Il pizzaiolo era appoggiato alla
porta aperta della pizzeria, dentro era tutto spento tranne una lampadina alla
cassa, aspettava la consegna dei soldi. “Quarantacinque” fece Johnny
porgendogli le banconote. “Bene, bene, bravo, ci vediamo lunedì”, e fece per
rientrare. “Ehi” disse Johnny, “scusatemi”, “Che c’è?”, “Oggi sarebbe sabato,
sa…la paga…settimanale”. “Ah,si ,si, vieni, ecco, un attimo che apro la cassa e
metto i soldi dentro, entra. Allora,sono dieci ,tieni”; “Scusatemi ancora, ma
di solito…”, “si ,si di solito sono quindici ma questa settimana sono andato male,
davvero male, quindi, questo è il massimo,scusa e adesso vai però. Ciao”.
“D’accordo, scusatemi di nuovo, arrivederci”. Ripartì con un biglietto da dieci
in tasca, poco male, per una settimana basteranno. Faceva un po’ di dispiacere,
ma capitava talmente tante volte, e lui non se la sentiva di incazzarsi,non era
davvero il tipo. Tra un pensiero e l’altro era arrivato vicino a casa e già
intravedeva il tetto del suo palazzo, una selva di antenne abusive e mezze
rotte. Passò l’ultimo semaforo, questa volta non lo maledì nessuno, ne fu
sollevato, girò a destra. Parcheggiò il motorino nel cortile,lo lego ad una
colonna con la catena, si tolse il casco, lo accarezzò ,poi salì su. Fece le
scale fino all’ottavo piano, il suo, poi una voce lo bloccò. “Hey,tu vieni
stasera?”, “Perché, stasera che si fa?”, “Bah niente, ci vediamo sotto nella
topaia di Cherìe, stiamo lì, nient’altro”, “No, no, non ci vengo in quel
postaccio Bob,vado a dormire”, “Come vuoi, però stare tutte le sere da solo fa
male, quando ero all’università più di una sera in casa non reggevo.”, “Infatti
si è visto come studiavi bene, Bob!”. Quello si alterò un poco “Diavolo, Johnny
non sfottermi adesso, ti ho solo invitato ad una festicciola”, “Si,si, scusa
Bob, sono stanco, mi dispiace,sul serio, scusa”, “D’accordo,si, ma allora che
farai tutto da solo su quel materasso?”. Johnny sospirò “Il solito, penserò
alle facce di chi ho visto oggi, sognerò di conoscerli,proverò ad immaginare la
loro vita”. “Allora una noia mortale?”, “Pensa per te Bob, io mi diverto”,
“Contento te, ora vado, ci vediamo domani mattina allora” “Ciao Bob”. Tirò
fuori dalla tasca le chiavi arrugginite, ne infilo una nella toppa della
serratura, la porta scricchiolò paurosamente, Johnny la richiuse dietro di sé,
butto le chiavi in un cesto di vimini davanti a sé, cammino sulle assi di legno
del pavimento, lentamente per il buio. Arrivò al materasso,il suo letto, si
sdraiò, poi allungò la mano ed accese la lampadina dietro la sua testa,
appoggiata su una scatola di cartone. Intorno a sé vide che la casa era
impolverata, il giorno dopo avrebbe dovuto farsi prestare da qualcuno straccio
e sapone per pulirla. Il letto era retto da quattro pile di libri al posto dei
piedi, per lo più volumi universitari di Bob, fumetti e qualche romanzo d’avventura.
Johnny ne prese uno caso, fu davvero sfigato: Manuale di diritto processuale
civile. Si mandò a quel paese da solo, poi iniziò a leggere. Si addormentò dopo
poche pagine e ,come promesso prese ad immaginare.
La mattina dopo fu svegliato da una
scarica di fumo, proveniente dalle caldaie del palazzo che avevano lo sbocco
proprio accanto alla sua finestra. Venne investito da una zaffata di calore e
puzzo che per poco non ci rimase secco. Aprì gli occhi pigramente, si alzò dal
materasso, notò che era ancora tutto vestito. Aprì un bauletto in mezzo alla
stanza: niente latte, una scatola di biscotti quasi vuota, ne mangiò qualcuno
controvoglia, andò in bagno, bevve un po’ d’acqua dal rubinetto, si mise il
giubbotto nero ed uscì. Faceva un caldo infernale, il sole batteva come non
mai. “Amico, aspetta amico!”, “Oh, Bob, ciao, com’è andata ieri sera?”, “Bah,
non ti sei perso niente, avrei fatto meglio a restare con te,c’è più gusto a
sparare idiozie”, “Se vuoi possiamo rimediare stasera, sono libero”, “Ah,
perché hai deciso di saltare il turno questa domenica?”, “Non so, ti ho detto ,
sono stanco, voglio riposarmi un po’, è da un sacco che non faccio una
passeggiata, stavo appunto uscendo” , “Bravo, bravo! Allora saremo in due
,aspetta che mi metto una maglietta e poi vengo con te”, “Guarda che non ti
porto in motorino, vado a piedi”, “Ah! Ma cazzo Johnny è da cent’anni che ti
chiedo di salire sul motorino e tu non me lo fai mai usare” ,”Non rompermi Bob,
se vuoi camminare, cammina, altrimenti resta a piangerti addosso a casa tua!”.
