sabato 20 aprile 2013

L'uomo della pizza III


Il pizzaiolo era appoggiato alla porta aperta della pizzeria, dentro era tutto spento tranne una lampadina alla cassa, aspettava la consegna dei soldi. “Quarantacinque” fece Johnny porgendogli le banconote. “Bene, bene, bravo, ci vediamo lunedì”, e fece per rientrare. “Ehi” disse Johnny, “scusatemi”, “Che c’è?”, “Oggi sarebbe sabato, sa…la paga…settimanale”. “Ah,si ,si, vieni, ecco, un attimo che apro la cassa e metto i soldi dentro, entra. Allora,sono dieci ,tieni”; “Scusatemi ancora, ma di solito…”, “si ,si di solito sono quindici ma questa settimana sono andato male, davvero male, quindi, questo è il massimo,scusa e adesso vai però. Ciao”. “D’accordo, scusatemi di nuovo, arrivederci”. Ripartì con un biglietto da dieci in tasca, poco male, per una settimana basteranno. Faceva un po’ di dispiacere, ma capitava talmente tante volte, e lui non se la sentiva di incazzarsi,non era davvero il tipo. Tra un pensiero e l’altro era arrivato vicino a casa e già intravedeva il tetto del suo palazzo, una selva di antenne abusive e mezze rotte. Passò l’ultimo semaforo, questa volta non lo maledì nessuno, ne fu sollevato, girò a destra. Parcheggiò il motorino nel cortile,lo lego ad una colonna con la catena, si tolse il casco, lo accarezzò ,poi salì su. Fece le scale fino all’ottavo piano, il suo, poi una voce lo bloccò. “Hey,tu vieni stasera?”, “Perché, stasera che si fa?”, “Bah niente, ci vediamo sotto nella topaia di Cherìe, stiamo lì, nient’altro”, “No, no, non ci vengo in quel postaccio Bob,vado a dormire”, “Come vuoi, però stare tutte le sere da solo fa male, quando ero all’università più di una sera in casa non reggevo.”, “Infatti si è visto come studiavi bene, Bob!”. Quello si alterò un poco “Diavolo, Johnny non sfottermi adesso, ti ho solo invitato ad una festicciola”, “Si,si, scusa Bob, sono stanco, mi dispiace,sul serio, scusa”, “D’accordo,si, ma allora che farai tutto da solo su quel materasso?”. Johnny sospirò “Il solito, penserò alle facce di chi ho visto oggi, sognerò di conoscerli,proverò ad immaginare la loro vita”. “Allora una noia mortale?”, “Pensa per te Bob, io mi diverto”, “Contento te, ora vado, ci vediamo domani mattina allora” “Ciao Bob”. Tirò fuori dalla tasca le chiavi arrugginite, ne infilo una nella toppa della serratura, la porta scricchiolò paurosamente, Johnny la richiuse dietro di sé, butto le chiavi in un cesto di vimini davanti a sé, cammino sulle assi di legno del pavimento, lentamente per il buio. Arrivò al materasso,il suo letto, si sdraiò, poi allungò la mano ed accese la lampadina dietro la sua testa, appoggiata su una scatola di cartone. Intorno a sé vide che la casa era impolverata, il giorno dopo avrebbe dovuto farsi prestare da qualcuno straccio e sapone per pulirla. Il letto era retto da quattro pile di libri al posto dei piedi, per lo più volumi universitari di Bob, fumetti e qualche romanzo d’avventura. Johnny ne prese uno caso, fu davvero sfigato: Manuale di diritto processuale civile. Si mandò a quel paese da solo, poi iniziò a leggere. Si addormentò dopo poche pagine e ,come promesso prese ad immaginare.





