venerdì 30 marzo 2012

Le equazioni indifferenti

Le equazioni indifferenti
So più o meno che esistono quelle differenziali, ma chissà se esistono anche le equazioni indifferenti. Vi chiederete cosa siano. Beh, io me le immagino così: un’equazione indifferente è un’equazione dove ,qualunque valore sia assegnato alla variabile, uscirà sempre lo stesso risultato. Pensateci un po’: sarebbe il trionfo del relativismo etico in funzione dell’idea della fine dell’universo, un “fai quello che cazzo ti pare tanto prima o poi devi morire” in salsa matematica. Se un’equazione così esiste, è stata già fatta sparire dai manuali su ordine del Vaticano. Il dogma del tutto è possibile contro la forza della morale cristiana sarebbe uno scontro epico, tipo Ettore e Achille o Messi e Cristiano Ronaldo(non so perché sulla prima coppia non sia mai venuta a nessuno l’idea di farne un racconto). Invece no, hanno giocato d’anticipo e hanno occultato le prove. Sempre che esistano davvero. L’equazione indifferente potrebbe essere il terzo segreto di Fatima, o l’ultimo file dell’archivio personale di Andreotti. A proposito: lo so che l’hanno già detto in tanti, ma avete notato che Andreotti, oltre ad essere immortale(e questo è un cliché) sa tutto(onniscienza), ha potere su tutto(onnipotenza) e tutti(almeno un tempo) andavano da lui a chiedere favori? Cazzo, non so più se la queste quattro caratteristiche si sono riunite in un unico essere prima con lui o prima con dio. Mi toccherà fare una ricerca al carbonio 14, ma è risaputo che Andreotti non è fatto di sostanze terrestri. Montanelli una volta disse(qui cito diverse fonti) che ,mentre De Gasperi in chiesa parlava con dio, Andreotti parlava col prete. La risposta di Andreotti fu “si, ma a me il prete rispondeva”, però, nella mia umile opinione, il perché della differenza è un altro. Cosa avrebbe potuto chiedere mai Andreotti a dio? Casomai era dio che avrebbe dovuto informarsi da lui riguardo alcuni peccati di certi membri della camera, ma ,si sa, il Giulio è un tipo riservato, che non spettegola. Tutto questo per dire cosa? Che chi s’intende di religione alla fine lo sa che una morale univoca per le cose del mondo non c’è, e non si può mica sempre sapere da che parte del campo stanno bene o male(a meno che una delle due squadre non sia la Juventus). L’universo vive di equazioni indifferenti. Tu calcoli ,calcoli e calcoli, ma alla fine lui fa sempre di testa sua. Non è che per un paio di ormoni acchiapperai una ragazza che non ti può neanche vedere. E’ la vita che distribuisce le razioni quotidiane(stasera carote lesse) e tu ti devi accontentare. Se anche scrivi un milione al posto della x, il risultato sarà sempre zero. Ma allora, qualcuno potrebbe dire, è inutile darsi da fare. Eh, no, mascherina! Tu lo hai davanti il foglio della tua equazione. Non puoi sapere se è un’equazione indifferente oppure no. Il trucco sa nell’accorgersene in tempo. Se non ce la fai, prega dio che ti risolva i problemi. Oppure chiama Andreotti(nel primo pomeriggio però dorme quindi evita).