Due minuti dopo stavano passeggiando sulla stradina, deserta, che conduceva dal
palazzo alla via principale.
“Ieri sera ho conosciuto una
donna?” fece Johny, “Ehi! Dici sul serio? Hai concluso?” ,”Bob, ma che hai
capito? Era una cliente, le ho portato le pizze, mi ha aperto la porta la
figlia, davvero molto carina, lei poi è alta, ha un bel fisico, capelli neri,
mi piaceva”, “Allora, ci hai almeno parlato?”, “Le ho detto quanto doveva
pagare”, “Diavolo Johnny, ma perché non ti butti mai, vuoi fare questa vita per
sempre, tu dovresti trovarti una bella donna e scappare con lei in qualche
posto strano, c’hai anche il mezzo”. Johnny rise “e dove vuoi che vada con quel
motorino scassato, può fare al massimo i venti all’ora e già sento rumori
strani, no, e poi se mi prendo una donna, che ci faccio? Farle regali non
posso, non so scrivere poesie, a cantare non sono bravo , a letto non ne
parliamo, quindi…” , “Ma va all’inferno Johnny! Non ne posso più di sentirti
parlare così, ci sarà pure una cosa che saprai fare, no?”. Johnny pensava ma
non gli venne in mente niente. “Vabbè, lasciamo perdere” disse Bob “parliamo di
quella tizia, le tette ce le aveva?”, “Non ci ho fatto caso”, Bob rise “Ok
Johnny, o mi stai prendendo in giro oppure sei un idiota di quelli spaziali,
scegli tu”, Johnny sospirò “Ti sto prendendo in giro Bob, comunque, non ce ne
aveva tante”, “Allora aveva un bel sedere?”, “Si,quello sì”. “Ah, bene bene, ma
,di un po’,ordina spesso da voi, cioè, pensi di rivederla?”, Johnny iniziò a
ridere sul serio, “E che diavolo ne so Bob, speriamo, ma poi, non so nulla di
lei, so solo il suo nome…Martha Damber, una figlia a carico e la casa dove sta
è poco meglio della nostra”, “E vedi che in fondo siete simili” fece Bob “tutti
e due dei disperati”. “Perché tu non lo sei?” chiese Johnny, “Che c’entra, non
si sta parlando di me, e poi comunque io ho studiato, ho studiato da avvocato,
quindi porta rispetto”, “Si Bob,scusa” disse Johnny sorridendo e continuarono a
camminare. Imboccarono la solita, grande, sterminata via, la domenica mattina
era deserta: alcuni, come l’avvocato Stanley, sicuramente a messa, altri a
riprendersi dalle feste della sera prima, altri continuavano a festeggiare in
casa loro. Passarono davanti a tante case ,Johnny le aveva visitate quasi
tutte, tutti i condomini, tutte le poche ville. “Qui abita un medico, l’ultima
volta che ci sono stato era insieme a due ragazzi giovani, più o meno della mia
età, pensa, aveva ordinato una pizza alle uova, quando aprì la porta aveva
l’accappattoio”, “Lo conosco il dottor Casey” rispose Bob, “Tempo fa,quando ero
un bambino, mi visitò per un problema al piede, un gran bel medico, ed un gran
figlio di buona donna, sapevo che si era sposato, ma non che avesse figli”,
“Non credo che quei due ragazzi fossero suoi figli Bob…oh, ecco guarda, in questo
palazzo vive una che fa la cameriera al bar vicino a noi, fino a poco tempo fa
ordinava tutte le sere una margherita semplice,con una foglia di basilico
sopra. Aveva una faccia così depressa che mi metteva tristezza pure a me, credo
avesse problemi sul lavoro” ,”Ma certo che ha problemi sul lavoro, Johnny, la
sfottono dalla mattina alla sera, d’altra parte è brutta come la fame, che mai
ci vuoi fare, puoi solo prendertela con la natura”.
“Non fare lo stronzo ,Bob, non
crederti tanto superiore a questa gente”, “Oh,ma tu stamattina ce l’hai con me,
che ti ho fatto?”, “Niente Bob, però mi da fastidio, stai zitto invece di
criticare la gente che forse non sarà miliardaria però sicuramente c’ha un lavoro,
e noi non ce l’abbiamo”. Bob tacque per un po’, poi riprese “Tu lavori Johnny”;
“Si, quindici,anzi, dieci bigliettoni a settimana, e uno spicciolo di mancia da
qualche cliente generoso, se ti va bene, ma io non mi lamento, sono già stato
fortunato a trovarmi qui, tu invece, Bob…”, “Si, lo so non ricominciare a
rompermi, ho studiato e allora dovevo eccetera eccetera, però non credere che
sia per tutti facile, eh?”, “Sono d’accordo Bob, ma allora non prendere la
gente per il sedere, se poi tu sei il primo a cercare giustificazioni”, “Mi
hanno un po’ rotto le tue morali Johnny,e poi fa molto caldo, siamo andati
lontani, che ne dici di tornare indietro?”, “Vai Bob” fece Johnny, ti raggiungo
fra poco, ho ancora voglia di camminare, devo smaltire l’intossicazione che
quel dannato fumo mi ha fatto venire stamattina”, “Va bene” rispose Bob”anche
se questa strada non è proprio l’ideale per sentirsi meglio, ci vediamo!”
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