lunedì 15 ottobre 2012

L'indifferenza degli sguardi

L'indifferenza degli sguardi


L'altra sera si stava passeggiando, diretti ad un appuntamento in piazza Duomo con certa gente. Giunti in loco, come una schiera di anime dalle nebbie dell'aldilà, emergono strani e (qualcuno) loschi figuri ,accanto a facce conosciute. In poco più di un attimo si scopre che in realtà i gruppi sono due, ma che erano temporaneamente uniti nel cazzeggio. Il sottoscritto si ritrova aggregato ad una schiera di matricole di fisica,ma questo è un particolare non interessante. Dopo qualche attimo di esitazione, ci si dirige verso un locale, dove si prende posto ad un tavolo già occupato per metà da altri figuri ai quali la comitiva del nostro si aggrega. Il corso delle cose continua a procedere però su binari diversi: ognuno parla dei cazzi suoi con chi conosce e quasi nessuno asserisce di conoscere davvero i membri del gruppo altrui. Le cose precipitano quando ,nello stesso locale, arriva anche il team precedentemente lasciato in piazza, anch'esso arricchitosi di nuovi e ignoti volti e, come se non bastasse, compare dal nulla un terzo gruppo, formato da compagni di facoltà del sottoscritto e si siede ad un terzo tavolo. Dopo circa un'ora e mezza passata a far la spola fra un gruppo e l'altro, tentando di intraprendere conversazioni per forza di cose temporanee e superficiali con ciascuno, si decide di andar via, magicamente tutti insieme. Ma ,una volta fuori dal locale, immersi nel vuoto totale della strada a mezzanotte, l'idillio si rompe nuovamente. Un gruppo va avanti, l'altro resta dietro, ci si ferma, si aspetta, si va di nuovo avanti, ci si ferma ancora, ci si guarda attorno scoprendo che qualcuno, sempre diverso, è arrivato, mentre qualcun altro non c'è più. Soprattutto, non si sa che si deve fare. Dopo un po' di tempo la storia fa il suo corso: uno dei gruppi si scioglie rapidamente e scompare senza troppo clamore e senza suscitare particolare interesse; parte di un altro gruppo(quello dei fisici) accumula così tanto ritardo da essere ignorato e va per la sua strada lentamente. Resta il gruppo degli amici di facoltà e la metà conosciuta del gruppo degli scientifici, insieme ad un ingegnere che non si sa perchè ma c'è sempre e deve essere così perchè sta scritto. La nuova e quasi insperata stabilità si rompe ben presto: due anime si allontanano nell'illusoria ricerca di una gelateria aperta a mezzanotte e mezza. I nostri non sanno che fare: seguirli o rimanere a parlare con gli altri? Ovviamente, nell'esatto istante in cui il sottoscritto constata che i due sono fuori dal suo campo visivo e quindi non avrebbe senso andare a cercarli, chi era rimasto a parlare s'accorge che è tardi e se ne va. Rimane il gruppo mutilo degli amici di facoltà insieme al gruppo, mutilo, degli  amici scientifici. Dopo qualche giro a vuoto, ecco comparire i due dispersi, ovviamente privi di gelato. Ci si ricompatta, ma ,come una benedizione in una serata come questa, arrivano ,per la prima volta, delle intenzioni chiare ed irrevocabili: c'è chi vuole andare all'Accademia, c'è chi preferisce dirigersi verso casa per rimanere lì a parlare. Ci si attarda ancora un  po' perchè l'ingegnere la tira per le lunghe ed è indeciso ma va bene e deve essere così perchè sta scritto. Alla fine l'ingegnere dice "Accademia", ci si saluta e, nel deserto della notte ormai inoltrata, due gruppi vanno in direzioni opposte, senza che nessuno guardi indietro per cogliere, un'ultima volta, la presenza dell'altro. L'inquietudine si placa, i volti si fanno carichi di sonno. Dopo pochi minuti anche i superstiti decidono di dividersi per rientrare ognuno a casa propria. Ma il sottoscritto non va subito a dormire. Rimane davanti allo schermo del computer a riflettere. E a forza di riflettere, si addormenta. Non poteva certo finire senza dubbi una serata così.

domenica 14 ottobre 2012

Citazioni(ancora una volta)

Stasera la voglia di scrivere tarda ad arrivare, così ho pensato di prendere in prestito da altri anche questo post. Perdonatemi ancora una volta e buonanotte.


Se mai uscirò fuori dai confini
Di queste opache cellule, colonie
D’imperi dai sorrisi adamantini
Che gonfiano la pancia di fandonie,

io voglio entrare fragile nel mondo
voglio ch’io perda la mia identità
che il vuoto dentro a me sia più profondo
e riempirlo con nuova dignità.

Ma quando morirò d’autunno, solo,
dalla mia tomba io starò a guardare
l’immagine di un sogno alzarsi in volo
diretto verso un sogno a cui tornare.

mercoledì 3 ottobre 2012

Tempo di citazioni anonime per prendersi il merito

Tempo di citazioni anonime per prendersi il merito


Sul tavolo un sonetto di Verlaine
Alla Tv danno un poliziesco
“Bang Bang!”
E lo stereo gira in tondo,impallato
E ripete a cicala le stesse parole
E corrompe un dittongo in iato.
“Amore ritorna, ché fioriscono i ciliegi”
La primavera inganna, questo è uno dei suoi pregi
“Amore ritorna, ché già inizia la vendemmia”
Ho confuso nei ricordi una preghiera e una bestemmia.
Perde il faggio il suo sorriso, perde il fiore la sua gemma.


E' un autore del novecento(questo credo si capisca)...se volete tentare la sorte, prego! Al primo che indovina...una foto di Biagio l'Originale in pigiama.