giovedì 29 marzo 2012

Imprevisti fuori porta


Imprevisti fuori porta

Programmare una gita è di per sé un azzardo; programmarla ad un posto distante mezz’ora di treno è una coglionata, programmarla per dieci e ritrovarsi in tre è un segno del destino; andarci, nonostante tutto, è un atto di coraggio; andarci alle sette del mattino è un atto di qualcos’altro. Sta di fatto che siamo finiti a Bolzano. Biagio l’Originale non c’era, tornava quel giorno da casa(non sarebbe comunque venuto, adducendo di dover provare ad installare Pokemon Giallo sul computer). Ci sarebbe piaciuta la sua compagnia. Bolzano è ,in un certo senso, la città adatta a lui. La prima cosa che colpisce,oltre all’assordante silenzio di una città che di domenica non si popola prima di mezzogiorno(praticamente l’ora in cui ce ne dovevamo andare) è la denominazione delle vie. Perché perder tempo ad intitolare a oscuri personaggi ogni singolo vicolo? Cosa c’è in quel vicolo, una banca? Allora sarà “Via della Banca”, quella è la strada per andare al museo? Certo, si chiama “Via del museo”. E come si chiamerà mai la via principale, attorniata da deliziosi portici? Ve lo lascio indovinare. L’unico dubbio c’era venuto riguardo ad una lunga strada che costeggiava il fiume, denominata ,senza apparente motivo “Via Castel Roncolo”. Pareva troppo strano, e infatti abbiamo poco dopo scoperto che quella via porta unicamente, UNICAMENTE, al Castel Roncolo. Riguardo a tale Castello gli autoctoni ci hanno poi invischiato in una disputa metrica interessante, dal momento che al sentir parlare di “Castel Roncòlo”, s ingruniscono dubbiosi, mentre a “Castel Ròncolo” esplodono <<Ah, Castel Ròncolo, ma potevate dirlo prima no? Certo che so dov’è>>. Non sono strani, sono semplicemente precisi. D’altra parte i nomi propri sono fatti per esse precisi. Chi ci dice che nell’arco di una decina di chilometri quadri non potessero esistere altri cinque castelli di nome Roncolo, ma ognuno con un’accentazione diversa? Biagio, perché non sei venuto? Questa è la città che fa per te! Ci sono anche le immancabili cameriere bionde e ingrifate(sono le nuove SS: il testimone è passato a loro). Se ti chiedono se sei pronto per ordinare e tu dici di sì pensando di poter iniziare a scegliere in quel momento, sbagli di grosso. Ti hanno portato il menù quando ti sei seduto? Cosa ci hai fatto, gli aeroplanini? La carta igienica? Lo dovevi leggere! Per evitare di scadere nel luogo comune più classico quando si parla di gente germanica, mi appresto ad elogiare l’assoluta disponibilità della gente a spiegarti la strada( però a spiegartela in tedesco) soprattutto quando lui ti chiede, per esigenze linguistiche, se conosci l’inglese, e tu deciso rispondi “Sì, certamente” ,anche con un accento vagamente romanesco. Succedono cose strane quando si va in gita, lo dico a chi doveva venire e non è venuto: cosa vi siete persi! La prossima volta che ci andate chiamatemi: un altro impegno, a fatica, lo troverò.

P.S: La gita è stata ovviamente molto piacevole. Un grazie a chi era presente quel giorno.

mercoledì 28 marzo 2012

Se non è amore è un radiatore


Se non è amore è un radiatore
L’amore, si sa, ha le stesse caratteristiche di un prodotto petrolchimico. Chiedete al mio coinquilino e ve lo confermerà. Nel suo mondo sospeso a fra la semplicità dei prodotti Mulino Bianco e la furia distruttrice di un neandertaliano, che l’amore sia matematico è ovvio. E’ una serie di connessioni cerebrali, di reazioni chimiche. Di fronte ad una timida obiezione da me opposta egli ribatte con forza e decisione che un individuo qualsiasi, imbottito di feromoni, proverebbe amore anche verso un cassonetto dell’immondizia(forse quello è il suo standard di donna, ma non entro nel merito). Il mio coinquilino ritiene quindi che non passi differenza fra ciò che taluni si industriano nel fare con certe sagome coi tacchi sulla provinciale, o in compagnia di certe donzelle telematiche(così nude da sembrare vere) e il desiderio che si può avere di passare degli anni della propria vita con qualcuno. Tesi ardita, ma ammissibile. Il bello è che Egli rincara la dose, ribadendo la sua assoluta certezza che siano le reazioni chimiche della nostra materia grigia(in alcuni più grigia del solito) a scatenare reazioni d’amore ma, per mettersi al riparto da accuse di riduzionismo biologico, corregge subito il tiro: le reazioni cerebrali di ogni persona sono influenzate dalle proprie esperienze esterne. D’accordo, però prendiamo ad esempio, due gemelli omozigoti che abbiano frequentato la stessa classe e che siano stati mandati dalla madre a seguire lo stesso corso di nuoto e di catechismo. Ora, questi sventurati saranno destinati ad innamorarsi della stessa persona? E come faranno? Risolveranno la questione con il classico “l’ho vista prima io” oppure, furbescamente, frequenteranno la dolce conquista a giorni alterni all’insaputa di lei, convinta di vedersi sempre con la stessa persona? In questo contesto esistenziale da film franco-sovietico degli anni cinquanta si abbatte come un caccia bombardiere  o una mannaia la prossima acuta riflessione dell’Originale, che ben figurerebbe tra le righe della prossima enciclica di Papa Ratzinger. Cos’è il rapporto fra due persone di sesso opposto se non il viatico principale per la riproduzione della specie? E’ inconfutabile(beh, insomma!). Ma perché, dico io, non organizzare allora cacce comuni di conquista alla propria compagna. Giacché è notorio che gli unici esemplari di femmina interessanti sono quelli che si muovono solo in gruppo con altre femmine(le compagnie promiscue sono un deterioramento morale apportato, non è da escludere, all’idealismo romantico) basterebbe armarsi di lance e pietre scheggiate ,magari intonando canti tribali di guerra. Adesso siamo in un contesto post-futuristico, ottimo per registi alla Terry Gilliam. Dopo il Pianeta delle Scimmie arriva la Galassia dei Matematici Furiosi. Lo andrò a vedere gloriandomi di aver contribuito alla sua creazione. Ovviamente non ci sarà nessuno accanto a sentire le mie vanterie. Ma perché, direbbe qualcuno, struggersi così tanto della propria solitudine? L’amore è una cosa semplice, sono calcoli da risolvere e connessioni da effettuare. Giustissimo, dico io, però, dimmi un po’ amico, se è davvero così semplice, come mai NOI siamo ancora qui a giocare ad Age of Empires?

