mercoledì 16 maggio 2012

Let us Folk

Let us Folk



Non so se avete visto il nuovo programma di Fazio. E' interessante, specie se paragonato all'offerta generale dei palinsesti televisivi, e poi è carina l'idea che ogni ospite debba portare una parola su cui riflettere. Tuttavia, poiché l'età media dei suddetti ospiti si avvicina pericolosamente a quella di Adamo, ho deciso di portare anche io una parola su cui riflettere e per cui rompervi le balle. Se domani mi saranno venuti i  capelli bianchi, vuol dire che sono stato colpito anche io dalla sindrome di Fazio(quella che ti trasforma in un novantenne simbolo del mondo intellettuale che ha scritto il suo nuovo libro su come mai la civiltà moderna è decaduta).
In ogni caso, la mia parola è Folk. Cosa significa Folk? Beh, questo è facile: significa "popolo". Mai sentito parlare di Volkswagen? Bene, quella è la macchina del popolo(sebbene i prezzi sian poco popolari, ma i tedeschi son più ricchi di noi). Non fraintendete: la parola è inglese, sebbene il tedesco non differisca molto. Folk è il popolo inteso come tradizione, come piacevole vecchiezza di certe tradizioni, Folks sono i tuoi vecchi, i tuoi genitori, quelli che ti rompono le balle quando si ritorna tardi la sera. Folk è il popolo che porta avanti la sua cultura. Folk sono i personaggi di Steinbeck(se non avete letto Steinbeck, ve lo consiglio). Folk è il bifolco(con cui c'è una piacevole assonanza), il villico, lo zappatore, quello che canta le nenie in dialetto mentre raccoglie zucchine, quello che c'ha la moglie con il gonnone e la cuffia in testa, quello che c'ha il figlio che a 3 anni già c'ha 15 anni di contributi(e forse riuscirà ad andare in pensione prima di morire). Folk è lui, Folk sono loro. I fritti della nonna sono Folk, sono Folk le maglie di lana, che ancora oggi evocano immagini demoniache. Sono Folk le contadinotte bionde e cicciotte che si vedono in certi filmati sulla vita dell'Europa dell'est. Un sorriso sincero è abbastanza Folk, meglio se sdentato. 
Ma Folk, per me, è soprattutto la musica. La vera musica. Biagio un giorno, perdutosi in un labirinto di collegamenti ipertestuali su Wikipedia, sostenne di aver scovato che la musica moderna trae origine dal fantomatico "Chicago Blues", genere primigenio forse suonato nei Night Clubs del Pleistocene da rettili negri che sapevano suonar bene la tromba. Da lì, pare, nacque tutto, e si arrivò a quelle cantilene greche che si suonavano durante i banchetti, con quei flauti e quelle cetre, ai canti gregoriani che ancora oggi sono sinonimo di euforia, alla musica classica e così via. Ma io non sono tanto convinto di questa tesi. Gli Australopitechi saranno pure stati bravi con le trombe, ma la vera musica nasce più tardi. Nasce nei campi di cotone, dove fra filari bianchi molte teste nere(che brutta bicromia, eppure ha avuto successo) sfacchinavano come schiavi. E in effetti lo erano. E cantavano per tirarsi su. Se si cantano ancora oggi, son belle le loro canzoni, perché io credo che la bellezza di una canzone sia proprio quella di non dipendere dall'epoca in cui è stata scritta. E' questo il Folk, lo spirito del contadino. La tradizione che va avanti incurante del passare del tempo. La tradizione che non invecchia, perchè non ha tempo. 
Lanciamo un'inchiesta: qual è per voi una canzone davvero Folk? Nel senso che rispecchia lo spirito di un popolo, che si addice bene ad una contadinotta grassa. Si accettano tutti i tipi di risposte. La mia la trovate qua sotto. Commentate numerosi!!!

http://www.youtube.com/watch?v=4PmhD_AsNLs

2 commenti:

