domenica 8 aprile 2012

Viva il parroco che ci fa giocare



Viva il parroco che ci fa giocare


Il Sabato di Pasqua è un classico del campionato; ma qualche volta non si gioca solo a San Siro, o all'Olimpico. Già, perché in qualche poco rigoglioso campetto di periferia, dieci assatanati sono pronti a darsi battaglia per strappare coi denti una vittoria. Parliamoci chiaro:la partita di calcetto è un rito, e se si gioca per la prima volta dopo tanto tempo, ci si accorge di come le facce, i ruoli, i personaggi, siano sempre gli stessi, e dotati di forte caratterizzazione. Una volta si giocava per la strada o all'oratorio, ma oggi non più. Oggi ci sono i campetti a pagamento, con porte vere e righe bianche che delimitano i confini e, soprattutto, recinzioni protettive che evitano che quel pallonetto morbido che in realtà è una lurida scarpata si vada a perdere nei fossi o nei campi di grano. I veri protagonisti sono però, lo abbiamo detto, i giocatori: passiamoli quindi in rassegna:


Il portiere: il portiere di calcetto non è mai un portiere. E', generalmente, uno che vuol far l'attaccante ma è troppo scarso ,oppure quello che ha sventuratamente perso a pari e dispari e ora gli tocca di stare in porta. E' quindi, di regola, il più scoglionato del gruppo. Passa il tempo appoggiato al palo, parlando con l'attaccante della squadra avversaria. Abbozza un'uscita sui calci piazzati mancando puntualmente la palla. Altra sua caratteristica è la parata di stinco, o di bacino, o di collo, o, ovviamente, di culo. Parare con le mani a calcetto è rigorosamente vietato, tanto più perché si è sempre sprovvisti di guanti, e bisogna quindi preservare la salute delle proprie dita. I più esperti sono in grado, con la punta del piede di deviare anche i tiri all'incrocio dei pali, oppure escono all'impazzata modello ariete seminando scompiglio fra gli avversari. Poi, inevitabilmente, il portiere di calcetto prende un gol e inizia a lamentarsi e chiede di far cambio di turno. Se è una partita vera lo menano e poi lo lasciano fare. Se è una partita alla cazzo gli dicono di aspettare un momento e poi lo lasciano lì a marcire.


I difensori: quelli che a calcetto decidono per scelta di fare i difensori sono probabilmente ex-macellai o assassini seriali usciti per buona condotta. E' infatti scontato che difendere, in questi casi, significa solamente picchiare. Non essendoci arbitro, ed producendo il versamento della quota per il campo un automatico diritto a partecipare al gioco per tutto il tempo, non ci si preoccupa di eventuali sanzioni disciplinari ed è insperato trovare un uomo con la tecnica necessaria per intervenire sul pallone. I più buoni si affidano quindi agli abbracci affettuosi, abbrancando il loro avversario e trascinandolo a terra(qualche volta ci scappa anche una toccata alle parti basse). I meno buoni mirano alle gambe, ed è questa la tecnica migliore. Per paura di rimanere zoppo a vita l'avversario mollerà il pallone prima di arrivare allo scontro, ed il difensore, senza intervento, farà la sua porca figura. 


Il centrocampista: Bisogna parlare al singolare perché ,data la scarsezza numerica, non c'è mai più di una persona messa a fare il mediano. Costui è solitamente un individuo con discreta capacità di controllo palla(eredità di una settimana passata nelle giovanili del Santa Genoveffa Calcio) e una buona visione di gioco. E' tuttavia utopico pensare che egli possa smistare palloni invitanti agli attaccanti. Il vero mediano da calcetto non prende mai bene la palla. La cicca in ogni modo e posizione. Si può così quindi parlare di mezzi esterni a rientrare, di puntate di striscio, di tacco al volo involontario(è il colpo migliore), di stinco ad effetto e via dicendo. Se si ha tanta fortuna il passaggio va comunque in porto e l'attaccante è libero di lisciare il pallone davanti al portiere. Se il colpo invece va male il mediano allarga le braccia e si lamenta dei compagni che non son posizionati bene. 


Gli attaccanti: Tutti voglion fare gli attaccanti, ma nessuno sa davvero come si segna. I tre che quindi pascolano sempre davanti all'area avversaria si riducono ad essere dei semafori deambulanti che alzano di tanto in tanto il braccio ma che poi sfiatano dopo aver effettuato uno scatto di un secondo. Inutile poi chiedere a questi di dare una mano dietro. Loro non difendono perchè si considerano punte pure(è come se io mi rifiutassi di dar l'esame di diritto privato considerandomi un eminente pubblicista). Se poi riescono a segnare, non è mai per merito loro, ma per demerito degli avversari, o per qualche ciccata andata incredibilmente a segno. 


Gli avversari: spesso ci si dimentica che esistono anche loro. Di solito sono scarsi come la tua squadra, ma a volte per scherzo del destino o per complice crimine di uno degli organizzatori, spuntano fuori dieci che giocano insieme da quattro anni e che sanno come si fa un passaggio di prima. Tu sai già che perderai quindici a zero ma c'è sempre il cretino che ti dice "possiamo batterli, basta che non ci scoraggiamo". Poi, quando perdi tredici a zero lo stesso di prima urla "manca poco tempo, facciamo che chi fa l'ultimo gol vince!". Mugugni da più parti. Alla fine però si accetta di far così, e chi lo farà l'ultimo gol. Beh, io non ve lo dico, perchè qualche volta bisogna imparare a sognare, anche se i sogni tardano un po'.


Buona Pasqua a tutti, ed in particolare, come è giusto che sia, a Biagio l'Originale!!!

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