martedì 27 marzo 2012

Anoressia portami via


Anoressia portami via
Non di solo pane vive l’uomo. Lo pensavano anche Gesù di Nazareth e Maria Antonietta. Hanno fatto entrambi una brutta fine, ma certamente non sono morti di fame. D’accordo, il primo aveva una costituzione fisica particolare(fortune genetiche ed ereditarie), ma questo non toglie che il mangiare non sia poi così importante come si crede. Me ne accorgo quando mi raccontano che un professore di matematica riesce a stare per più di tre giorni senza mangiare né bere, cibandosi unicamente di calcoli alla lavagna del suo ufficio(poi lo ritrovano svenuto e da allora in poi il suo ufficio non ha più porta, così lo controllano a vista e gli passano il rancio nelle ore giuste). Me ne accorgo quando per mangiare il biscottino della fortuna al ristorante cinese mi ritrovo il biglietto con su scritto “Più stabilità nella tua vita sentimentale”, poi torno a casa ed incomincio a consultare il vocabolario sperando in qualche virtuosismo semantico che possa levare al biglietto quell’aura di perfida ironia. Ho deciso: da domani non mangio più. Voglio sperimentare un nuovo stile di vita(conosco un sardo che voleva dormire quattro ore a notte di proposito per recuperare un giorno di vita ogni sei giorni. Perché io non posso provare il digiuno volontario?). Se l’uomo è ciò che mangia io allora sarò il nulla, e diventerò oggetto di studi per numerosi scienziati, che mio malgrado saranno tutti maschi(non so perché ma me lo sento). C’è solo una cosa che mi turba: chissà se questi pensieri li sta avendo anche Biagio l’Originale? In fondo il matematico è colui che più di ogni altro dovrebbe avvicinarsi al disprezzo per il cibo terreno. Non è ancora arrivato a quel punto, ma è sulla buona strada. Per ora ha raggiunto la nullificazione dei sapori. Qualunque cosa dia un sufficiente apporto di proteine e carboidrati lui lo mangerà. Non importa se appaia simile al carbone o se si tratti di un pastiche composto tacchino, mele cotogne e residui di birra nel bicchiere. E’ commestibile? Lo mangio! L’unico residuo di sensibilità alimentare si concretizza in un’innaturale fobia dei cibi crudi, per cui un ammasso di croste bruciacchiate risulta ad egli più appetibile di un hamburger cotto normalmente ma privo di venature nerastre sulla propria superficie. Per il resto, distacco da qualsiasi idea ,anche lontana, di culinaria bontà. Un’idea interessante che affascina anche me. Arriveremo davvero tutti ad estrarre proprietà nutrienti dai cibi per iniettarcele senza curarci del loro essere insapori? Ci trasformeremo nella civiltà delle flebo? Non lo so, e non posso saperlo. Io sto ancora scontando la pena per aver cucinato degli involtini primavera due mesi fa. E’ stata posta una lapide sulla cappa del fornello a memoria dell’eterna scomparsa dell’aria pulita. Gli involtini erano buoni, ma ho giurato che non avrei mai più fritto. Si tratta ora solo di estendere il giuramento a tutti gli altri tipi di cottura. Il digiuno perpetuo, oltre a procurare la simpatie di Marco Pannella, ha innumerevoli vantaggi, dal punto di vista economico anzitutto. Ma non finisce qui: quando le nonne vi dicono(ancora a quarantacinque anni) di pensare ai bambini poveri mentre non volete finire le zucchine bollite, voi potrete ribattere che sì, ci pensate ai bambini poveri, difatti preferite farle mangiare a loro le zucchine invece che tenerle per voi(salvo interventi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: quelle zucchine sono un pericolo per tutti). Se non vi ho convinto, non preoccupatevi: non ho convinto neanche me. Stamattina ho pensato che ho proprio un bel fisico, per essere una Donnola. Peccato che nessuno ci faccia caso. Più mi impegno e meno interesse suscito(non che non impegnandomi suscitassi un grande interesse, intendiamoci). Nell’attesa della futuristica civiltà dei senza cibo, io rido di chi non mangia per rimanere in forma, e m’impegno a non mangiare nel tentativo di diventare invisibile. Così non attirerò più il disprezzo dei benpensanti e delle benpensanti. La Donnola rimarrà nell’ombra, ritornerà alle origini, ripartirà da dove è nata. Troppo lungo questo post. Ora vado a mangiare un boccone, chissà che questo blocco allo stomaco non se ne vada via! Ah, no, è per l’ennesimo rifiuto ricevuto. Vabbè però io ho fame lo stesso.

