martedì 12 febbraio 2013

Il signor Domenica


Luna tornò accompagnata dal suo solito sorriso. Berto la incontrò all'ora di pranzo, quando staccava dal lavoro per un po'. Mangiarono insieme ,parlarono poco. Preferivano scrutare l'uno gli occhi dell'altra. Luna volle regalare a Berto un fiore da portare con sè in ufficio. Il mercoledì fecero l'amore. Non che fosse una cosa tardiva ma Berto avrebbe voluto farlo molto prima, già il lunedì era pronto ma Luna non volle rimanere la sera a casa sua. Quel giorno invece restò, dopo cena, con la scusa di guardare un po' di televisione insieme. Berto si accorse per la prima volta che Luna non aveva il benchè minimo accento straniero, a differenza del padre. <<Sei sempre vissuta in Italia?>> le chiese coccolandola, <<Sì>> rispose lei, <<E con tuo padre come facevi? Vivevi insieme a tua madre?>>, <<No>> fece lei scuotendo la testa <<Mia madre è morta quando ero piccola. Io mi sono arrangiata da sola>>, <<Ma eri una bambina, come hai fatto a vivere da sola?>> chiese Berto sconcertato, <<Ce l'ho fatta. E' questo che adesso importa. Ora non pensare a queste cose>> ribattè lei baciandolo dolcemente e lui si lasciò andare nelle sue braccia. Il dubbio rimase perchè non si poteva togliere, ma Berto ormai ci aveva fatto il callo alle stranezze di tutto ciò che ruotava attorno al Signor Domenica. In un certo senso però Berto avrebbe voluto per Luna una vita diversa, avrebbe voluto farla diventare indipendente, avrebbe voluto portarla lontano dal padre che era venuto lì per stare con lei. Berto temeva il vecchio e non poteva farci niente.
La mattina dopo Berto e Luna si svegliarono insieme nello stesso letto e rimasero abbracciati finché lui non dovette andare al lavoro. Luna se ne andò correndo per la strada soleggiata del primo mattino, incontro all'autobus che doveva prendere al volo. Berto la vide scorrere davanti a sè e gli sembrò quasi il fotogramma di un vecchio film in bianco, con in sottofondo una dolce tromba ad accompagnare la partenza dell'amata. Sentì un soffio al cuore, per un attimo gli mancò il respiro, poi si riprese, ma quel giorno lo passò inquieto. Si chiedeva se il filo che lo legava a quella donna fosse in suo potere di rinforzarlo, di filarlo ancora, oppure se dipendesse da qualcun altro, dal maledetto jazzista, che poteva decidere di tagliarlo a suo piacimento. Quel vecchio non gli aveva fatto nulla di male, anzi, gli aveva consegnato nelle braccia la figlia, eppure permaneva nella sua mente un dubbio che difficilmente se ne sarebbe andato. Tornando a casa la sera non dimenticava mai di salutare la foto di suo padre che, non ci aveva mai pensato prima, se fosse stato ancora vivo avrebbe avuto più o meno la stessa età del Signor Domenica. 

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