comandato, ma quando seppe che nella Apulia regnava Giovanni Gentile al posto di suo padre Hegel, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno si ritirò nella regione del Trentino Alto-Adige, e andò ad abitare in una città chiamata Trento, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti.

mercoledì 2 maggio 2012

Il Vangelo di Biagio

Il Vangelo di Biagio



Genealogia di Biagio Paparella, figlio di Newton, figlio di Talete. Talete generò Pitagora, Pitagora generò Eratostene, Eratostene generò Euclide, Euclide generò Archimede, Archimede generò Claudio Tolomeo, Claudio Tolomeo generò Diofanto, Diofanto generò Pappo, Pappo generò Brahmagupta, Brahmagupta generò Bahksara, Bahksara generò Muhammad Al-Khwarizimi, Muhammad Al-Khwarizimi generò Fibonacci, Fibonacci generò Oresme, Oresme generò Pacioli, Pacioli generò Tartaglia, Tartaglia generò Cardano, Cardano generò Pascal, Pascal generò Re Newton.
Re Newton generò Leibniz, Leibniz generò Eulero, Eulero generò Bernoulli, bernoulli generò Lagrange, Lagrange generò Gauss, Gauss generò Cauchy, Cauchy generò Peano, Peano generò Godel, lo sposo di Marie Curie, dalla quale è nato Biagio, chiamato Paparella.
Così fu generato Biagio Paparella: sua madre Marie Curie, essendo promessa sposa di Godel, prima che andassero a studiare insieme si ritrovò incinta per opera di un’equazione differenziale. Godel suo sposo, poiché era matematico giusto e non voleva accusarla di avergli rubato le ricerche, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose ecco che gli apparve in sogno un Angelo degli Esponenziali e gli disse: <<Godel, figlio di Newton, non temere di prendere con te Marie Curie, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene da un’equazione santa; ella darà alla luce un bimbo con barba e pizzetto e capelli a codino e lo chiamerai Biagio. Egli infatti salverà il popolo dai suoi peccati di sentimentalismo>>. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore della Matematica per mezzo del Profeta:
<<Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio, e sarà chiamato Paparella>>
Che significa “dalla barba bruna e bella”. Quando si destò dal sonno, Godel fece come gli aveva indicato il signore e prese con sé la sua sposa, senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio e fu chiamato Biagio.

martedì 1 maggio 2012

Du gamla, du fria

Du gamla ,du fria


La prima domanda(seria) che ci si pone arrivando in Svezia è: ma qui la civiltà è arrivata per davvero? In effetti, potrebbe sembrare strano, ma l'unica forma che rassomiglia vagamente alla vita nei dintorni dell'aeroporto di Skavsta, ove sono atterrato cinque giorni or sono, sono  i profili delle conifere. Per il resto la pista di atterraggio è asfaltata solo per questione estetica. Se anche il pilota stesse facendo il cruciverba invece di atterrare avrebbe avanti a sé una distesa infinita di erba giallognola che permetterebbe anche all'Apollo 11 di adagiarsi tranquillamente a terra. Quando poi si entra in città ci si accorge che si è stati vittima solo di un dubbio arcano. La civiltà c'è in Svezia e penetra anche nei posti più impensabili. Ad esempio l'ostello dove ho avuto il piacere di alloggiare(soprannominato anche la Dachau dei Noantri), a dispetto delle camere da un metro quadro e di una finestra chiusa che però lascia misteriosamente passare un fastidioso spiffero per tutta la notte, ha delle docce da cui esce acqua invece che gas e, soprattutto, delle regole più severe che quelle della Casa della Vergine, fra le quali si ricordano: non fumare, non introdurre bevande con un tasso alcolico superiore allo 0,1%, non fare rumore, non sporcare per terra, non portare sacchi a pelo o altri ammenicoli, non dire falsa testimonianza, non desiderare le camere degli altri, non desiderarne le occupanti e sacrificare un alce illibato al Dio Odino ogni mattina alle cinque. 
La seconda domanda che ci si pone in Svezia, ma solo per chi non è abituato alla vita trentina è: ma che diavolo  di orari hanno questi? Difatti ci si trova nella situazione di doversi svegliare alle prime luci dell'alba per andare a visitar musei e palazzi e attrazioni varie, dal momento che l'orario di chiusura arriva appena a lambire le cinque del pomeriggio e, in casi disperati, le tre. Ne vale la pena? Certo, ma alle cinque e dieci poi che cazzo fai?
La terza domanda che ci si pone in Svezia è: perché ci sono andato insieme ad un ingegnere? Alcune sue idee sono ottime(come fare il giro dell'arcipelago di Stoccolma in barca), altre sono carine(andare ad un museo di fotografia), altre sono sinceramente sconcertanti(percorrere cinque chilometri a piedi in mezzo alla tundra per andare a visitare un palazzo chiuso, e lui lo sapeva prima che era chiuso). Ma questo non è un problema particolare: si è in viaggio e si deve viaggiare. Il problema è far fronte a certe affermazioni di principio relative alla vita quotidiana e ad un certo modo di pensare, del tipo "io non metto il burrocacao perché è una cosa da borghesi"(per poi presentarsi con labbra solcate da un aratro), oppure "Io sfotto la gente perchè la gente si prende sul serio"(forse è difficile prendersi sul serio facendo ingegneria, e questa frase piacerà a Biagio). Non che io abbia avuto pensieri migliori, ma quando mi sono venuti in mente ho evitato di dirli(a parte un vaffanculo di cui chiedo scusa sinceramente).
Sono stati dei bei giorni, delle belle sere, a parte una trascorsa tra luci stroboscopiche ,remix improbabili di canzoni famose e un tipo che beveva cocktail e giocava a Black Jack vicino a dove ero seduto io. Il fato però mi ha ripagato: quando ci saremmo dovuti tornare il locale era chiuso(la mattina dopo ho sacrificato ben due alci al Dio Odino).
Cosa rimane della Svezia ora, a parte dei dolci al 90% di burro sullo stomaco? Grandi scorci, ricordi interessanti, piaceri estetici configuratisi in giovani fanciulle, ma soprattutto una quarta ,e ultima domanda: questi chiudono i negozi alle tre del pomeriggio, usano un'intera isola per farci un parco-museo a cielo aperto, dipingono le pareti della metropolitana, hanno ostelli da due soldi dove ti puliscono il bagno e ti chiedono di tenerlo pulito, sanno vivere bevendo un orrendo caffè americano ogni mattina, hanno un re che gira in bicicletta e la domenica sera stanno a casa perché non vogliono far casino. 
Forse che noi greco-romani abbiamo sbagliato in qualcosa?