domenica 25 marzo 2012

Il gioco della Donnola


Il gioco della donnola
Io sono il peggiore dei vostri incubi. Fino a ieri era Justin Bieber, ora sono io. Io non canto, ma so fare di peggio, molto peggio. Mi muovo con circospezione annusando il vuoto e scrutando fra le fessure dei muri l’orizzonte per cogliere un segnale, in un attimo di distrazione, di un pover’uomo che inciampa per la strada. Mi nascondo dietro gli angoli, tengo gli occhi serrati, non parlo mai se non sussurrando. Capito, sei un coglione, direte voi. Invece no, sono la Donnola. Tuttavia la prima e più spontanea risposta non è del tutto da buttare. La Donnola vi conosce, anche se voi non conoscete lei. E’ pronta a sorprendervi in qualunque momento. E’ la persona più insospettabile che abbiate mai conosciuto. E’ capace di fare del male. Lasciatevelo dire da uno che studia legge: le regole sono fatte per essere infrante. Se tutti le rispettassero spontaneamente non ci sarebbe bisogno che ci fossero. Male e bene non esistono, sono proiezioni di questa civiltà ormai allo sfascio. Io sono pronto a nascondermi fra le rovine per uscire fuori al momento adatto e dominare il mondo. Nel frattempo mi accontento di scrivere su questo blog sperando vanamente di catturare adepti(vi posso promettere un posto da consigliere quando diventerò l’imperatore della terra) e cerco di riordinare appunti di diritto pubblico scovando sorprendentemente pezzi di storia italiana recente da leggere con una certa amarezza. Se fossero le Donnole a governare il mondo non staremmo messi così male. Certo, ogni sistema è perfetto finché non viene applicato(un po’ come la matematica) ma poi è destinato a crollare inesorabilmente sotto il peso della realtà(un po’ come la matematica). La salvezza è forse nella c.d “Filosofia del Vero” propugnata da un certo numero di pensatori e studiosi quali l’Ingegner Pulsante, e l’Ingegner Pulsante e ,per citarne un altro, l’Ingegner Pulsante(se non sapete chi è leggete Biageide, io non mi stanco di ripetere). Tale filone di pensiero si basa sul semplice assunto logico che quello che dice lui(l’Ingegner Pulsante) è vero. Se dice che una cosa è vera, ha ragione; se dice che una cosa è falsa, ha ragione. Non c’è possibilità di scampo. Attendendo speranzosi che quanto prima questa corrente filosofica possa trovare i suoi spazi nei corsi universitari, dobbiamo accontentarci dei filosofi che abbiamo, e di certi curiosi pensatori che liquidano i propri avversari con un “vabbè sì, anche il loro è un sistema, ma ,diciamo la verità, non ti fanno un po’ ridere?” e che tentano di definire ogni cosa del mondo proponendo un sovrannumero di definizioni uguali, se non uguali inutili e se non inutili assolutamente inesatte. Ei, assomiglia al panorama legislativo italiano! Dopo l’ennesima battaglia di pensiero, ieri sera, la Donnola ha di concerto col suo avversario sospeso la partita. Ma la guerra non finisce qui. Io sono pronto a colpire, incurante del fatto che mi trovo di fronte ad un provetto judoka. Io mi lancio nel vuoto senza pensare ai rischi che corro; io ipnotizzo la mente altrui facendo crollare le altrui certezze; io mi muovo nell’ombra, seguo tutti senza farlo sapere a nessuno. Avevate ragione, sono proprio un coglione.

