domenica 30 dicembre 2012

Il signor Domenica


Il signor Domenica



Quella luna balorda sembrava fatta di formaggio tanto era gialla. Quasi puzzava come una caciotta stagionata. La pioggia cadeva fitta fitta. Ma tutto questo era niente. Quello che a Berto dava più fastidio erano i vagabondi. Erano tutti uguali: sdentati, con pochi e sporchi capelli in testa, la barba bianca e incolta. Li trovavi agli angoli delle strade o anche lungo i marciapiedi, con un pezzo di cartone su cui era scritta la loro infelice storia. Si spacciavano per maghi, indovini, stregoni mitici. Prometevvano di poter predire il futuro o di poter augurare la buona sorte. Erano tutti lì, a mendicare pane in cambio di quella che loro chiamavano verità. Berto si limitava a guardarli con disprezzo, proteggendosi dietro l'ombra paciosa e rassicurante dell'amico Stanley. Chiedeva continuamente quanto mancasse alla loro meta. <<Poco, poco>> rispondeva Stanley, <<Vedrai, questa sera ti faccio divertire sul serio>> aggiungeva poi. Quella sera Berto implorava per il divertimento. Aveva una donna da dimenticare, una donna bella come il sole e lunga tre anni. Il loro era stato un addio scortese: lei gli aveva detto il peggio che potesse dire e poi se ne era andato. Berto ci era rimasto malissimo. Stanley,dopo una breve telefonata all'amico, aveva fiutato l'aria melanconica ed era corso ai ripari, invitando Berto fuori in un locale che conosceva solo lui, ma che diceva essere perfette per quella serata. Si chiamava "Boston" ed era frequentato da molti americani che vivevano lì in città. Non era un locale come gli altri, era un locale jazz. Berto camminava impaziente,stringendosi nel cappotto per proteggere il suo prezioso smoking dalla pioggia battente. Stanley reggeva un enorme ombrello sopra le loro teste, quando in lontananza vide l'insegna blu neon del locale lampeggiare. Si rivolse a Berto, gli fece un sorriso. <<Siamo arrivati?>> chiese Berto, Stanley annuì, accelerò il passo e si presentò in un batter d'occhio davanti all'ingresso del locale. Un buttafuori dall'aria anziana e gentile li squadrò, poi li fece passare, prendendogli l'ombrello, chiudendolo e mettendolo in uno dei due grandi e stracolmi portaombrelli appena dopo l'ingresso. 

domenica 23 dicembre 2012

Pazzo Aeroplano


Pazzo Aeroplano

Solo un’ora è passata, il cielo ancora sembra pauroso, la mia testa è piena di canzoni penetrate attraverso le cuffiette, pezzi di tristi memorie. Queste ali volano alte, qualcuno sul sedile accanto pare si stia sfidando ad un gioco d’amore, ma io non ne ho voglia, appena saremo fuori dalla vista dei radar proverò a dormire di nuovo. Passa una hostess dalla faccia tirata, mi offre uno snack alla nocciola e un tè riciclato, li accetto con diffidenza, guardo attraverso il finestrino, una nuvola passeggera mi saluta e mi deride perché è più veloce di me. Ci sono facce sorridenti dietro l’oscurità che percepisce quell’uomo cieco proprio laggiù in prima fila, ci sono barzellette continue,scambi di baci e di fantasie. C’è chi non smette mai di lavorare e continua a battere i tasti sul computer, come se non si accorgesse che siamo persi dentro questa enorme distanza in costante dilatazione. Un uomo di mezza età si alza in piedi all’improvviso e, ignorando i rimproveri delle hostess, grida al tizio cieco “Quanto manca all’arrivo?”. Quello risponde che manca poco. Perché farsi problemi di tempo, penso io, quello che ci vorrà ci vorrà, tanto ormai le promesse mattutine fatte agli amanti si sono già spezzate, è inutile rincorrerle come bambini dietro ad un pallone. Adesso le nubi hanno eclissato il sole, il motore ha iniziato a riempirsi di gas e di energia, non vede l’ora di sprigionare la sua forza rabbiosa.
Siamo su questo pazzo aeroplano. Siamo pronti per fare la storia? Siamo nascosti, al sicuro dalle nostre vergogne, protetti dai nostri rimpianti, stiamo affondando pian piano verso la felicità. Siamo su questo pazzo aeroplano, dove i peccati non contano più tanto ormai,sono come mali annegati nel fluido inebriante delle nuvole in circonvoluzione, è il meglio che potrebbe capitare a gente come noi. Il viaggio si fa interessante, proiettano un film d’azione, mi ricorda i giochi che facevo da bambino, ladri e poliziotti, pirati e corsari. La voce del pilota, rassicurante come un parroco di campagna, esplode la sua filastrocca di auguri attraverso gli altoparlanti. Il buon viaggio è assicurato, la temperatura interna è quella giusta, i sorrisi delle hostess sono sinceri.
C’è una tempesta improvvisa, proprio davanti  me c’è una donna che inizia a pregare, si accoccola tenendo in mano le sue dieci catenine d’oro. Recita rosari in chissà quante lingue diverse stringendo quei gioielli, come se morire da ricchi fosse più difficile. E’ invidiosa di tutti quelli che dormono tranquilli, che non si curano degli scossoni, che si fidano ciecamente del comandante e della sua abilità. La pioggia che comincia a cadere assume un colore strano, con riflessi viola e bianchi, buca le nuvole, le trafigge senza pietà e bagna con violenza la fusoliera, il muso , le ali del velivolo. Il film è finito, le hostess applaudono divertite, io mi lascio sfuggire uno sbadiglio, qualcuno ride vedendomi, io rispondo, qualche battuta salace e si ritorna ad aspettare. Ormai con il ruggire crescente della bufera anche i lavoratori più inferociti spengono i computer, smettono di battere, si aggiustano il nodo alla cravatta. Le ragazze e le donne più giovani prendono specchietti dalle loro borsette, si aggiustano i capelli, si danno una spruzzata di profumo. Gang di bambini spensierati corrono all’impazzata inutilmente redarguiti dalle hostess, osservano stupiti le periferie dell’universo, attraverso cui stiamo viaggiando. Sulla grande autostrada del cielo tutti conserviamo nella mente sogni di gloria e di infinite opportunità.
L’ultimo e più violento scossone causato dalla tempesta fa sbattere la testa alla mia compagna di viaggio, seduta accanto a me. Il suo sospiro strozzato successivo alla botta si spande per l’aria intorno e per un momento tutti ci mettiamo a riflettere. Se non fossimo mai partiti? Se il gelo avesse bloccato gli aeroporti, se il mondo si fosse ad un tratto fermato? Un pezzo di tempo e di vita cancellato per sempre. Le risa dei bambini ci fanno tornare il buonumore, un nuovo messaggio del comandante annuncia che fra pochi minuti saremo atterrati, finalmente. Guardo fuori dalla finestra, il sole splende, la pioggia continua, ma non posso vedere alcun arcobaleno.
Siamo su questo pazzo aeroplano, un milione di miglia giace sotto i miei piedi. Cominciamo di nuovo la nostra eterna danza, amore e morte, vita e dolore, le stesse idiozie in un breve lasso di tempo. Il passato benedetto ed il futuro si annullano non appena cominciamo a percepire il movimento in picchiata dell’aereo, stiamo puntando verso il basso, le nuvole iniziano a diradarsi, una pista bianchissima appare in lontananza ai miei occhi. Qualcuno si prepara, si infila il giubbotto, qualcuno tenta invano di chiedere perdono per il male che ha fatto. Le hostess chiedono se il viaggio sia stato di nostro gradimento, rispondiamo in coro di si, tanto a questo livello non conta molto. L’aria fuori balla scatenata, è davvero una bella giornata. La mia vicina di posto ,dopo essersi ripresa dal colpo, si rimette in ordine i capelli biondissimi, sembra davvero una fata. Prende il suo cellulare ,lo spegne , tanto ormai non la chiamerà più nessuno.
Si annebbiano gli schermi, la musica smette di andare, i sorrisi cedono il passo ad un leggero senso di indecisione, paura e curiosità di visitare un posto nuovo, indimenticabile. A nulla serve prepararsi, lo stupore e lo sgomento rimangono gli stessi. Tanto vale partire all’improvviso, senza programmare nulla, lasciando al destino il destino e abbandonandosi alla sorpresa.
Siamo su questo pazzo aeroplano, siamo al nostro ultimo viaggio, quando i fantasmi delle nostre vite ci porteranno via da casa, dalle nostre madri imploranti, allora scenderemo, toccheremo una nuova terra, terra straniera, e lì rimarremo in eterno.  

sabato 1 dicembre 2012

Effetti collaterali

Effetti collaterali


Proprio qualche minuto fa sono stato informato da Biagio l'Originale a proposito di un articolo in cui si sosteneva qualcosa che sarebbe piaciuta al Woody Allen di una volta. Un farmaco sperimentale contro il morbo di Parkinson potrebbe avere quale effetto collaterale la dipendenza dal sesso omosessuale. 
Posso ripeterla? Un farmaco sperimentale contro il morbo di Parkinson potrebbe avere quale effetto collaterale la dipendenza dal sesso omosessuale. Sorgono diversi dubbi di natura scientifica? Prima questione: chi va a colpire l'eventuale effetto collaterale? Insomma, è qualcosa che rende gli omosessuali dipendenti dal sesso, o qualcosa che rende omosessuale chi non lo è? Seconda questione: come si manifesteranno questi misteriosi effetti collaterali? Capiterà che una mattina spariranno i tremori alle mani del paziente, ma tremerà qualcos'altro? Oppure saranno crisi nel bel mezzo di una passeggiata per strada o ,peggio, nello spogliatoio della palestra? Mentre la comunità scientifica tace, il popolo è in subbuglio. Fin dove si è spinta la scienza? Quale sarà il prossimo passo? Forse una pasticca per la gola che in taluni casi provocherà un cambio spontaneo di genere sessuale? Oppure un viagra che debellerà il raffreddore? 
Ma, soprattutto, qual'è la rivista che ha diffuso questa notizia?