  1. Confesso che, pur seguendo il blog e divulgando la filosofia della donnola, solitamente non mi addentro in argomenti così complicati per un bifolco come me. L'argomento qui sopra esposto lo sento però abbastanza vicino, tale da poter almeno provare a fare un intervento.
    Partiamo dalla fine, cioè la parte musicale: se si fa riferimento alla Roots music, musica delle radici, si parla di un insieme che comprende moltissimi stili musicali. Quello a cui fai riferimento Lei, donnola, è uno di questi, o meglio alcuni di questi: dalla tradizione afro- americana si sviluppano poi alcune folk songs, il primo blues, il black spiritual e, più recentemente (1930s) il gospel. Parlando di Roots music si fa però riferimento anche all' old time music, ovvero quella più strettamente legata con la tradizione europea, principalmente anglo irlandese ma non solo. Ecco qui che troviamo suoni come il flauto e cori a cappella molto simili ai cori gregoriani ( basta ascoltare il brano Greensleeves). La musica classica la lascerei fuori, per ora, da questo incontro/contaminazione europa/america/africa. La tradizione popolare ed i primi folksingers non sono molto legati alla classica, bisogna aspettare Bob Dylan per avere un primo vero incontro fra le due.

    Per quanto riguarda il termine folk e a cosa si riferisce...attenzione all'immagine folk come quella del vecchio popolo, del contadino, dello sdentato o del grezzotto di paese che girovagava in cerca di una bella femmina da importunare. E' un'immagine non del tutto vera e, soprattutto, obsoleta. La cultura folk è una cultura molto attuale, non morta e sepolta nè tantomeno antica. Lo ha detto anche Lei, donnola, che va avanti e non si ferma ma, attenzione, si deve curare del tempo che passa , come no. Il popolo deve saper interpretare i tempi che passano ma non deve lasciarsi fregare. Chi è oggi il popolo? Noi, la gente comune, l'impiegato che ogni giorno si alza e va a lavorare, il ricercatore che lotta per ottenere un misero finanziamento che gli permette di poter lavorare, i giovani padri e madri di famiglia che si apprestano a crescere un figlio pur non avendo alle spalle un grande patrimonio. Questi. E la cultura folk oggi deve saperli aiutare ad interpretare i cambiamenti e a non fargli perdere la speranza e continuare a darci dentro. Con la musica e non solo.

    Ringrazio per le bella tematica e il bell'articolo, anzi, i bellissimi articoli.

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    1. Grazie mille per il commento e, ovviamente, per leggere il blog!! Quello che dici è perfettamente vero sia per quanto riguarda la musica sia per quanto riguarda la terminologia del folk. Le immagini popolari(compresa la mia amatissima contadinotta grassa) sono ovviamente caricaturali ed è vero, possono dare l'idea di una cultura folk un po' stereotipata. Nelle mie intenzioni volevano rappresentare una cultura non rozza né sempliciotta, ma semplicemente spontanea e nata a partire dalle esperienze di tutti i giorni, nata soprattutto da persone che, per i canoni di allora, non erano certamente dei "tecnici" della musica e della composizione. In questo senso l'idea stessa del folk si può benissimo ricollegare, come osservi tu, alla gente dei nostri tempi, ai problemi quotidiani della nostra epoca e, a mio parere, ci può anche comunicare che, dopo tante innovazioni, sperimentazioni, capolavori e via dicendo che si sono avuti nella musica del novecento, popolare e non, sarebbe forse il tempo di tornare a cantare alla maniera degli schiavi fra il cotone. Pochi strumenti ,senza troppo rumore messo a caso e senza eccezionali doti canore. Semplicemente un po' di voglia di suonare. Magari così non usciranno dei capolavori, ma ne abbiamo avuti talmente tanti che alla fine ci hanno anche un po' rotto. Rilassiamoci un po' e cerchiamo nella musica di non far vedere che siamo dei geni, ma che ci piace cantare assieme. E questo secondo me che il folk, e la canzone di cui ho messo il link e che invito tutti di nuovo ad ascoltare, ci dice e ci fa apprezzare.
      Grazie ancora e commentate numerosi!!!

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