sabato 24 marzo 2012

Guinnes dei Primati


Guinness dei Primati

Cosa c’è di meglio che scrivere un pezzo per il blog mentre si ascolta un’opera postuma di Chopin? Se volete una lista ve la invio con mail privata, sempre che non occupi troppa memoria. Il quadro riflette comunque il mio umore in questa malinconica mattinata sospesa a metà fra il sole e le nuvole. Ok, di questo non ve ne frega un calzino bucato, ma il punto è che ho appena letto la Biageide(fatelo anche voi) e fra le solerti righe della penna di Biagio l’Orientale ho trovato un ricordo, recentissimo ma rimosso(fra poco saprete il perché) riguardo ad una serie di articolo pubblicati su di una rivista scientifica dai quali Biagio l’Originale ha tratto spunto per dimostrare una volta e per tutte che i comportamenti e le emozioni altro non sono che reazioni chimiche. Tralasciando uno straziante esperimento sui moscerini e l’alcolismo(citato in Biageide e che se volete potete leggere da soli, a me fa un po’ schifo) vorrei concentrarmi  sul secondo studio effettuato, ovvero una mirabolante analisi della socialità nel mondo dei primati. Queste le parole dell’Originale: <<Muah!! Hanno tipo preso degli scimpanzé che un minuto prima erano asociali, gli hanno fatto prendere un ormone e un secondo dopo sono diventati tutti socialissimi. Spettacolare! Un minuto prima tutti da soli, e poi tutti insieme a fare festa.>>. Io ci credo, vi giuro, ci credo, però ,si pongono problemi interpretativi. Anzitutto ,che significa che uno scimpanzé prima è asociale e poi diventa un amicone di tutti? Che significa scimpanzé asociale? Posso immaginarmi un Orango Tango col maglioncino nero a collo che, seduto all’ombra di un albero della foresta, gusta versi dello Zibaldone e si strugge nel guardare un film di Theo Angelopoulos? Se mi impegno sì, ma non ditemi che è reale. Esistono animali solitari? Certo, ma credo si sapesse già da tempo che certi che la presenza di certi ormoni o certe reazioni a livello cerebrale aumentassero la socialità. Credo che un principio simile sia alla base anche di molti antidepressivi(se continuo a scrivere di certe cose ne diventerò un grande esperto a breve). E’ certamente bello ed interessante scoprire come qualcuno, mentre noi ancora cerchiamo di capire il perché del nostro salto evolutivo, spiega l’origine dell’amicizia leggendo le avventure delle scimmie come la nuova Bibbia del sapere. Potrei azzardare che, a forza di parlar di scimpanzé, si potrebbe diventar come loro(ma quel punto è ancora molto lontano). Quello che voglio dire: non bisogna prender troppo sul serio il mondo(infatti ho tolto Chopin), c’è già il mondo a prender troppo sul serio voi!

P.S: sto tentando di esplorare le combinazioni di colori più fastidiose dell'universo. aiutatemi a scoprirle! Quando avrò trovato la peggiore, la userò per sempre nei miei post!!

giovedì 22 marzo 2012

Intelligenze Divergenti


Intelligenze Divergenti


Ok, mi dispiace, ma questa la devo dire. Prima però un preambolo: non voglio perseguire alcun intento offensivo con questo post; rispetto pienamente le opinioni di tutti e se qualche frase parrà vagamente caricaturale sarà stato un intento voluto che non corrisponde completamente alla realtà dei fatti. Allora, per venire al sugo della questione: ascolta caro Biagio l’Originale, c’è in giro chi dice che tutti quelli che vanno bene in matematica e in fisica sono persone intelligenti. Cazzo! Frase forte, lo ammetto. Ora ,tralasciando il fatto che nella tua facoltà c’è un professore che si è volontariamente privato del cibo per tre giorni di seguito al fine di impiegare il tempio dei pasti nella risoluzione di complicate equazioni alla lavagna(qualcosa che TUTTI gli uomini di media intelligenza farebbero, del resto), cercherò di parlarti di qualche mia esperienza personale, o semi-personale. Non dubito che molti, moltissimi bravi studenti di materie scientifiche siano estremamente intelligenti, ma io, caro Biagio, ho visto cose che voi non potete neanche immaginare: ho visto studenti di matematica risolvere complicatissimi problemi e poi venir messi sotto da un autobus perché per risolvere il complicatissimo problema avevano attraversato senza guardare una super strada ad una trentina di corsie; ho visto matematici toccare con un dito l’infinito e perdersi miseramente in un uovo al tegamino(ed era pure festa, con pizzerie da asporto chiuse). Ho visto così  tante cose che non me le ricordo più, insomma, lo avrai capito, ho conosciuto anche gente di matematica che non era proprio intelligente. Geniale, assolutamente, ma intelligente non tanto. Ora magari son migliorati, perché col tempo si migliora(così dicono, ma a parte Gianni Morandi e i Pooh tutti hanno le rughe e i capelli bianchi quando invecchiano) però, lasciami dire, non si può affermare frettolosamente che chi è bravo in matematica è intelligente, e chi è bravo in storia non lo è. Se uno ha conosciuto più matematici intelligenti che storici, non è detto che la sua esperienza sia valida sul piano universale. Tu concorderai con me quando dico che per capire la storia, o per cogliere il senso profondo di una poesia, è necessario un importante sforzo intellettivo. Allora il mio avversario dirà: io non ho conosciuto letterati troppo intelligenti, matematici invece sì, quindi deduco che esser bravi in storia non determina automaticamente intelligenza. Io non ho conosciuto personalmente Gesù di Nazareth, però tutto sommato non mi sento di dedurre che non era automaticamente una brava persona. Mettiamola così: l’intelligenza è una cosa brutta e complessa, bisogna vederla da tutti i punti di vista e valutare caso per caso senza generalizzazioni avventate. Ho finito per oggi, caro Biagio, però ,dai, è un argomento affascinante,da talk show. Adesso scrivo una mail a Bruno Vespa. Quest’estate, fra una puntata sulla tintura per capelli da uomo e sulla nuova dieta per superare la prova costume(in realtà è la stessa dieta di ottant’anni fa, più o meno come gli ospiti) potrebbe anche invitarmi. Se mi mette accanto Alba Parietti e l’onorevole Scilipoti potrei fare la mia porca figura.