venerdì 16 novembre 2012

Il signore dell'ignoto

Il signore dell'ignoto




Proprio ieri un amico mi esprimeva la sua strana inquietudine riguardo ad una particolare persona: trattasi di un tale M.O. il quale, secondo l'amico, gli appariva sempre e comunque in situazioni inaspettate e un filo imbarazzanti. Esempio: il nostro si trova catapultato, per caso, dentro ad un locale, insieme ad una compagnia da lui poco conosciuta...si dà un'occhiata attorno e chi spunta? Proprio M.O. che lo abbranca e lo coinvolge in una discussione poco desiderata. Altro esempio: il nostro si trova ad una cena con i compagni di facoltà...purtroppo non è dell'umore giusto e quindi sta un po' giù. Al luogo dell'appuntamento ci sono tutti i fisici e... M.O. che fisico non è, ma è presente, e ancora una volta lo saluta calorosamente e lo abbraccia come se si conoscessero da ottant'anni(forse ignorando che il nostro prova un malcelato fastidio). Potrei andare avanti a lungo con gli esempi, ma non voglio annoiarvi. Dopo che mi fu espresso per la prima volta il problema, non pensai subito a quale potesse essere il perchè della cosa. Ora ci sono arrivato. La risposta, benchè inaspettata, a ben vedere può essere una sola. M.O. non esiste. Facile. E' semplicemente una proiezione del pensiero altrui. Più che "non esiste" direi "esiste solamente in quanto è pensato dagli altri" e, in particolare, dal nostro amico. Molti elementi avvalorano questa ipotesi: ogni volta che lo si incontra M.O è con una compagnia diversa(si direbbe che non sta mai due volte con la stessa persona) e, tuttavia, non interagisce con tale compagnia. L'altro giorno al locale era ad un tavolo insieme ad altre dieci persone, ma quando siamo entrati era già voltato verso la porta, come fosse pronto a rivolgersi verso il nostro, come se sapesse che lui sarebbe entrato. Inquietante? Forse, ma vero. Oppure, quando si incontra una persona per caso cosa si fa? Le solite cose: si chiede come va, la si invita a sedere con voi se siete in un bar, si parla del più e del meno. Invece M.O. no. Lui ,se lo incontrerete, vi parlerà dell'ultima cosa che vorreste sentirvi dire. Se siete giù per una prova intermedia andata male, lui vi parlerà della sua nuova teoria quantistica che dimostra il perchè dei vostri errori. Se la vostra squadra del cuore sta giocando in quel momento e perdendo 3 a 0 lui vi fornirà le prove tecnico-tattiche del perchè l'allenatore ha sbagliato formazione e del perchè la mezz'ala sinistra non doveva convergere verso il centro ma girare verso l'esterno. Se avete male allo stomaco per via di una pizza non ben cotta, lui vi comunicherà che ,quella mattina, ha fatto colazione con pomodori acidi ,budino alla vaniglia e alici marinate. Perchè lo fa, direte voi. Ma è presto detto: lui deve dare voce all'inquietudine che avete dentro in quel momento, vi deve spingere a superarla, oppure vi deve spingere nel baratro più nero. La presenza di M.O. è come una testimonianza della propria inadeguatezza in una determinata situazione. Se vi sentite a disagio pensate "ecco, adesso arriverà lui"...e lui arriverà, puntualissimo, anche se siete appesi ad una parete del karakorum, e magari vi spiegherà che avete comprato corde e moschettoni di marca scadente. Ovviamente non funziona per tutti. Solo certe persone hanno il  potere di vederlo e di subirlo. Se io lo vedo per caso, lui mi ignorerà, anzi, non mi guarderà neanche. Non sono io il suo obbiettivo. Per me lui poteva anche non esistere. Se invece un fisico o un matematico lo incontrerà, sarà per sua sfortuna. M.O. ha tutti gli attributi per essere la nemesi dello scienziato. E' informatico(che sarebbe come dire, dal punto di vista di un matematico/fisico, la regressione della scienza matematica a livello di pura applicazione tecnica), pare conoscere tutti, anche chi non conosce lui(e ,si sa, gli scienziati con la socialità non vanno d'accordo). E' un quadro difficile da ricostruire, ma una volta fatto, è semplicemente lampante. Il dado è tratto. Solo una cosa mi sfugge: se per il mio amico la nemesi è M.O. , quale sarà la mia nemesi? Chi mi apparirà nei momenti più indesiderati? Chi sarà pronto a sbattermi in faccia quello che non sono e quello che vorrei essere? Qualche dubbio ce l'ho, ma preferisco non esternarlo. Chè non voglio problemi in casa...

giovedì 15 novembre 2012

Musica...

Un saluto a Biagio l'Orientale, che non apprezza i miei gusti in fatto di musica...ecco un assaggio di una canzone che considero un capolavoro, rivisitata in maniera a dir poco stramba...

http://www.youtube.com/watch?v=5tZY26Iem1I

sabato 10 novembre 2012

Citazioni, parte III


Famiglia



Famiglia , una voce, gli specchi
Su rosa confetti
Una macchia.
Caffè.
E ascolta se stessa un po’ piano
Il richiamo del branco
La mano
Protesa a rimettere il ciucciò al bebè.
Fra gli occhi diversi l’uguale
Cadaveri di un lupanare
La figlia la guarda, s’è persa
L’oracolo il padre la piange e se sa che l’amore non serve nel giorno che accora
E chi crede lo sente quel piangere piano sul prato già verde d’inverno,
alle sei
sull’alba che incombe
 e sorride anche lei.

lunedì 15 ottobre 2012

L'indifferenza degli sguardi

L'indifferenza degli sguardi


L'altra sera si stava passeggiando, diretti ad un appuntamento in piazza Duomo con certa gente. Giunti in loco, come una schiera di anime dalle nebbie dell'aldilà, emergono strani e (qualcuno) loschi figuri ,accanto a facce conosciute. In poco più di un attimo si scopre che in realtà i gruppi sono due, ma che erano temporaneamente uniti nel cazzeggio. Il sottoscritto si ritrova aggregato ad una schiera di matricole di fisica,ma questo è un particolare non interessante. Dopo qualche attimo di esitazione, ci si dirige verso un locale, dove si prende posto ad un tavolo già occupato per metà da altri figuri ai quali la comitiva del nostro si aggrega. Il corso delle cose continua a procedere però su binari diversi: ognuno parla dei cazzi suoi con chi conosce e quasi nessuno asserisce di conoscere davvero i membri del gruppo altrui. Le cose precipitano quando ,nello stesso locale, arriva anche il team precedentemente lasciato in piazza, anch'esso arricchitosi di nuovi e ignoti volti e, come se non bastasse, compare dal nulla un terzo gruppo, formato da compagni di facoltà del sottoscritto e si siede ad un terzo tavolo. Dopo circa un'ora e mezza passata a far la spola fra un gruppo e l'altro, tentando di intraprendere conversazioni per forza di cose temporanee e superficiali con ciascuno, si decide di andar via, magicamente tutti insieme. Ma ,una volta fuori dal locale, immersi nel vuoto totale della strada a mezzanotte, l'idillio si rompe nuovamente. Un gruppo va avanti, l'altro resta dietro, ci si ferma, si aspetta, si va di nuovo avanti, ci si ferma ancora, ci si guarda attorno scoprendo che qualcuno, sempre diverso, è arrivato, mentre qualcun altro non c'è più. Soprattutto, non si sa che si deve fare. Dopo un po' di tempo la storia fa il suo corso: uno dei gruppi si scioglie rapidamente e scompare senza troppo clamore e senza suscitare particolare interesse; parte di un altro gruppo(quello dei fisici) accumula così tanto ritardo da essere ignorato e va per la sua strada lentamente. Resta il gruppo degli amici di facoltà e la metà conosciuta del gruppo degli scientifici, insieme ad un ingegnere che non si sa perchè ma c'è sempre e deve essere così perchè sta scritto. La nuova e quasi insperata stabilità si rompe ben presto: due anime si allontanano nell'illusoria ricerca di una gelateria aperta a mezzanotte e mezza. I nostri non sanno che fare: seguirli o rimanere a parlare con gli altri? Ovviamente, nell'esatto istante in cui il sottoscritto constata che i due sono fuori dal suo campo visivo e quindi non avrebbe senso andare a cercarli, chi era rimasto a parlare s'accorge che è tardi e se ne va. Rimane il gruppo mutilo degli amici di facoltà insieme al gruppo, mutilo, degli  amici scientifici. Dopo qualche giro a vuoto, ecco comparire i due dispersi, ovviamente privi di gelato. Ci si ricompatta, ma ,come una benedizione in una serata come questa, arrivano ,per la prima volta, delle intenzioni chiare ed irrevocabili: c'è chi vuole andare all'Accademia, c'è chi preferisce dirigersi verso casa per rimanere lì a parlare. Ci si attarda ancora un  po' perchè l'ingegnere la tira per le lunghe ed è indeciso ma va bene e deve essere così perchè sta scritto. Alla fine l'ingegnere dice "Accademia", ci si saluta e, nel deserto della notte ormai inoltrata, due gruppi vanno in direzioni opposte, senza che nessuno guardi indietro per cogliere, un'ultima volta, la presenza dell'altro. L'inquietudine si placa, i volti si fanno carichi di sonno. Dopo pochi minuti anche i superstiti decidono di dividersi per rientrare ognuno a casa propria. Ma il sottoscritto non va subito a dormire. Rimane davanti allo schermo del computer a riflettere. E a forza di riflettere, si addormenta. Non poteva certo finire senza dubbi una serata così.

domenica 14 ottobre 2012

Citazioni(ancora una volta)

Stasera la voglia di scrivere tarda ad arrivare, così ho pensato di prendere in prestito da altri anche questo post. Perdonatemi ancora una volta e buonanotte.


Se mai uscirò fuori dai confini
Di queste opache cellule, colonie
D’imperi dai sorrisi adamantini
Che gonfiano la pancia di fandonie,

io voglio entrare fragile nel mondo
voglio ch’io perda la mia identità
che il vuoto dentro a me sia più profondo
e riempirlo con nuova dignità.

