domenica 22 luglio 2012

Giorno d'estate

Giorno d'estate


Ogni giorno, d'estate, mi chiedo se quello che vedo sia vero o se sia illusorio. Deve essere il riflesso del sole a sfumare i contorni  e ad appannare gli occhi. E lì, col caldo che fa grondare sudore e rende la maglietta pulita un'arma batterica, si gioca questa sfida fra il miraggio che vorresti e la realtà  che non puoi decidere. L'estate non ha bisogno di riempire i suoi giorni di significato. Il vuoto è abbastanza. Ci pensa il sole ad attirare la nostra attenzione, a distrarci, a far brillare la pellicola dell'acqua sul mare. Una mano gliela dà anche la televisione, programmando palinsesti che rivangano nel passato di programma più o meno amati, ma sempre di un tempo che non è più l'adesso. Ed in questo stanco e pacioso turbinio di sensazioni fisiche e non,  l'estate annulla i limiti del tempo, toglie senso alla domenica(che resiste solo per chi va a messa) ,rallenta le azioni. Deforma lo spazio: prova tu a correre per il campetto sotto casa alle quattro con quaranta gradi. Ti sembrerà una corsa infinita. Sopisce le emozioni: rende inutile e vago l'amore, rende meno triste la tristezza. E rende quasi piacevole la solitudine, perchè il caldo è tanto che quasi non hai più voglia di parlare. L'estate è il tempo  della mattinata passata a dormire, del mare al pomeriggio con qualche vecchia conoscenza, dei pensieri un po' cattivi e superbi verso chi ha appena finito la maturità e deve iniziare a fare chissà cosa. Perchè per loro adesso, come è stato per noi prima, l'ultima estate da studente di liceo cristallizzava e condensava il ricordo di cinque anni, belli o brutti che fossero, in quei pochi mesi, facendo l'università o il lavoro, o il futuro in generale, una cosa lontana e impossibile, talmente grande che era meglio non pensarci. Quando poi ce la siamo trovati di fronte, quella cosa, abbiamo scoperto che è infinitamente meno grande di quel che pensavamo, e anche infinitamente meno seria, e per questo, forse, più difficile, per chi è abituato a prendere sul serio quel che fa o quel che studia.
D'estate si muore, ma di una morte dolce, e lenta, lenta che non te ne accorgi e in fondo sei felice di lasciarti andare. Nei sogni o in un sorriso disegnato nel tremore dell'orizzonte dal sole che batte forte e non si ferma mai.

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