lunedì 19 marzo 2012

Incontri ravvicinati del secondo tipo


Incontri ravvicinati del secondo tipo
La prima volta che ho incontrato un matematico credevo che lui fosse una persona normale. La seconda volta che ho incontrato un matematico credevo io di essere una persona normale. La terza volta che ho incontrato un matematico ho detto <<Cazzo, ma tu stai sempre appresso a me?>>, poi ho scoperto che vivevamo insieme. Incontrare un matematico è un’esperienza che consiglio a tutti almeno una volta nella vita. Parlare con lui di emozioni dà lo stesso brivido che darebbe parlare di diritti umanitari con zio Adolfo. Il matematico è una species del genus homo sapiens che inizia, ma le fonti sono incerte, a svilupparsi tra il VII e il VI secolo a.C . I primi matematici ,si crede, non avevano ancora piena coscienza della loro esistenza in quanto razza ben distinta, e si muovevano per lo più solitari o mescolandosi a branchi di individui appartenenti ad altre razze, tra cui quella dei filosofi. Oggi non è più così, oggi vi sono degli habitat specifici in cui è possibile ritrovare questi curiosi prodotti dell’evoluzione. C’è un luogo che si chiama Povo, e se siete attenti lettori del blog Biageide(che torno a consigliarvi) sicuramente ne avrete sentito parlare. E’ un ambiente dall’aspetto lucente, dalle tinte chiare in cui il più importante edificio è un palazzo dagli infissi metallizzati. Lì dentro, oltre ad un numero discreto di ragazze carine, vivono i matematici. Non si entra in quel luogo per caso. Chi veste camicia è off-limits, sono ammesse solo magliette, possibilmente di qualche videogioco da intenditori(del tipo annata 1994/95 o se possibile ancora prima). Un individuo maschio in pantaloni di velluto e maglione a collo alto verrà accuratamente controllato dai capi branco del luogo, pronti a sferrare il loro attacco in caso di pericolo(si chiama lezione di Geometria II). E’ l’unico posto in cui ci si rivolge alle donzelle con locuzioni come “in più variabili”, “equazione differenziale”, “singoletto di x” , “integrale che converge”. I più raffinati tentano acuti doppi sensi ma non sempre riescono. Alla fine di una giornata passata all’osservazione dei matematici c’è abbastanza materiale per un dottorato in etologia. E’ curioso in fondo, è la possibilità di osservare la mente degli uomini da un punto di vista diverso, che noi, noi che non abbiamo mai fatto matematica, non saremmo mai in grado di vedere. Ci aiuta ad essere più elastici mentalmente sapere che insieme a noi ci sono anche loro. Il difficile è tutt’al più convincere loro che esistiamo anche noi, o meglio, che esiste il nostro modo di essere. Ad oggi non sono ancora riuscito a convincere un matematico della bontà di alcune(poche) mie linee di pensiero. Però ho inviato una lettera alle Nazioni Unite: con l’esperienza dialettica accumulata dovrebbero mandarmi in Iran, li convincerei a dismettere completamente il programma nucleare. Sempre che a Teheran le facoltà di matematica non funzionino particolarmente bene, sia inteso.

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