Ma quando morirò d’autunno, solo,
dalla mia tomba io starò a guardare
l’immagine di un sogno alzarsi in volo
diretto verso un sogno a cui tornare.

mercoledì 3 ottobre 2012

Tempo di citazioni anonime per prendersi il merito

Tempo di citazioni anonime per prendersi il merito


Sul tavolo un sonetto di Verlaine
Alla Tv danno un poliziesco
“Bang Bang!”
E lo stereo gira in tondo,impallato
E ripete a cicala le stesse parole
E corrompe un dittongo in iato.
“Amore ritorna, ché fioriscono i ciliegi”
La primavera inganna, questo è uno dei suoi pregi
“Amore ritorna, ché già inizia la vendemmia”
Ho confuso nei ricordi una preghiera e una bestemmia.
Perde il faggio il suo sorriso, perde il fiore la sua gemma.


E' un autore del novecento(questo credo si capisca)...se volete tentare la sorte, prego! Al primo che indovina...una foto di Biagio l'Originale in pigiama.

lunedì 17 settembre 2012

Scuola di cucina

Scuola di cucina


Su consiglio di Biagio l'Orientale ho deciso di pubblicare, in maniera rapida e veloce, una semplice ricetta che ho eseguito l'altro giorno e che ha riscosso notevole successo fra i presenti al pranzo. Spero in questo modo di conquistare le simpatie delle aitanti quarantenni mamme lavoratrici che anelano piatti veloci e gustosi da servire ai propri pargoli. Se non succederà ,va bene lo stesso.
La ricetta: si tratta di un semplicissimo hamburger alle spezie. Per prepararlo prendete un hamburger, meglio se composto da solo macinato(esistono anche quelli comprensivi di vari aromi, ma dal momento che la ricetta è un hamburger alle spezie in questo caso diverrebbe un hamburger alle spezie alle spezie e si rischia di esagerare). Ora mettete un filo d'olio in padella. Lasciate scaldare. Quando l'olio è caldo, ma non troppo, aggiungete generose spolverate di peperoncino in polvere e/o paprika, noce moscata, zenzero, curry e, se vi va, una manciata di semi di sesamo. Poi aggiungete erba cipollina(se fresca meglio, ma va bene anche secca) e lasciate soffriggere le spezie senza farle bruciare. Quando l'olio diverrà ancora più caldo aggiungente gli hamburger e, negli spazi di padella liberi, tocchetti di pomodoro fresco. Cuocete a dovere gli hamburger da entrambe le parti e lasciate sfaldare leggermente i pomodori. Una volta pronti, servite gli hamburger con sopra i pezzi di pomodoro saltato. Rifinite con il sughetto della padella.
Ditemi cosa ne pensate, provatelo e vomitatelo se vi fa schifo. Commentate esprimendo le vostre opinioni o varianti della ricetta!

sabato 15 settembre 2012

Questo post non ha nome e serve per scusarmi ancora una volta di essere in ritardo con gli aggiornamenti

Questo post non ha nome e serve per scusarmi ancora una volta di essere in ritardo con gli aggiornamenti


Oggi torna a Trento Biagio. Gli faranno trovare la sua stanza piena di poster e figurine raffiguranti uomini seminudi in pose ammiccanti. Soggetti raffigurati: modelli, fisici atletici, Tiziano Ferro, Justin Bieber, altri.
A me hanno fatto trovare nell'armadio un post di Katy Perry. Vestita.
Sono stato più fortunato. Prima o poi Biagio scoppierà.

lunedì 27 agosto 2012

Good night and good luck

Good night and good luck



Col fiato sul collo, ma questa volta con una cena(troppo?)leggera, sono di nuovo qui. Tre aggiornamenti in tre giorni, perché mancano ancora quarantacinque minuti alla mezzanotte. Insomma, a poco dallo scadere, in quella che nel calcio si chiama "zona Cesarini"(pare che Cesarini fosse un tale che riuscisse sempre a segnare nei minuti di recupero di ogni partita, risolvendo situazioni intricate e via dicendo), e quella che,nella vita, si chiama "momento della fortuna immeritata" o cose del genere. Quanto è dolce la fortuna immeritata? Tanto, proprio perchè arriva quando nessuno se l'aspetta. La fortuna che aiuta gli audaci è fortuna solo fino ad un certo punto, perchè se sono audace penso: dai che adesso mi becco un colpo di fortuna! E puntualmente arriva. Se invece quel che sto facendo lo sto facendo in maniera a dir poco imbarazzante, mi rilasserò e rassegnerò ben presto, sapendo che ormai la sconfitta è in cassaforte. E invece...molto spesso la sconfitta arriva davvero e poi ci mangiamo le mani. Ma quando invece hai culo vuoi mettere la soddisfazione? 

Questo post ha poco senso, però ,ora che ci penso, ieri la Roma di Zeman ha pareggiato grazie ad un gol a pochi minuti dalla fine...ecco fatto! Dedico solennemente questo post alla squadra giallorossa, nella speranza che possa vincere quante più partite, ma non a cominciare dalla prossima contro l'Inter.

P.S Ho postato un nuovo canto nella sezione "Solo dopo mezzanotte". Protagonista: Ugo Foscolo....se vi va...perchè vi va, vero?

domenica 26 agosto 2012

Anni ruggenti

Anni ruggenti



Aggiornare un blog a distanza di un solo giorno è(forse) ammirevole. Farlo con quaranta gradi all'ombra(e visto che la casa è all'ombra, con quaranta gradi in casa) è lodevole. Farlo dopo aver mangiato alici fritte e sugo con le cozze è eroico. Me la sto tirando parecchio, e lo faccio per nascondere la paura di non sapere cosa dire. E' un periodo povero di spunti, forse la cosa più interessante che ho fatto e che mi sento di condividere sul web è che ho iniziato una full immersion nel regno delle sit-com anni '80. E' avvenuto tutto per caso, quando ho scoperto che su una rete televisiva propongono, di tanto in tanto, delle maratone di una sit-com in particolare, con quelle belle famiglie tutte di neri. Ho guardato un episodio solo, ma mi è rimasto impresso che il protagonista fosse doppiato da Ferruccio Amendola(lo stesso che faceva Al Pacino nel "Padrino"). Ritrovare quella voce nella bocca di uno degli uomini immagine dell'America buoncostume di trent'anni mi ha fatto un po' di tristezza, così ho spento. 
E' un'esperienza tornare indietro nel tempo attraverso queste simpatiche storielle che si propinavano al pubblico attraverso decine(perchè sono davvero decine, terrificante) di sit-com, la maggior parte delle quali, se posso permettermi, non fa nemmeno tanto ridere, e non credo che facesse ridere trent'anni fa, considerando che negli stessi anni già bazzicavano, da noi, Benigni e Troisi e, da loro, Eddie Murphy e John Belushi. In ogni caso, si scoprono cose interessanti: si scopre per esempio che era usuale che personaggi di una certa rilevanza del mondo dello sport, della politica e via dicendo, facessero delle comparsate nelle suddette serie televisive, il più delle volte per ripetere slogan un po' moralisti tipo "La droga uccide" o "Il fumo provoca il cancro" o "L'importante è partecipare". Si scopre poi, con una certa inquietudine, che la stessa America di quelle sit-com era l'America in cui cominciavano a venir fuori quegli squali della finanza che oggi, in mezzo a questa crisi, ci fa tanto piacere ricordare(mai visto "Wall Street" con Michael Douglas?); si scopre ancora, immergendosi nelle capacità tecnico recitative dei protagonisti, che la morte per crocefissione è un'esperienza tutto sommato sopportabile in confronto ad un paio di puntate il cui tema centrale è la scoperta del piacere dell'onestà da parte del piccolo della famiglia.
Non ho nient'altro da dire, a parte il fatto che, almeno nel cinquanta per cento dei casi, l'attore che interpretava il/la piccolo/a di famiglia è oggi morto per overdose dopo essere stato arrestato almeno due o tre volte per reati vari.
Simpatica la vita, vero? 

sabato 25 agosto 2012

Hell's kitchen

Hell's kitchen 


La cucina è una delle mie passioni, ed il fatto che proprio poche ore fa abbia completamente bruciato una peperonata non deve trarre in inganno. Mica infatti è successo perchè magari ho messo tutto sul fuoco come mi avevano detto e poi mi sono completamente dimenticato di controllare mentre badavo ai fatti miei...macchè! E' ovvio che alla base di tutto ci sia una spiegazione di carattere etico. Sfido infatti voi ad accettare peperonata in pieno agosto, oltretutto in una delle città più afose, e con le alici fritte e le cozze della nonna in aggiunta. Potrei continuare ma adesso vado a suicidarmi con i gamberetti al cioccolato. E domani pomeriggio avrò anche una partita di pallone...speriamo che quattro ore bastino per smaltire il pasto. Non come quella volta che portai due amici a pranzare da mia nonna e mezz'ora dopo eravamo sul campo di gioco. Credo che sull'erba sintetica di quel campetto ci siano ancora i resti della pasta che hanno vomitato quel giorno di oltre quattro anni fa. 
Distrazioni e bruciature a parte, che possono capitare, specie ai dilettanti come me, non che nell'olimpo della cucina manchino del tutto le castronerie. Con un semplice giro sul web si possono sperimentare ardite combinazioni, dalle costolette d'agnello con salsa alla menta e cacao, al famosissimo pollo ripieno di banane "per dare un tocco sudamericano al piatto"(parole del cuoco). Lo sai che c'è un posto molto più utile dove puoi infilar dentro le banane? Perchè accanirsi sul pollo?
E questa è la cucina degli chef...se ci abbassiamo di livello non troviamo sperimentazioni sì avventate, bensì due filosofie di cucina ben distinta. C'è la cucina delle nonne del centro-nord, che ti  cucinano i bei piatti della tradizione e ti stroncano con una porzione che nemmeno Michael Phelps in periodo preolimpiadi riuscirebbe a reggere(a proposito: adesso che ha smesso di nuotare, con tutto quello che è abituato a mangiare, potrà andare a far la controfigura a Giuliano Ferrara). Poi c'è la cucina delle nonne del sud: porzioni più o meno grandi, ma infarcite di quantità di ingredienti che variano dai pinoli alle alici impanate e avvolte negli spinaci infilate dentro una torta salata che viene spacciato per sformato di verdure. Dal nulla spunteranno fuori pezzi di salame, si materializzeranno salsicce quando già il pezzo sarà dentro la tua bocca. I vegetariani avranno la coscienza sporca per il resto della loro vita e la nonna a sghignazzare da lontano...perchè la nonna, si sa, non è mai vegetariana. 
Comunque, buon appetito!