martedì 20 marzo 2012

Ontologia del Porco


Ontologia del Porco:
Nella vita è importante il metodo(io ne ho uno infallibile per non fare colpo sulle ragazze, se vi interessa contattatemi) ed il metodo non nasce così a caso. E’ importante strutturarlo. Io amo partire dagli esempi: qual è l’animale meno matematico che ci sia? I trucchi sul dire un animale che non esiste non valgono. Per qualcuno la risposta è il leone, per me è il Porco. Sì, con la P maiuscola. No, non il maiale…sì, vabbè, ma no, non è la stessa cosa. Volete mettere l’accezione tragicomica che il sostantivo “Porco” racchiude in sé. Quella sorta di afflato epico(e di altrettanto epico effluvio, seppur non gradito) che spinge gli uomini a pensare in grande. Ecco, questo è il Porco! Voi vi chiederete cosa c’entri mai con la matematica, e invece c’entra eccome. Che senso logico ha la vita di un Porco? Per noi molti, per lui nessuno. Passa i suoi giorni sapendo di esser destinato a colmare le nostre tavole di salumi stagionati. Vive per morire, per usare una bella espressione da fighetti. D’accordo, è un discorso semplicistico e perfettamente criticabile, ma ,diamine, abbiate un po’ di pietà per questo povero Porco. Io sto celebrando la tragicità  della sua vita e voi vi mettete a criticare il mio discorso, siete proprio senza cuore. Avete mai pensato di studiare matematica? Comunque, torniamo al principio: il Porco è antimatematico perché non ha logica. Non vive per la sua sopravvivenza, dovrebbe scappare, combattere per la sua vita, invece rimane ad ingrassare senza alzare mai il muso dal pastone. Cos’è che manca alla logica del Porco per essere come tutti noi, a parte il pollice opponibile e una ragazza(oh, no, scusate, quello sono io, perdonatemi!)? Io dico, e solennemente affermo, che al Porco manca la nostra libertà. Eccola! Qui vi voglio? E come me la spiegate? Lo sapete fare con la matematica? Come mi spiegate con un’equazione la libertà. Non ci riuscirebbe nemmeno il migliore neurobiologo del mondo(sono quelli che, tra le altre cose, si occupano di studiare come le emozioni nascono da reazioni chimiche nel cervello). Ecco il punto cruciale: il Porco non è libero, noi sì. La matematica mica spiega la libertà, altrimenti cercherebbe di rinchiuderla in qualche penosissimo teorema, e la libertà andrebbe a farsi fottere(beata lei!). Quindi, punto primo: non siamo capaci di spiegare con la matematica la libertà, quella che ci fa capire quando qualcuno minaccia il nostro fondoschiena, quella che ci mostra i nostri limiti e le nostre possibilità. Il discorso sta degenerando e preferirei chiuderlo prima che intervenga Klaus Davi a dire la sua, ma l’importante spero si sia capito. Ricordiamoci di questo povero Porco, ci tornerà utile tante volte. La sua completa ignoranza sul mondo ci aiuterà a capire molti limiti della (presunta)logica perfetta.

