L’uomo della pizza
Passava il carrello bianco dei
gelati, le auto sfrecciavano a fari accesi, la strada intera era illuminata da
decine di insegne al neon, il vialone che portava da una parte all’altra della
città. In stivali di pelle rattoppati, giubbotto nero, jeans stretti e cintura
arrivava con il suo motorino, dipinto di grigio con un lungo adesivo rosso a
bianco su un fianco. Era Johnny, l’uomo delle pizze. Lo aspettava il pizzaiolo fuori
dal locale, con gli occhi spiritati. “Sei in ritardo di cinque minuti”,
“Scusa,scusa” si affrettò a rispondere Johnny, come altro non avrebbe potuto
fare. Gli consegnò una pila di scatole bollenti, Johnny le metteva nel bauletto
dietro al motorino. Partì subito senza che nessuno lo salutasse, quella sera
c’era un lungo giro da fare. Aveva il viso oscurato dal casco, attraverso il
quale poteva vedere tutta la città illuminata, già i vagabondi affollavano i
marciapiedi, si accucciavano nelle loro scatole di cartone. Guidava piano
Johnny, e ad ogni semaforo ci metteva un anno per partire, puntualmente veniva
mandato al diavolo. Lui continuava senza rispondere, poteva solo andare
avanti,dentro si sentiva piangere, ma non lacrimava.
Arrivò a casa del Dottor Stanley,
avvocato, verso le otto di sera, era presto. Scese dal motorino, prese la
scatola giusta, formaggio dolce e peperoni, si diresse verso il cancello della
villa, mentre sulla strada migliaia di macchine passavano. “Chi è” rispose una
voce affannata al citofono, “Pizza” si limitò a dire Johnny, senti il cancello che
si apriva, entrò dentro, percorse velocemente il vialetto contornato da alberi,
fino alla monumentale residenza. “Pieni di soldi” disse fra sé e sé Johnny,
storcendo la bocca. Arrivò sotto il portico, bussò delicatamente alla porta,
aprì l’avvocato, un asciugamano nero intorno alla vita, dietro di lui una voce
femminile. “Quant’è?” disse velocemente, “Sette e cinquanta”, frugò in una
borsa da donna appoggiata su un tavolino nell’ingresso, Johnny aspettava fuori,
scorse due gambe nude che si muovevano dolcemente sul divano, poi una mano che
reggeva un bicchiere, gli venne da sorridere. “Che c’è?” disse il Dottor
Stanley. “Niente, niente, grazie, arrivederci” ,prese i soldi e scappò via, non
era il caso di immischiarsi in faccende di amanti. Specialmente per uno degli
avvocati più in vista della città, moglie e quattro figli a carico, una barca
di soldi e molto altro,carne compresa. Appena uscito dal cancello principale,
si rimise in moto, passò accanto ad una fila di bidoni della spazzatura,
ritornò sulla strada, tagliò la strada ad un’auto, ecco un altro vaffanculo,
tanto ci era abituato. Eppure gli faceva sempre male.
Il prossimo chi è? Ecco, la prima
traversa a destra, nome: McBride. Ok, eccolo arrivato. Per lui ci sono quattro
pizze, tutte al formaggio. Suonò il citofono, gli aprirono senza dire una
parola, entrò nel condominio, l’ascensore era rotto, prese le scale: quinto
piano, e la mano sotto le scatole friggeva senza pietà. Saliva più veloce che
poteva, arrivò davanti alla porta. Bussò. “Pizza”. “Buonasera, per lei quattro
al formaggio?”, “Si, sono per me, quant’è?”, “Trenta precisi”, “Ah, si, un
attimo…eh, quando si torna da lavoro stanchi,e poi io sto in banca dalle otto
di questa mattina, è la cosa migliore ordinare una buona pizza… e poi le vostre
sono le migliori, per una serata in famiglia tranquilla… le migliori, in
assoluto, prenda ecco,trenta tondi tondi, grazie, mi dia le pizze, ah, ecco
fatto, grazie, arrivederci”. Tre biglietti da dieci e un vecchio bottone di
mancia, “Stronzo!” sussurrò Johnny, poi scendendo le scale pensava: strano,
serata in famiglia, ma in casa non ho sentito nessuno. Era arrivato al piano
terra, quando un uomo e tre donne, vestite in modo appariscente, entrarono, si
diressero verso l’ascensore. Le donne indossavano una pelliccia, l’uomo un
lungo impermeabile grigio chiaro. “L’ascensore è rotto” disse Johnny
sorridendo, l’uomo si rivolse allora alle ragazze: “Per di qua, saliamo,su”.
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