P.S: devo ammetterlo, ho letto il blog di Biagio l'Orientale in cui, oltre a dei complimenti assolutamente apprezzati e ricambiati, viene mosso un velato rimprovero alla mia latitanza nell'aggiornate il blog. Sono colpevole, mani in alto. Hai ragione, caro Biagio, e non ci sono scusanti...d'ora in poi, confidando nell'arrivo di una precaria frescura, cercherò di essere più rapido. Magari gli aggiornamenti riguarderanno non questa sezione, ma le altre due, da troppo troppo tempo immobili. Consiglio ai miei fedelissimi lettori(che ringrazio) di dare quindi un'occhiata anche alle altre sezioni del blog, nei giorni di qui a venire.

mercoledì 22 agosto 2012

Viale del tramonto

Viale del tramonto


Gli scoglionamenti estivi sono contagiosi, ma non pensavo fino a questo punto. Io, lo ammetto, a volte mi annoio, ma una ragazza che ha appena finito il liceo, preso un buon voto alla maturità, dovrebbe essere ben più felice di me, invece di rassomigliare ad una rockstar in crisi d'astinenza. Eppure succede anche questo: il cattivo umore è dovuto alla paura di quello che verrà dopo, alla sensazione di non sapere bene qual è la propria strada(questa paura l'hanno tutti: chi fa finta di non averla è solo perchè accetta il rischio di andare avanti senza chiedere indicazioni). La verità è che questa è una brutta età, in cui non si sa proprio che cazzo fare in certe situazioni. E siamo pure abbastanza grandi, perchè c'è chi è messo peggio di noi. Immaginate un bambino di nove anni costretto dai genitori a far la pubblicità di una supposta(con annessa fornitura gratuita del prodotto). Ok, l'immagine è paradossale, ma se negli anni successivi il suddetto bambino(o bambina) intraprenderà una fortunata carriera nel mondo dello spettacolo ottenendo la parte di Mammolo nello sceneggiato anni '80 "In sette nani sotto un tetto", poi, quando la serie finirà, potrà davvero trovarsi nella sgradevole situazione di chi ha un corpo estraneo che gli entra da dietro. Se non si inizia a chiedersi fin da subito "Ma dove arriverò" si rischia di fare chilometri a vuoto, e credere di essere a Milano quando invece sei solo a Pomezia. Ce ne son tante, di puberi star, ad aver assaporato il gusto agrodolce della loro altalenante carriera. E oggi, che ormai non se le fila più nessuno, si occupano delle cose più disparate: c'è persino qualcuno che si guadagna da vivere intagliando sculture in legno con una motosega(è tutto vero).
Quindi, cara amica, sono d'accordo con te. Fai bene a preoccuparti di quel che farai, adesso che hai finito il liceo. Sempre meglio porsi delle domande che buttarsi alla cieca. Ti chiedo solamente di preoccuparti con un po' più di ironia, anche perchè era un anno che non ti vedevo, e ritrovarti ridotta in quello stato mi è dispiaciuto(dovresti anche smettere di fumare). E ,poi, ma scusa, non andare appresso ai bagnini. Con gente come quella altro che supposte...

domenica 12 agosto 2012

Poste italiane, il ritorno

Poste italiane, il ritorno


Il mio postino ha una tecnica tutta particolare di consegnare la posta: non la recapita di certo quando arriva in centrale. Preferisce aspettare che si accumulino due o tre missive per ogni appartamento del quartiere e poi effettua un'unica consegna in grande stile. Così è capace che ti ritrovi, dopo mesi e mesi in cui piangi perché credi che anche gli amici più fedeli dell'Enel o della Telecom ti abbiano abbandonato, di punto in bianco, una mattina, la cassetta esploda per quanto è carica. Ci sono cartoline delle vacanze di zii ormai morti di sette estati prima in Valtellina, ci sono bollette scadute e riscadute che ormai hanno una mora sopra di migliaia di euro, ci sono comunicazioni della banca risalenti a prima dell'avvento dell'euro, ci sono lettere d'invito  ad un matrimonio che, nel frattempo, ha prodotto due figli, tre amanti ed è naufragato in un fragoroso divorzio.
E' bello, in fondo, ricevere la posta così. E' come imparare in due minuti tutto quello che è successo negli ultimi dieci anni.

sabato 28 luglio 2012

Poste italiane

Poste italiane




A volte ci si chiede come mai i paesi in cui la depressione colpisce maggiormente sono proprio quelli la cui qualità di vita è più alta e dove i servizi funzionano meglio. La risposta è semplice: uno svedese alla mattina si alza e deve spedire un pacco, o fare un'operazione in banca, o accompagnare il padre ad una visita medica. Il soggetto si presenta al luogo preposto per l'attività nell'orario del suo appuntamento, viene ricevuto, si svolge quel che deve essere svolto e la sua operazione è conclusa con successo. Esce per strada ed il traffico è regolare, le macchine sono rare e silenziose e per strada non c'è neanche il rischio di pestare una cacca. Guarda l'orologio e si accorge che è passata solo mezz'ora da quando è uscito di casa ed ha già finito di fare tutto. E' inevitabile allora mettersi a pensare alla caducità della vita, al capello bianco spuntato quella mattina, agli anni che volano via senza ritornare più.
Cambiamo coordinate: un modesto cittadino di Latina deve ritirare un buono ormai scaduto all'ufficio postale. La dinamica dell'operazione è in sé semplice, ma le variabili da considerare sono innumerevoli. Può per esempio accadere che il giorno prima quell'ufficio postale sia stato vittima di una rapina(bottino 800 euro) da parte un malfattore che è stato visto allontanarsi zoppicando dal luogo del misfatto con il tesoretto in una busta. Può quindi accadere che, a causa di stress post-rapina, i dipendenti dell'ufficio siano stati temporaneamente sostituiti da altri impiegati i quali, giustamente, non hanno la minima idea di dove siano andati a finire i fascicoli relativi a quel buono. Può poi accadere che, anche una volta recuperati i fascicoli, il buono non venga riconosciuto dal sistema informatico dell'ufficio. Sarà dunque necessario inoltrare via fax richiesta di autorizzazione ad emetterlo alle poste centrali, dove l'unico fax sarà magari nascosto dietro una colonna di scaffali ed il messaggio sarà quindi recuperato solo fortuitamente, dopo otto ore, da un impiegato che tentava di riprendersi una penna cadutagli proprio là dietro. Se poi, malauguratamente, anche il sistema delle poste centrali non riconoscerà il buono, sarà necessario rivolgersi a Roma. A Roma. Lo ripeto ancora una volta: a Roma. Inviare una qualsiasi richiesta alle poste centrali di Roma aspettandosi una risposta equivale ad inviare un chihuaha al fronte aspettandosi che ritorni.
Con un po' di fortuna, in due o tre mesi la risposta arriverà ed il buono potrà quindi essere ritirato. Ma in tutto questo tempo, se anche un uomo avesse dei gravi problemi familiari, sentimentali, di salute, avrà poco tempo per deprimersi, perché la sua attenzione sarà sempre monopolizzata dalle piccole necessità quotidiane. Così arriverà a sei mesi dopo accorgendosi che i suoi problemi non esistono più, o non sono degni di preoccupazione.  Certo, se i problemi di qualcuno sono davvero gravi, allora ci si deprime lo stesso, ma all'uomo medio generalmente non succede. Se la vita di tutti i giorni è una guerra, non c'è tempo da perdere in chiacchiere ed inutili pensieri, bisogni armarsi e partire.

Poi si scopre che in due anni il buono ha maturato quindici euro lordi di interessi, con una ritenuta fiscale di 1,57 €. Allora ci si deprime davvero...

domenica 22 luglio 2012

Giorno d'estate

Giorno d'estate


Ogni giorno, d'estate, mi chiedo se quello che vedo sia vero o se sia illusorio. Deve essere il riflesso del sole a sfumare i contorni  e ad appannare gli occhi. E lì, col caldo che fa grondare sudore e rende la maglietta pulita un'arma batterica, si gioca questa sfida fra il miraggio che vorresti e la realtà  che non puoi decidere. L'estate non ha bisogno di riempire i suoi giorni di significato. Il vuoto è abbastanza. Ci pensa il sole ad attirare la nostra attenzione, a distrarci, a far brillare la pellicola dell'acqua sul mare. Una mano gliela dà anche la televisione, programmando palinsesti che rivangano nel passato di programma più o meno amati, ma sempre di un tempo che non è più l'adesso. Ed in questo stanco e pacioso turbinio di sensazioni fisiche e non,  l'estate annulla i limiti del tempo, toglie senso alla domenica(che resiste solo per chi va a messa) ,rallenta le azioni. Deforma lo spazio: prova tu a correre per il campetto sotto casa alle quattro con quaranta gradi. Ti sembrerà una corsa infinita. Sopisce le emozioni: rende inutile e vago l'amore, rende meno triste la tristezza. E rende quasi piacevole la solitudine, perchè il caldo è tanto che quasi non hai più voglia di parlare. L'estate è il tempo  della mattinata passata a dormire, del mare al pomeriggio con qualche vecchia conoscenza, dei pensieri un po' cattivi e superbi verso chi ha appena finito la maturità e deve iniziare a fare chissà cosa. Perchè per loro adesso, come è stato per noi prima, l'ultima estate da studente di liceo cristallizzava e condensava il ricordo di cinque anni, belli o brutti che fossero, in quei pochi mesi, facendo l'università o il lavoro, o il futuro in generale, una cosa lontana e impossibile, talmente grande che era meglio non pensarci. Quando poi ce la siamo trovati di fronte, quella cosa, abbiamo scoperto che è infinitamente meno grande di quel che pensavamo, e anche infinitamente meno seria, e per questo, forse, più difficile, per chi è abituato a prendere sul serio quel che fa o quel che studia.
D'estate si muore, ma di una morte dolce, e lenta, lenta che non te ne accorgi e in fondo sei felice di lasciarti andare. Nei sogni o in un sorriso disegnato nel tremore dell'orizzonte dal sole che batte forte e non si ferma mai.