P.S: per motivi tecnici sulla seconda pagina le pubblicazioni più recenti vengono postate dopo e non prima di quelle precedenti…quindi se troverete in cima sempre gli stessi post non significa che la pagina non venga mai aggiornata! A presto!! 

lunedì 19 marzo 2012

Incontri ravvicinati del secondo tipo


Incontri ravvicinati del secondo tipo
La prima volta che ho incontrato un matematico credevo che lui fosse una persona normale. La seconda volta che ho incontrato un matematico credevo io di essere una persona normale. La terza volta che ho incontrato un matematico ho detto <<Cazzo, ma tu stai sempre appresso a me?>>, poi ho scoperto che vivevamo insieme. Incontrare un matematico è un’esperienza che consiglio a tutti almeno una volta nella vita. Parlare con lui di emozioni dà lo stesso brivido che darebbe parlare di diritti umanitari con zio Adolfo. Il matematico è una species del genus homo sapiens che inizia, ma le fonti sono incerte, a svilupparsi tra il VII e il VI secolo a.C . I primi matematici ,si crede, non avevano ancora piena coscienza della loro esistenza in quanto razza ben distinta, e si muovevano per lo più solitari o mescolandosi a branchi di individui appartenenti ad altre razze, tra cui quella dei filosofi. Oggi non è più così, oggi vi sono degli habitat specifici in cui è possibile ritrovare questi curiosi prodotti dell’evoluzione. C’è un luogo che si chiama Povo, e se siete attenti lettori del blog Biageide(che torno a consigliarvi) sicuramente ne avrete sentito parlare. E’ un ambiente dall’aspetto lucente, dalle tinte chiare in cui il più importante edificio è un palazzo dagli infissi metallizzati. Lì dentro, oltre ad un numero discreto di ragazze carine, vivono i matematici. Non si entra in quel luogo per caso. Chi veste camicia è off-limits, sono ammesse solo magliette, possibilmente di qualche videogioco da intenditori(del tipo annata 1994/95 o se possibile ancora prima). Un individuo maschio in pantaloni di velluto e maglione a collo alto verrà accuratamente controllato dai capi branco del luogo, pronti a sferrare il loro attacco in caso di pericolo(si chiama lezione di Geometria II). E’ l’unico posto in cui ci si rivolge alle donzelle con locuzioni come “in più variabili”, “equazione differenziale”, “singoletto di x” , “integrale che converge”. I più raffinati tentano acuti doppi sensi ma non sempre riescono. Alla fine di una giornata passata all’osservazione dei matematici c’è abbastanza materiale per un dottorato in etologia. E’ curioso in fondo, è la possibilità di osservare la mente degli uomini da un punto di vista diverso, che noi, noi che non abbiamo mai fatto matematica, non saremmo mai in grado di vedere. Ci aiuta ad essere più elastici mentalmente sapere che insieme a noi ci sono anche loro. Il difficile è tutt’al più convincere loro che esistiamo anche noi, o meglio, che esiste il nostro modo di essere. Ad oggi non sono ancora riuscito a convincere un matematico della bontà di alcune(poche) mie linee di pensiero. Però ho inviato una lettera alle Nazioni Unite: con l’esperienza dialettica accumulata dovrebbero mandarmi in Iran, li convincerei a dismettere completamente il programma nucleare. Sempre che a Teheran le facoltà di matematica non funzionino particolarmente bene, sia inteso.