La mattina dopo fu svegliato da una scarica di fumo, proveniente dalle caldaie del palazzo che avevano lo sbocco proprio accanto alla sua finestra. Venne investito da una zaffata di calore e puzzo che per poco non ci rimase secco. Aprì gli occhi pigramente, si alzò dal materasso, notò che era ancora tutto vestito. Aprì un bauletto in mezzo alla stanza: niente latte, una scatola di biscotti quasi vuota, ne mangiò qualcuno controvoglia, andò in bagno, bevve un po’ d’acqua dal rubinetto, si mise il giubbotto nero ed uscì. Faceva un caldo infernale, il sole batteva come non mai. “Amico, aspetta amico!”, “Oh, Bob, ciao, com’è andata ieri sera?”, “Bah, non ti sei perso niente, avrei fatto meglio a restare con te,c’è più gusto a sparare idiozie”, “Se vuoi possiamo rimediare stasera, sono libero”, “Ah, perché hai deciso di saltare il turno questa domenica?”, “Non so, ti ho detto , sono stanco, voglio riposarmi un po’, è da un sacco che non faccio una passeggiata, stavo appunto uscendo” , “Bravo, bravo! Allora saremo in due ,aspetta che mi metto una maglietta e poi vengo con te”, “Guarda che non ti porto in motorino, vado a piedi”, “Ah! Ma cazzo Johnny è da cent’anni che ti chiedo di salire sul motorino e tu non me lo fai mai usare” ,”Non rompermi Bob, se vuoi camminare, cammina, altrimenti resta a piangerti addosso a casa tua!”. Due minuti dopo stavano passeggiando sulla stradina, deserta, che conduceva dal palazzo alla via principale.
“Ieri sera ho conosciuto una donna?” fece Johny, “Ehi! Dici sul serio? Hai concluso?” ,”Bob, ma che hai capito? Era una cliente, le ho portato le pizze, mi ha aperto la porta la figlia, davvero molto carina, lei poi è alta, ha un bel fisico, capelli neri, mi piaceva”, “Allora, ci hai almeno parlato?”, “Le ho detto quanto doveva pagare”, “Diavolo Johnny, ma perché non ti butti mai, vuoi fare questa vita per sempre, tu dovresti trovarti una bella donna e scappare con lei in qualche posto strano, c’hai anche il mezzo”. Johnny rise “e dove vuoi che vada con quel motorino scassato, può fare al massimo i venti all’ora e già sento rumori strani, no, e poi se mi prendo una donna, che ci faccio? Farle regali non posso, non so scrivere poesie, a cantare non sono bravo , a letto non ne parliamo, quindi…” , “Ma va all’inferno Johnny! Non ne posso più di sentirti parlare così, ci sarà pure una cosa che saprai fare, no?”. Johnny pensava ma non gli venne in mente niente. “Vabbè, lasciamo perdere” disse Bob “parliamo di quella tizia, le tette ce le aveva?”, “Non ci ho fatto caso”, Bob rise “Ok Johnny, o mi stai prendendo in giro oppure sei un idiota di quelli spaziali, scegli tu”, Johnny sospirò “Ti sto prendendo in giro Bob, comunque, non ce ne aveva tante”, “Allora aveva un bel sedere?”, “Si,quello sì”. “Ah, bene bene, ma ,di un po’,ordina spesso da voi, cioè, pensi di rivederla?”, Johnny iniziò a ridere sul serio, “E che diavolo ne so Bob, speriamo, ma poi, non so nulla di lei, so solo il suo nome…Martha Damber, una figlia a carico e la casa dove sta è poco meglio della nostra”, “E vedi che in fondo siete simili” fece Bob “tutti e due dei disperati”. “Perché tu non lo sei?” chiese Johnny, “Che c’entra, non si sta parlando di me, e poi comunque io ho studiato, ho studiato da avvocato, quindi porta rispetto”, “Si Bob,scusa” disse Johnny sorridendo e continuarono a camminare. Imboccarono la solita, grande, sterminata via, la domenica mattina era deserta: alcuni, come l’avvocato Stanley, sicuramente a messa, altri a riprendersi dalle feste della sera prima, altri continuavano a festeggiare in casa loro. Passarono davanti a tante case ,Johnny le aveva visitate quasi tutte, tutti i condomini, tutte le poche ville. “Qui abita un medico, l’ultima volta che ci sono stato era insieme a due ragazzi giovani, più o meno della mia età, pensa, aveva ordinato una pizza alle uova, quando aprì la porta aveva l’accappattoio”, “Lo conosco il dottor Casey” rispose Bob, “Tempo fa,quando ero un bambino, mi visitò per un problema al piede, un gran bel medico, ed un gran figlio di buona donna, sapevo che si era sposato, ma non che avesse figli”, “Non credo che quei due ragazzi fossero suoi figli Bob…oh, ecco guarda, in questo palazzo vive una che fa la cameriera al bar vicino a noi, fino a poco tempo fa ordinava tutte le sere una margherita semplice,con una foglia di basilico sopra. Aveva una faccia così depressa che mi metteva tristezza pure a me, credo avesse problemi sul lavoro” ,”Ma certo che ha problemi sul lavoro, Johnny, la sfottono dalla mattina alla sera, d’altra parte è brutta come la fame, che mai ci vuoi fare, puoi solo prendertela con la natura”.
“Non fare lo stronzo ,Bob, non crederti tanto superiore a questa gente”, “Oh,ma tu stamattina ce l’hai con me, che ti ho fatto?”, “Niente Bob, però mi da fastidio, stai zitto invece di criticare la gente che forse non sarà miliardaria però sicuramente c’ha un lavoro, e noi non ce l’abbiamo”. Bob tacque per un po’, poi riprese “Tu lavori Johnny”; “Si, quindici,anzi, dieci bigliettoni a settimana, e uno spicciolo di mancia da qualche cliente generoso, se ti va bene, ma io non mi lamento, sono già stato fortunato a trovarmi qui, tu invece, Bob…”, “Si, lo so non ricominciare a rompermi, ho studiato e allora dovevo eccetera eccetera, però non credere che sia per tutti facile, eh?”, “Sono d’accordo Bob, ma allora non prendere la gente per il sedere, se poi tu sei il primo a cercare giustificazioni”, “Mi hanno un po’ rotto le tue morali Johnny,e poi fa molto caldo, siamo andati lontani, che ne dici di tornare indietro?”, “Vai Bob” fece Johnny, ti raggiungo fra poco, ho ancora voglia di camminare, devo smaltire l’intossicazione che quel dannato fumo mi ha fatto venire stamattina”, “Va bene” rispose Bob”anche se questa strada non è proprio l’ideale per sentirsi meglio, ci vediamo!”

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