martedì 17 luglio 2012

Vola fantasia

Vola fantasia




Il post di oggi è più informativo che altro...non c'è molto da dire, a parte, forse, l'addio per l'estate di Biagio, il quale, dopo una corsa al fotofinish contro la media richiesta per la permanenza al collegio di merito, grazie ad un 30 , è riuscito per pochi decimi di punto ad agguantare la meritata riconferma. 
Per il resto ,il sottoscritto è tornato a casa, e ,avendo finito gli esami ma non la propensione per l'autolesionismo, si è portato dietro un mattone in inglese da finire, almeno questa è l'intenzione, per i primi di settembre. 
Allora a cosa serve questo post? Quasi a niente, se non a consigliarvi di visitare uno dei siti(ormai ce ne sono tanti) di fanfiction. E che sono? Facile: trattasi di fan di film, serie tv, fumetti, libri e cartoni animati che decidono di scrivere delle proprie storie usando come protagonisti i loro personaggi preferiti. Leggere queste storie, soprattutto se si è a conoscenza, e magari amanti, di una certa serie, è molto divertente, si può magari ritrovare scritto il finale che si era sempre desiderato, e che era stato disatteso dagli sceneggiatori ufficiali. E' ovvio che non tutte queste storie meritano allo stesso modo. E' infatti una dura verità il fatto che più la serie sia popolare più la qualità delle fanfiction tende a diminuire, con le dovute eccezioni. E' comunque sorprendente, per un lettore, trovare che alcuni fan hanno probabilmente una capacità creativa di gran lunga maggiore di quella dei creatori dei personaggi, ma non finisce qui. Alcuni coraggiosi si lanciano anche in fanfiction che hanno come protagonisti gli attori della loro serie preferita. Quindi, e già vi vedo smaniare, potrete trovare digressioni sentite sulla situazione sentimentale di Justin Bieber(ancora lui! Ma io non posso farci niente, già il solo fatto di tirarlo in ballo è divertente!) o sul prossimo matrimonio di quell'altro, o sul figlio segreto di quell'altra o quel che volete voi. In conclusione, vi consiglio di fare un giro in internet e cercarne qualcuna, di fanfiction...e poi una chicca speciale: c'è sempre una sezione dei siti di fanfiction con rating M, ovvero con storie contenenti allusioni erotiche più o meno esplicite. Ha un non so che di conturbante scoprire come ci sia questa sezione, e anche ben nutrita, nel capitolo delle Fanfiction sui personaggi Disney. e di cosa si parlerà mai? Beh, questo lo dovete scoprire da soli...

martedì 10 luglio 2012

Favole moderne

Favole moderne





L'ultimo post è stato il meno visto dal Pleistocene...in fondo me lo aspettavo ed è giusto così.
In compenso il post precedente ,quello sui vampiri, sta sfondando qualsiasi record di visualizzazioni...quindi che fare? Facile, parlare ancora dei vampiri!
Purtroppo questa settimana non ho molto materiale a disposizione, nel senso che non sono riuscito, nè in fondo ho voluto, a vedere il secondo episodio della magnifica saga...ciò non vuol dire però che io sia stato con le mani in mano. Ho trovato un magnifico contatto per vedere in streaming l'ultima fatica cinematografica della protagonista della saga suddetta, ovvero "Biancaneve e il cacciatore". E' stata un'avventura epica...a partire dal video, che era in pratica il video di un cellulare coraggiosamente ripreso da un tizio dentro ad un cinema. Era quindi facile vedere sagome di persone che passassero davanti allo schermo...una di loro si è anche fermata ad un tratto davanti al nostro eroe e sembrava stesse dicendogli qualcosa di molto  brutto. Per un momento ho avuto paura lo menassero, ma poi è andato tutto liscio e il tizio incazzoso è sparito. 
Per quello che ho potuto vedere del film, ed ovviamente secondo la mia modesta opinione, è moderatamente una cagata. Quello che lo rende però imperdibile è il fatto ,a dir poco eroico, che ,nonostante l'enorme differenza di genere, di trama, di approccio, di caratterizzazione, di regia, di atmosfera, l'espressione di quella dannata donna non accenni a cambiare un secondo. Ve lo giuro: è la stessa di "Twilight" e di, a questo punto devo immaginarlo, tutti gli altri film che abbia mai girato. Devo cominciare a pormi delle domande: o questa ragazza ha subito una presi facciale per cui dai dodici anni in poi la sua espressione facciale è rimasta immutata, oppure ha scelto un approccio alla recitazione molto particolare, certamente degno di nota. Non è infatti una cosa facile mantenere lo stesso sguardo in due film completamente diversi. E se in futuro le dovessero proporre di recitare in "Pippo e Pluto allegri pompieri"? Come farebbe? Non ci sono dubbi: l'espressione rimarrebbe la stessa. Questa donna meriterebbe un oscar per il suo lavoro. Non ho mai visto un'attrice capace di far quello che fa lei.

P.S: un amico mi ha raccontato che una volta ,a New York, è stato inopinatamente mandato a fanculo da Justin Bieber, che, abbassando il finestrino della limousine,gli ha fatto un gestaccio? Voi ci credete o era solo un modo per farsi pubblicità? Io, per quello che posso, ci credo. E Justin Bieber mi piace sempre di più. Non ho cuore di rovinare la mia opinione su di lui ascoltando una sua canzone...e quindi non lo farò.

domenica 1 luglio 2012

Corsi e ricorsi

Corsi e ricorsi




L'Italia ha perso: chissà che aveva scommesso Buffon su questa partita?

Ok, dopo questo inizio leggermente piccante e anche piuttosto spiacevole, passiamo al pezzo vero e proprio. In realtà sulla partita in sé non c'è molto da dire. Quello che in realtà vorrei raccontare è una storia di qualche anno fa, pochi a dire il vero, che mi è tornata alla mente proprio stasera,guardando la finale. Sarà una storia un po' di parte, lo ammetto ,quindi se vi stancherete di leggere lo posso capire, ma per una sera voglio concedermi un po' di faziosità. 
Avete visto i giocatori della Spagna? Avete visto quel centrocampo? Busquets, Xavi, Iniesta? E l'attacco? Pedro lo avete visto(è entrato a metà del secondo tempo)? E Piquè in difesa? Giocavano a fare i geometri in campo, erano bellissimi da vedere. Non sbagliavano mai. Erano perfetti. Sapete dove giocano tutti loro? Facile, al Barcellona. E se avete visto una partita del Barcellona(magari non di quest'anno, ma certamente dell'anno e anche prima) avrete capito da dove la Spagna, fin dall'europeo del 2008, ha imparato il suo modo di giocare. Schemi esattamente uguali, o molto simili. Sono stati imbattibili nel 2008, sono stati imbattibili nel 2010 e lo sono stati anche stasera. Per diversi anni sono parsi seguire una linea di imbattibilità parallela a quella del loro alter ego nella Liga Spagnola: il Barcellona. Quest'anno però il Barcellona l'ha persa la Liga. Allora non è impossibile batterli!  E contro chi hanno perso? Beh, contro l'unica altra squadra decente in Spagna al momento. Il Real Madrid. Ma, voi direte, a noi che cazzo ce ne frega adesso? In realtà c'entra perchè la storia che vorrei raccontarvi ha qualcosa in comune con il Real Madrid che ha battuto il Barcellona che gioca come la Spagna che ci ha asfaltato: l'allenatore. 

Un paio di anni fa era una bella squadra il Barcellona, anzi, era la squadra più forte del mondo. Aveva metà dei giocatori della Spagna di stasera, più Puyol, un certo Ibrahimovic e il mitico Messi. Erano arrivati in semifinale di Champions League battendo quattro a zero l'Arsenal nei quarti, giocando come ha giocato stasera la Spagna. Non perdevano mai. E in semifinale capitarono contro una squadra un po' sfigatella, che non vinceva quella coppa da quarantacinque anni, e che andavano tutti a dire da un po' di anni "in Europa non vinceranno mai". E dopo un quarto d'ora della semifinale di andata quella squadra sfigatella prese gol, proprio come l'Italia ha preso gol stasera, per una disattenzione difensiva. Frittata fatta, e coppa nel cesso. Stasera ho avuto l'impressione che dopo il primo gol la Spagna fosse praticamente certa di vincere la partita, come due anni fa ebbi l'impressione che il Barcellona, dopo quel gol, fosse certo di vincere la partita. 
Non fu proprio così. L'allenatore di quella squadra di sfigati dovette pensare: come facciamo a non far giocare 'sti spagnoli? Facile: basta convincerci che loro ci hanno sottovalutato e cercare di vendergli quella convinzione al prezzo più basso possibile. Anzi, regaliamogliela, e nel frattempo andiamogli addosso.
Pare funzionò: dopo qualche minuto gli sfigati pareggiarono, e da quel momento il grande Barcellona non giocò più. La partita finì 3 a 1, ma c'era ancora il ritorno, e con un due a zero pulito il Barcellona avrebbe passato il turno. Ora, stasera la Spagna ci ha messo nulla a farcene quattro. Cosa potevano essere due gol per quel Barcellona? E cosa potevano essere due gol dal momento che dopo un quarto d'ora gli sfigati si ritrovarono senza un giocatore, espulso per doppia ammonizione(meritata)? Era un gioco da ragazzi. Passaggi e contropassaggi, tic toc tic toc e prima o poi si segna. Oppure no? 
Quella sera non si segnò, o meglio, si segnò a cinque minuti dalla fine il primo gol, e non fu abbastanza. Gli sfigati erano uno in meno, e rimasero tutto il tempo a difendere, e l'allenatore continuava a dire ai suoi: lasciamogli credere di essere i migliori, noi rimaniamo dietro, e non facciamoli fiatare. Funzionò ancora. Gli sfigati con un uomo in meno fecero giocare a torello per un'ora e mezza il Barcellona. C'erano Xavi, Busquets, Pedro, Piquè...ma non fecero due gol, e furono eliminati.
Stasera che l'aria tirava male si è capito fin da subito, e lo ha capito benissimo Tiago Motta, che si è infortunato dopo un secondo dall'entrata in campo. Sarà che lui non gli spagnoli non riesce a giocare, perchè anche in quella semifinale di ritorno, fu lui a farsi espellere dopo un quarto d'ora, lasciando i suoi in dieci.  
Io sono un ammiratore di Prandelli, l'allenatore più signorile che abbiamo avuto dai tempi di Zoff, e spero che rimanga in nazionale. Credo sia stato tutto sommato un buon europeo, abbiamo vinto la doppia sfida(calcistica e politica) con la Germania(vediamo di trarne buoni frutti, soprattutto dalla seconda vittoria).
Alla fin fine, perchè vi ho raccontato questa storia? Che cosa può insegnare? Beh, anzitutto ci insegna che il gioco della Spagna è battibile ma che per batterlo l'Italia deve giocare da Italia(catenaccio, lanci lunghi e difesa ad oltranza sperando nei rigori) e non tentando di passarsi la palla. Ma soprattutto questa storia ci insegna che, nonostante tutto, Jose Mourinho è il più grande allenatore del mondo e, in Italia, ce lo abbiamo avuto solo noi!