domenica 18 marzo 2012

Il Matematico e il Profeta

Il Matematico e il Profeta

Se vi siete ritrovati svegli in un giorno in cui non vi sareste mai dovuti svegliare, il peggio per voi è un matematico felice a colazione. Siete stanchi, sfibrati, avete festeggiato il millesimo giorno dall'ultima volta che avete baciato una donna...e lui vi punta in faccia il suo musetto sorridente e voi lo guardate e lui vi guarda e voi vi chiedete: ma come è possibile? Se un secondo dopo fuoriesce dalla stanza un ingegnere col ciuffo pralinato squadrandovi come per dire "ma James Dean a me allaccia le scarpe, stasera me ne faccio dieci" potete anche salutare cortesemente dicendo di fare un salto a bruciarvi i peli pubici sulla fiamma olimpica. Se riuscite stoicamente a resistere, allora incomincerete a porvi delle domande: perchè esistono i matematici fra noi? Sembrerebbe non li voglia nessuno. Lo dice anche la Bibbia: la decima piaga d'Egitto dovevano essere le otto ore di matematica alle superiori, poi il dio ebraico scoprì di avere un cuore e preferì far morire i maschi primogeniti.
La razza matematica è il vero spettro che s'aggira per l'Europa(alla storia del comunismo ormai non crede più nessuno). Li riconoscete da lontano, se avete l'occhio allenato. Portano lo stesso zaino Invicta da quando avevano due anni, si guardano attorno, ma non guardano niente in realtà. Sia chiaro: non ho nulla contro di loro, ma se chiedi ad uno di loro di lavare i piatti e quello ti lava SOLO i piatti(lasciando le altre stoviglie lercie) ti viene qualche dubbio. Perchè esiste il matematico? Qual è la sua storia evolutiva? A ben pensarci, i matematici sono un po' come i profeti: credono in qualcosa che alla fine non arriva mai e loro continuano a predicare, con fede incrollabile, la prossima venuta del regno dei numeri, ove tutto si risolverà con derivate ed integrali. Un matematico vero, duro e puro, non ammetterà mai che esista qualcosa di insipiegabile attraverso la logica formale. Qualunque argomento voi gli opponiate, lui tenterà di ribattere e dove non potrà farlo si rinchiuderà dietro un "gli scienziati ci stanno lavorando e siamo già a buon punto, come sulle teorie matematiche applicate all'economia"(infatti il problema della disoccupazione è stato risolto e se Monti ha stravolto le pensioni è stata un'operazione dettata da vecchie logiche romantico-letterarie. L'attitudine del matematico al dogmatismo è forte, e va combattuta. Se dopo venti minuti la conversazione è arrivata ad uno stallo provate a recitare la Divina Commedia a memoria o a chiedere la data della battaglia di Zama(è il 202 a.C ma non ditelo in giro). Se il matematico è stanzo si scazzerà ed abbandonerà la conversazione, ma non illudetevi: il vero matematico ribatterà che le informazioni che voi state chiedendo portino ad una conoscenza poco importante. Lui vi profetizzerà una prossima venuta del Messia e continuerà a sostenere che dobbiate ancora trovare una falla nel suo ragionamento. Di falle parleremo un'altra volta. Di falli cercheremo di non parlare. Adesso andate a letto che è tardi. Ma non studiate troppo.

La Filosofia della Donnola

La Filosofia della Donnola


In principio era il verbo, e su questo non ci piove. Il verbo era appresso al dio, e già qualche goccia cade. Mi fermo qui, perché se no scoppia un temporale e non ho nemmeno l’ombrello. Mi è volato via l’altro giorno. L’avevo comprato a cinque euro su una bancarella, ma un dubbio esistenziale l’ha consegnato al vento. Così mi sono bagnato , e il dubbio non se ne è andato via. Ormai mi rassegno a conservarlo per sempre. Mi chiedo(e anche voi vi chiedete) perché ho iniziato a scrivere questa pagina. La risposta è già pronta, basta tirarla fuori dal frigo: ho una missione da compiere. Dopo aver fallito tutti gli obbiettivi che un adolescente medio si prefigge, e , non ultimo, dopo aver miserabilmente perso una partita di Age of Empires, ho capito che la mia unica salvezza era la filosofia romantica. In realtà credevo di averlo capito già da tempo, ma non sapete quanto può cambiare la vostra vita un coinquilino che studia matematica e che crede che la matematica sia sufficiente a spiegare tutto il mondo. Non parlerò oltre del suo modo di pensare, anche perché avrei bisogno di un paio di iniezioni di eroina per farlo. Sappiate solamente che se scrivo è per lui. Mi voglio lanciare nell’insano e malsano proposito di spiegargli che oltre la scienza c’è un mondo che magari è vero anche quello. Diciamo la verità: il protagonista di questo blog è preso in prestito dal blog di un amico che spero non se la prenderà. Grazie dunque anzitutto a Biagio l’Orientale, i cui epici esametri ci consolano ogni venerdì dalle bassezze della vita quotidiana, e grazie anche a Biagio l’Originale , l’uomo a cui parlo, il mio coinquilino. Se questi nomi vi suonano strani fatevi un giro in rete. Digitate “Biageide” su google e scegliete il primo risultato. Troverete la risposta a molte delle vostre domande. A quelle che vi restano dovrete farci l’abitudine. Grazie anche a chi, volente o nolente, oggi non mi ha lasciato nulla di meglio da fare se non restare qui davanti al computer a scrivere. Ok, direi che è il momento di cominciare. Prima però una domanda spassionata: considerando che finora tra le mie simpatiche conoscenti tutte o quasi hanno aggiornato il loro stato sentimentale passando a “Impegnata”, qual è la probabilità che nei prossimi tre o quattro mesi qualcuna passi da “Impegnata” a “Single”? Biagio, che studi matematica, aiutami tu!