P.S: Secondo me se, nell'intervallo fra il primo e il secondo tempo della partita di stasera, avessero fatto arrivare ai giocatori comunicazione dal ministero degli interni che l'intera squadra era coinvolta in indagini per scommesse clandestine e rischiavano tutti qualche anno di galera, avremmo fatto cinque gol in tre minuti e adesso staremmo a festeggiare. Pazienza, son cose della vita.

E sempre forza Inter!

Questo post riflette convinzioni squisitamente personali dell'autore, che possono quindi essere liberamente insultate, denigrate a piacimento da eventuali lettori e commentatori

venerdì 22 giugno 2012

Sangue su sangue


Prima di iniziare un doveroso ringraziamento a due persone che mi sono state particolarmente vicine in questo periodo un po' difficile...se leggeranno il post sapranno che è dedicato a loro...


Sangue su sangue






Mi ero ripromesso di fare un post sulla Grecia, ma stasera non è sera: ci avevo sperato in una vittoria, ma è andata diversamente. Che fare allora? Bah, proviamo a trovare un argomento a caso...
Ho visto il primo film di Twilight...vabbè alcune volte mandavo avanti veloce però il concetto l'ho afferrato.
Che dire? Ho trovato alcuni spunti interessanti...l'atmosfera vagamente dark...le nubi...la pioggia(lo sapete che non ci sono più le mezze stagioni?), senza contare che l'attrice protagonista riesce nell'incredibile impresa di mantenere per tutta la durata del film la stessa identica espressione(che può essere alternativamente quella di minatore a fine turno o di un'alcolizzata cronica). Perchè fate quelle facce? Credete che io ne stia parlando male? Tutt'altro. Non sono come quell'amico che disse "se prendi una storia tipo Moccia e al posto degli uomini ci metti dei vampiri capisci che fai molti soldi". Non mi va di criticare quando lo sanno fare molto meglio altri. Guardiamo i lati positivi:...............................................................................................








Vabbè dai! Era uno scherzo! Ma che ve la siete presa? Non fate i permalosi! Vedete, è questo che preoccupa dei grandi successi: dopo il successo arriva la psicosi da critica intellettuale. I numerosi fan iniziano a nascondersi, a cambiare nome, a farsi crescere barba e baffi(anche se son femmine) per non essere accusati da qualche maglione a collo alto(che è sempre in agguato) "Ma tu sei quella a cui piace..." e li scoppia il casino. Facciamo un'altra prova: andate su youtube e guardate un video musicale di qualsiasi cantante che abbia prodotto musica dal diciassettesimo secolo ad oggi, non importa se Mozart, David Bowie o Lady Gaga. Su ogni singolo video troverete almeno una  ventina di commenti di gente che dice "che bello! Questa è musica, altro che Justin Bieber...". Giuro! Almeno venti commenti la cui unica funzione sociale è sparare merda su questo Justin Bieber. Io non conosco Justin Bieber, ma mi sta simpatico. Su di lui leggo solo cose brutte, a parte quel tizio che alla fine della discussione interviene con un "ma che cazzo! mica ho postato il video per aprire un dibattito su Justin Bieber! Ascoltate la canzone e non rompete ancora..." e lì partirebbe l'applauso fantozziano. Senza contare un altro aspetto inquietante. Io mi chiedo: ma se su ogni dannato video non fanno altro che maledire Bieber, come fa Bieber ad essere così famoso? Dove sono i suoi fan? Si nascondono, come gli elettori di Berlusconi che quando andavi in giro e parlavi male del governo erano tutti d'accordo con te e nessuno ,nemmeno fra i suoi domestici, l'aveva votato, ma poi prendeva milioni di voti.
Non siamo certo qui per parlare di politica, e a dire la verità nemmeno di Bieber, ma l'esempio era calzante. Basta vergognarsi di ascoltare Justin Bieber, basta vergognarsi di aver apprezzato i libri sui vampiri, se lo avete davvero fatto. Siate sinceri, tanto, come dice giustamente Biagio l'Orientale, quei libri potranno anche non essere Dante, ma non hanno nemmeno la pretesa di esserlo, anzi, hanno la pretesa di essere tutt'altro. Quindi ,ogni libro al suo posto, non scanniamoci e non buttiamo via sangue(che, visto il contesto, potrebbe attirare creature indesiderate) e ognuno legga quel che vuole.

P.S: Che dite? Se il film mi è piaciuto? Per me è meglio di Natale sul Nilo e di tante altre porcate. Non lo credo un capolavoro però muoio dalla voglia di vedere il secondo episodio della saga: voglio esserci nel momento in cui LEI cambierà espressione per la prima volta!
"Ma non succederà mai..."
Eddai! Non rovinatemi la sorpresa! 

martedì 12 giugno 2012

Someone saved my life tonight

Someone saved my life tonight


Ieri il caro Biagio l'Orientale mi ha espresso il suo rammarico dal momento che, avendo finito di leggere la produzione poetica del Pavese, non ha più nulla di deprimente con cui dilettarsi. Gli ho consigliato l'ultimo Montale, ma non è questo punto. Mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto pensare a quanto ci sia bisogno di legger cose tristi, a volte, per essere felici. E' un fatto di puro egoismo. Leggo di uno che è costretto a vivere dividendosi il formaggio marcio coi ratti della strada e sorrido: meno male che non sono io. E' come quella canzone di Checco Zalone sulle note di "Meno male che Silvio c'è", si chiama "Meno male che non è a me" e rappresenta in fondo una filosofia di vita interessante. Se poi ci capita di sentirci depressi quanto quelli di cui leggiamo le gesta, possiamo sempre consolarci col "mal comune mezzo gaudio". In ogni caso leggere cose deprimenti ci fa stare meglio. E' un consiglio per il futuro, un ricostituente, una medicina da prendere con regolarità per aiutare il proprio bioritmo quotidiano. Perchè preoccuparsi? Tutto andrà per il meglio e, come disse Adriano Galliani dopo una sconfitta contro il Torino, "si può sempre peggiorare", perciò su col morale. Spariamoci qualche bel verso di qualche esistenzialista francese e, se proprio non riusciamo a migliorare, almeno sforziamoci di scrivere dei nostri cattivi pensieri. Potremmo salvare la vita di chi, un giorno li leggerà pensando "io devo essere felice, perchè questo qui stava cinquemila volte peggio di me".
Basta così poco per fare del bene a volte.

sabato 9 giugno 2012

Buon ascolto

Un post brevissimo, unicamente in funzione di scuse per l'imperdonabile ritardo nella pubblicazione dei post, e poi per consigliarvi un ascolto. Trovate il link a youtube proprio qua sotto.
Ci rivedremo presto, non vi libererete facilmente di me. Fidatevi!


http://www.youtube.com/watch?v=Ww4LwS0REEc

mercoledì 30 maggio 2012

Metafore di vita vissuta

Metafore di vita vissuta


Lo confesso: volevo arrivare a 1000 visualizzazioni prima di pubblicare il nuovo post. Sono quegli attacchi di narcisismo telematico a cui non si può rinunciare. In fondo è un modo anche questo per tirare avanti. 
Di che cosa bisogna parlare? Esami e pensieri vari assorbono il tempo tanto da non permettere di proseguire ,per ora, sia col racconto sia con il Vangelo. Ci si deve dunque rifugiare nel classico post di transizione.
Di che parliamo? Parliamo di calcio.
Il campionato è finito ed i giocatori ,oramai, si dividono fra la galera(quest'estate va molto di moda), le vacanze e gli allenamenti per gli europei. Insomma, è un anno pieno. E' un anno in cui sono successe diverse cose che non si vedevano da un sacco di tempo: uno scudetto alla Juventus, che non accadeva dal 2003(no, mi dispiace, ma quelli ritirati non li conto), il Chelsea che vince la Coppa dei Campioni,novità unica, l'Inter che cambia tre allenatori in un anno(tristi ricordi) e un allenatore che finisce sul registro degli indagati, non si sa se per calcio scommesse o per furto di toupè(ma gli inquirenti propendono per la seconda ipotesi). Sto parlando ovviamente di Antonio Conte, uno che vuole fare il Mourinho italiano ma non sa che per fare il Mourinho serve qualcosa che nessun allenatore(NESSUNO) ha mai avuto e ha. Serve la parola. Perchè? Perchè Mourinho sa parlare e gli allenatori , in genere, no. Non è un fatto di grammatica(quella si perdona) quanto piuttosto di concetti. E' un'eterna sfida fra giornalisti e allenatori a chi fa domande e dà risposte rispettivamente più idiote e più inutili possibili. Non ci credete? Facciamo alcuni esempi. Seconda giornata di campionato: una squadra di levatura medio-bassa, come può essere il Catania, riesce ,grazie a pali e a lisci avversari, a vincere le prime due partite. Tipica domanda di un esemplare di giornalista sportivo ad un esemplare di allenatore medio di serie A: "Allora ,dopo queste vittorie, possiamo dire che il sogno Europa è possibile?". Ma come cazzo ti viene in mente? Non potevi fare una domanda sulla qualità dei legamenti del terzino destro? Sarebbe stato più intelligente. Alla fine della stagione quella squadra inevitabilmente dovrà sputar sangue per graffiare la salvezza, e quel giornalista sarà ancora lì, preparando una nuova dose di iella per il campionato successivo. 
Passiamo all'altra sponda. Ecco un tipico commento post-partita di un allenatore medio, a prescindere dalla domanda: "Beh, certo, oggi è stata una partita dura, ma lo sapevamo che andavamo a giocare con una delle squadre più in forma del campionato". STOP! Prima di riprendere, analizziamo: come mai ogni squadra che affronti, ogni settimana, è una delle squadre più in forma del campionato? Come mai il Milan e la Reggiana sono sullo stesso livello? Come mai quella squadra che tu dicevi in forma alla fine retrocederà con sei giornate di anticipo? Semplice, perchè è una squadra di pipponi e tu non hai il coraggio di dirlo. Se poi giochi contro chi è reduce da dieci sconfitte consecutive non puoi dire "la più in forma" allora dirai "anche se vengono da un periodo difficile hanno giocatori di grande qualità". Non è vero: il terzino è un liscione ed ha due ferri da stiro al posto dei piedi, per non parlare del centravanti: sembra Ronaldo(quello vecchio) dopo un'impepata di cozze.
Seguitiamo con l'intervista:"Penso che oggi la squadra ha fatto bene, i ragazzi hanno tenuto bene il campo e poi si sa che queste partite sono spesso decise da episodi ed è importante concretizzare tutte le occasioni". Analisi: è ovvio che i ragazzi abbiano tenuto bene il campo, altrimenti sarebbero a servire cheeseburger e non in Serie A; è ovvio che le partite sono decise da episodi, considerando che gli episodi sono fatti e che tutta la storia dell'universo è decisa da episodi; è ovvio che dopo "penso che" ci andasse un congiuntivo, ma tu non lo sapevi. Io non sopporto gli allenatori quando dicono che le partite sono decise da episodi. E' come dire che la musica è decisa dalle note.
Si capisce quindi al primo colpo perchè Mourinho è inimitabile: dove si trova un altro allenatore che parla di "prostituzione intellettuale", di "struttura calcistica" che fa espellere due giocatori per fargli scontare la squalifica durante una partita inutile e ripresentarli non diffidati agli ottavi di Champions, che abbraccia Materazzi dopo aver vinto la finale di Coppa e piange(e piange pure Materazzi)? 
Non vado avanti, ma voglio concludere con una perla che ,a suo tempo, sentii pronunciare da Massimiliano Allegri, già alla guida del Milan.


"Il primo tempo è stato molto difficile, però...credo che...più che il primo tempo sia stato difficile il secondo...tempo"


Roba che neanche Luca Giurato.

lunedì 21 maggio 2012

I socializzatori-Parte II

Bartolini Francesco era seduto nella sua stanza, e nelle cuffiette la musica arrivava a sprazzi. Oppure era lui che certe volte non ascoltava. Avrebbe potuto portare Valentina a fare un viaggio, magari in montagna. Una passeggiata, un pranzo assieme. Alzò il volume della musica. Non sembrava vero. Infatti non lo era. 
Gli incontri al circolo proseguirono, ma Bartolini Francesco, di progressi, ne faceva pochi. Parlavano continuamente. Il terapista li faceva assaggiare nuovi cocktail e ascoltare nuovi pezzi dal DJ, poi faceva raccontare: da quanto tempo non vai in discoteca? Da quanto non esci con un gruppo di almeno dieci persone? Ti capita spesso di avere voglia di rimanere da solo? Perchè vuoi stare da solo? Perchè vuoi avere pochi amici?
Cosa significa essere amici?
Valentina faceva veloci progressi. Dopo due settimane era già riuscita ad andare in discoteca ed aveva rimorchiato due ragazzi. Bartolini Francesco la osservava mentre parlava, radiosa, della sua serata precedente, e tutti applaudivano. Si era tinta i capelli di nero, si era truccata. Lui invece aveva sempre il solito paio di occhiali. E non sorrideva mai. O non voleva farlo. Appena tornava a casa telefonava al suo amico. Come stai? Come va? Niente di nuovo? Parlavano e Bartolini Francesco si sentiva un po' meglio. Iniziò a chiedersi come mai stesse così male. Provò a parlarne col terapista. Quello gli disse che doveva intensificare gli incontri, con una faccia preoccupata. Bartolini Francesco era strano: non era amico di nessuno, non usciva mai con gruppi di più di dieci persone. Forse bisognava avvertire le autorità. Ma sembrava una persona così innocua. Solo troppo sola. E quando si è da soli fin dal principio, è difficile trovar qualcuno disposto a prenderti con sè.
Bartolini Francesco un giorno tornò a casa, e si accorse che in un mese di incontri non aveva nemmeno chiesto a Valentina il numero di cellulare.

domenica 20 maggio 2012

I socializzatori

I socializzatori



C'era una volta un mondo in cui tutti erano amici. Con il sole o con la pioggia si usciva sempre e c'erano dei locali bellissimi che rimanevano aperti fino a tardi. Tutti non vedevano l'ora di provare il nuovo cocktail al cardo mandorlato nel nuovo night aperto fino alle quattro, e si organizzavano gruppi minimo di venti persone. 
C'era un mondo in cui tutti erano amici. Poi c'era Bartolini Francesco. Di amici non ne aveva nessuno. 
Sbagliato. Ne aveva uno, ma non lo vedeva quasi mai. Abitavano troppo lontano. Si scrivevano su internet, quando potevano. Per il resto, Bartolini Francesco non aveva amici. Ci avevano provato, parenti e compagni di classe, a curarlo. Lo avevano costretto ad uscire diverse volte, ma in quelle sere in disco davano sempre da bere il cocktail al rutto di barboncino, che a Bartolini Francesco faceva schifo. Così rimase impressionato e, come disse lo psicologo, lo schock gli provocò una specie di blocco. 
Usciva Bartolini Francesco, ma da solo. Passeggiava lungo il fiume oppure in città. Alzava la testa e guardava i palazzi. Poi si riposava seduto su una panchina. Per le strade a volte non c'era nessuno, perché erano tutti dentro a un bar. Oppure c'era la folla che non lasciava passare neanche uno spillo.
Un giorno Bartolini Francesco si svegliò e, guardandosi allo specchio, capì che bisognava fare qualcosa. Star da solo era triste. Bisognava trovare un rimedio. E fu così che, con grande coraggio e vincendo una grande vergogna, iniziò a frequentare dei gruppi di cura per asociali. Si chiamavano "A.A", ovvero "asocialisti anonimi", il che dava ancora origine a qualche spiacevole equivoco di natura politica che non di rado sfociava in risse con appartenenti a centri sociali e circoli culturali decisamente di sinistra. 
Era mattina presto, verso le nove, in una bella giornata di sole. Bartolini Francesco si presentò di fronte alla sede degli "A.A" e bussò delicatamente. Gli aprì una tizia occhialuta che lo condusse ad una sala circolare con una lampadario di  vetro a palla al centro del soffitto, un bancone da bar con annessa barista da un lato, un dj dall'altro e, in mezzo, diverse sedie di plastica. Pensò d'aver sbagliato indirizzo Bartolini Francesco, ma quando fece per andarsene la barista lo riprese. La seduta sarebbe cominciata di lì a poco. Bartolini Francesco si sedette ed aspettò. A poco a poco iniziava ad arrivare la gente. C'era un tizio coi capelli rossi  e ricci. Disse di studiare scienze matematiche e fisiche. C'era un vecchio che teneva un rosario fra le mani e pregava sottovoce. C'era una ragazza. L'unica. Ma non parlò. Non disse nulla. Quando entrò il terapista tutti si alzarono in piedi. La barista iniziò a preparare i cocktail ed il dj mise su un pezzo elettronica dal basso devastante. Il terapista prese un microfono e salutò. <<Adesso vi presenterete e poi parleremo delle vostre esperienze.>>. Tutti si presentarono e Bartolini Francesco scoprì che la ragazza si chiamava Valentina e studiava storia all'università. Aveva vent'anni e nessun'amica, nè amico. Quando toccò a Bartolini parlare, lui disse solo la verità. Un amico ce l'aveva ,ma si vedevano poco. Abitava lontano. Il terapista scosse la testa e gli si avvicinò. Gli mise una mano sulla spalla e poi gli sussurrò <<Non può essere un vero amico se è lontano. Gli amici sono vicini e tu ne troverai tanti, qui, fra di noi. Abbi fede.>> Bartolini Francesco sorrise, e subito dopo arrivò la barista, col vassoio pieno di bicchieri. <<Anche io ho frequentato questo gruppo>> disse lei porgendo i bicchieri ad ognuno, <<Mi ha aiutato a diventare una persona vera>> fece con gli occhi scintillanti. Tutti bevvero e tutti sputarono via gran parte del liquido. Il terapista non si preoccupò. Era una cosa normale. Non erano abituati. <<Che cos'è?>> chiese il tizio coi capelli rossi, <<Cardo mandorlato>> rispose la barista, e lui non capì. <<Col tempo apprezzerete>> fece tranquillo il terapista. Bartolini Francesco guardò per un momento Valentina. Aveva i capelli lisci a metà collo, gli occhi castani leggermente lucidi. Le mani strette e ruvide. Tremava. Non distoglieva mai lo sguardo dal terapista, ma non ne era affascinata, si capiva. Bartolini Francesco rimase a fissarla. Come sarebbe la vita se lei fosse mia amica?


(to be continued...)

mercoledì 16 maggio 2012

Let us Folk

Let us Folk



Non so se avete visto il nuovo programma di Fazio. E' interessante, specie se paragonato all'offerta generale dei palinsesti televisivi, e poi è carina l'idea che ogni ospite debba portare una parola su cui riflettere. Tuttavia, poiché l'età media dei suddetti ospiti si avvicina pericolosamente a quella di Adamo, ho deciso di portare anche io una parola su cui riflettere e per cui rompervi le balle. Se domani mi saranno venuti i  capelli bianchi, vuol dire che sono stato colpito anche io dalla sindrome di Fazio(quella che ti trasforma in un novantenne simbolo del mondo intellettuale che ha scritto il suo nuovo libro su come mai la civiltà moderna è decaduta).
In ogni caso, la mia parola è Folk. Cosa significa Folk? Beh, questo è facile: significa "popolo". Mai sentito parlare di Volkswagen? Bene, quella è la macchina del popolo(sebbene i prezzi sian poco popolari, ma i tedeschi son più ricchi di noi). Non fraintendete: la parola è inglese, sebbene il tedesco non differisca molto. Folk è il popolo inteso come tradizione, come piacevole vecchiezza di certe tradizioni, Folks sono i tuoi vecchi, i tuoi genitori, quelli che ti rompono le balle quando si ritorna tardi la sera. Folk è il popolo che porta avanti la sua cultura. Folk sono i personaggi di Steinbeck(se non avete letto Steinbeck, ve lo consiglio). Folk è il bifolco(con cui c'è una piacevole assonanza), il villico, lo zappatore, quello che canta le nenie in dialetto mentre raccoglie zucchine, quello che c'ha la moglie con il gonnone e la cuffia in testa, quello che c'ha il figlio che a 3 anni già c'ha 15 anni di contributi(e forse riuscirà ad andare in pensione prima di morire). Folk è lui, Folk sono loro. I fritti della nonna sono Folk, sono Folk le maglie di lana, che ancora oggi evocano immagini demoniache. Sono Folk le contadinotte bionde e cicciotte che si vedono in certi filmati sulla vita dell'Europa dell'est. Un sorriso sincero è abbastanza Folk, meglio se sdentato. 
Ma Folk, per me, è soprattutto la musica. La vera musica. Biagio un giorno, perdutosi in un labirinto di collegamenti ipertestuali su Wikipedia, sostenne di aver scovato che la musica moderna trae origine dal fantomatico "Chicago Blues", genere primigenio forse suonato nei Night Clubs del Pleistocene da rettili negri che sapevano suonar bene la tromba. Da lì, pare, nacque tutto, e si arrivò a quelle cantilene greche che si suonavano durante i banchetti, con quei flauti e quelle cetre, ai canti gregoriani che ancora oggi sono sinonimo di euforia, alla musica classica e così via. Ma io non sono tanto convinto di questa tesi. Gli Australopitechi saranno pure stati bravi con le trombe, ma la vera musica nasce più tardi. Nasce nei campi di cotone, dove fra filari bianchi molte teste nere(che brutta bicromia, eppure ha avuto successo) sfacchinavano come schiavi. E in effetti lo erano. E cantavano per tirarsi su. Se si cantano ancora oggi, son belle le loro canzoni, perché io credo che la bellezza di una canzone sia proprio quella di non dipendere dall'epoca in cui è stata scritta. E' questo il Folk, lo spirito del contadino. La tradizione che va avanti incurante del passare del tempo. La tradizione che non invecchia, perchè non ha tempo. 
Lanciamo un'inchiesta: qual è per voi una canzone davvero Folk? Nel senso che rispecchia lo spirito di un popolo, che si addice bene ad una contadinotta grassa. Si accettano tutti i tipi di risposte. La mia la trovate qua sotto. Commentate numerosi!!!

http://www.youtube.com/watch?v=4PmhD_AsNLs

lunedì 14 maggio 2012

Vado a vivere in Brasile

Vado a vivere in Brasile

Pare che in Brasile diano il 9% di interessi sui conti correnti bancari. Chiedo ai lettori(credo due) che mi seguono(e per questo va a loro un caloroso ringraziamento) da quel lontano lido se possono confermarmi questo fatto. Se è così, aspettatemi, che fra poco vengo anche io. 
Il Brasile è un paese che spacca, diciamocelo. Si può amare od odiare, ma spacca. Non a caso è una delle nazioni emergenti, e non a caso è pieno di italiani. C'è un legame indissolubile fra noi e il Brasile. Pensateci un po': siete mai andati a Napoli? Ok, adesso moltiplicate quello che avete visto a Napoli per le dimensioni di un intero paese, ed avrete il Brasile. E' vero, è così. Il Brasile è un paese fatto tutto di napoletani(cosa sono questi spari che ho sentito? E quel sangue che mi scorre davanti?) ma non per questo deve essere visto male. Subito tutti i benpensanti saranno pronti a fare le loro sparate sul fatto che in Brasile tutto è arraffazzonato, non si lavora seriamente, si prende la vita alla leggera e non ci sono adeguati servizi sociali.
Tutto vero, ma ,in verità, dobbiamo ammetterlo: è questo che fa andare avanti  il mondo. Perché in Svezia si suicidano ed in Brasile no? Perchè in Brasile ti ammazzano prima, direte voi. Vero, ma solo in parte. C'è anche un'altra ragione: se in un paese tutto funziona bene, nessuno deve preoccuparsi di niente, quindi subentra una forma di noia esistenziale che alla fine uccide l'individuo. Se invece ogni mattina bisogna prepararsi ad una battaglia per attraversare la città, per andare al lavoro, per portare il bimbo dal dentista(e che dentista!) non c'è tempo di intristirsi, bisogna combattere a denti stretti(se il dentista non te li ha già fatti cadere). E' per questo che i brasiliani spaccano. Perché hanno capito come va la vita e, nonostante tutto ,si preparano ad affrontarla col sorriso. 
La scritta in mezzo dice "Ordine e Progresso". Sul secondo ci stanno marciando bene. Sul primo? Beh, considerate che ci son quartieri dove ,molto educatamente, se un tipo dà fastidio alla cittadinanza, quelli organizzano una bella ronda e ,in serata, lo fanno fuori. Senza rancori personali ovviamente. Più ordine di così cosa volete, Himmler?

Detto questo, gli italiani hanno sempre avuto un legame viscerale con questi paesi qui. Forse è perchè ci ricordano quell'aria di simpatica disorganizzazione, forse perchè anche qui si fan le cose alla cazzo di cane sperando che poi un miracolo del signore le metta a posto. Forse perchè a noi non ce ne frega un cazzo della serietà. A noi serve qualcuno che ci stia simpatico.
Se questo è vero però, non riesco a spiegarmi come mai il Brasile diede rifugio anche a molti ex-nazisti in fuga dalla Germania sconfitta. E soprattutto come fecero i nazisti a sopravvivere in un paese del genere. Si saranno fatti i bagni solari, avranno favorito l'ascesa del regime dei militari, oppure si saranno fatti influenzare, ed anche loro avranno sfilato al Carnevale vestiti come degli idioti?
Chi lo sa, risponda, nel frattempo, tifiamo ancora per loro ai mondiali(quando l'Italia è stata già buttata fuori) e scappiamocene in Brasile.
E se poi la banca mi frega i soldi sul conto e non me li ridà indietro io quel 9% dove me lo metto?


domenica 13 maggio 2012

Il Vangelo di Biagio


Allora Biagio fu condotto dallo Spirito della Matematica sulle Alpi per essere tentato dal diavolo. Dopo aver mangiato carne poco cotta(che egli odiava), frutti di mare(che egli odiava) per quaranta giorni e quaranta notti,il tentatore gli si avvicinò e gli disse: <<Se tu sei il figlio della Matematica, trasforma con le tue equazioni queste pietre in pane e questa pioggia in latte fresco. Ma Egli rispose: <<Sta scritto: Non di solo pane o latte vivrà l’uomo, ma anche di calcoli e di spazi metrici completi>>. Allora il diavolo, dopo avergli recitato una poesia romantica, lo condusse alla Città Magnifica, lo fece salire sul punto più alto e gli disse:<<Se tu sei il figlio della Matematica, gettati giù, sta scritto infatti: volerà sopra i sentimenti della gente romantica, s’eleverà fino al mondo astratto senza cadere in terra e sporcarsi la barba.>> Ma egli rispose:<<Sta scritto anche: non metterai alla prova il Biagio tuo.>>. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo, e gli mostrò tutte le medaglie e onorificenze in ambito matematico e gli disse:<<Tutte queste cose vincerai, se ora ti getterai ai miei piedi e dichiarerai che l’amore è qualcosa di più che una semplice successione di reazioni chimiche nel cervello.>>. Allora Biagio rispose:<<Vattene demonio! Sta scritto infatti: alla base delle emozioni stanno le connessioni bio-elettriche fra i diversi neuroni collocati in zone ben precise del cervello. E tu, diavolo, prima di parlare dovresti darmi una definizione chiara di cosa sia l’amore.>>. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli angeli gli si avvicinarono e gli regalarono un libro di esercizi.
Quando Biagio seppe che Nicola era stato arrestato, si ritirò da Trento ed andò ad abitare a San  Martino di Castrozza,perché si compisse ciò che era stato detto dal profeta Pignatelli. Da allora Biagio iniziò a predicare e a dire:<<Convertitevi, perché il regno della Matematica è vicino.>>. Mentre camminava lungo il mar Tirreno vide due amici, Nelvis, chiamato Nelvis, e Davide, detto Bottone, che gettavano le reti in mare per pescare, e Bottone riparava le reti. Egli infatti era un ingegnere. E Biagio disse:<<Lasciate le reti e venite a studiare matematica con me: vi farò pescatori di equazioni. E poi si rivolse a Bottone e gli disse:<<Tu, peccatore di un ingegnere. Convertiti al credo dell’astrattezza e smettila di riparare reti. Nel tuo animo sei un uomo timorato della Matematica, lo so. E quelli lo seguirono. Andando oltre vide altri due amici, Piergiorgio , detto Pier, e Matteo, detto la Donnola, che nella barca giocavano a scrivere poesie romantiche. Egli li chiamo, mimando mosse di karate, e quelli lo seguirono. Biagio percorreva tutta l’Italia predicando la Matematica e guarendo da ogni forma di emozione o di attaccamento alle arti e alla letteratura. La sua fama si diffuse per tutto il continente, e da ogni parte venivano madri disperate perché i loro figli volevano studiare lettere, e lui li accarezzava col pizzetto, e quelli guarivano, e le madri tornavano a casa ancor più disperate, perché adesso i figli volevano studiare matematica.