Tornato a casa per il ponte dei morti, sono come ogni volta preda di brevi ma intensi momenti in cui i ricordi della mia vita da liceale riaffiorano, oramai troppo consumati dal tempo per essere nitidi e dettagliati, e proprio per detto motivo velati di strane emozioni, combinate dalla mia fantasia, che li rendono volta per volta epici e ridicoli, spartiacque della mia adolescenza o inopportuni come un ornitorinco sul Vesuvio in eruzione. Quanto posso dunque confidare nella veridicità dei ricordi che sto per elencare? Invero molto poco, ma il tentativo non nuocerà a nessuno, anche perchè tralascerò di occuparmi di materie che hanno rappresentato il lato duro(o almeno un po' più serio) delle scuole superiori, come le lingue classiche o l'italiano, e mi concentrerò invece su quello che per me è ,da quei tempi là, un grande amore: la filosofia. Sono da lungo tempo un discreto appassionato di storia, ma la filosofia mi suonava come un universo oscuro fino a ,credo, settembre 2008, quando ho iniziato la prima liceo. Per un istante divenne anche un universo minaccioso, allorchè una fastidiosa insegnante di religione ci mise in guardia dal nostro nuovo professore di storia e filosofia, atteso per l'ora successiva, pennellandolo audacemente come un uomo dalla postura altera e dal temperamento severo tipico dei professori di una volta. Fu in quell'occasione che il mio compagno di banco, per stemperare la tensione che era andata montando nella classe, mi sussurrò: immagina se adesso questo viene in camicia hawaiana. Nessuno poteva aspettarselo allora, come non ci si aspettava che la Roma fosse prima in classifica pochi mesi fa, ma quell'uomo ebbe davvero l'ardire di presentarsi in classe abbigliato come un co-protagonista di un film dei fratelli Vanzina appena di ritorno da una vacanza ai caraibi.
E tuttavia non bastò, perchè il timore era tanto, e il silenzio poteva ancora tagliarsi a fette nel momento in cui il professore si sedette dietro alla cattedra ed inizio a compilare ,senza interpellar nessuno, il registro. Dopo pochi secondi di assordante mutismo Egli esordì: Aò, ma che v'anno mozzato la lingua?
Fu l'inizio di un'epoca, di cui non posso narrare i singoli momenti, ma posso ,se non altro, celebrare nella descrizione della sottile tecnica di spiegazione, in filosofia come in storia, che quest'uomo aveva affinato nel corso della sua lunga esperienza. Come Piero ed Alberto Angela egli non perdeva certo le lezioni a ragionare sui delicati collegamenti logici imposti dalla materia, bensì ravvivava l'attenzione dell'uditorio facendo ampio uso di digressioni sugli usi e costumi dell'epoca, di piccanti aneddoti sulla vita privata dei filosofi o dei grandi della storia. Altre peculiarità della sua tecnica retorica saranno qui esposte per sommi capi:
-Le citazioni: troppo facile spiegare i filosofi come tutti, ovvero spiegandoli. Molto più cool giungere al punto nevralgico del sistema concettuale ed infilarci una bella citazione incomprensibile, ottocentesca ed incomprensibile, per poi passare come niente fosse ad altro argomento, lasciando allo studente l'interpretazione di espressioni quali "la ragione è come la nottola di Minerva" o "la merce è una cosa sensibilmente soprasensibile".
-La storia dei grandi eventi: la storia, si sa, è fatta di cause e concause, ma nel fervore della dialettica spesso capitava, in quei rigogliosi anni, di perdersi in digressioni di gossip o costume, come detto prima. Della catena storica restavano perciò nella memoria molte curiosità da poter agevolmente spendere in prima serata da Carlo Conti, e poi grandi eventi spuntati dal nulla come funghi, di cui si percepiva l'importanza ma che erano destinati a rimanere lì, nell'universo del passato, come monoliti in mezzo ad un deserto, cosicchè un giorno ,quando qualcuno dei posteri chiederà "e poi cosa è successo?" si potrà rispondere "è successa La prima guerra mondiale" e basta.
-Gli intercalari: spesso i professori, come tutti noi, non sono dei grandi oratori, e quando non sanno che dire, o fra una parola e l'altra, infilano silenzi, oppure "ehhhhhhhhh" di attesa, insomma le stesse cose di cui si lamentano durante un'interrogazione alla cattedra. Ma Lui no. Lui sviluppò un intercalare a parte, un poetico e suadente "Oh"(ma immaginate la "o" chiusa), che scandiva ,praticamente ogni dieci secondi, i periodi del discorso.
-Le teorie del complotto: qui si raggiungeva il culmine. Ipotizzare che gli americani abbiano fatto crollar da sè le torri gemelle è da principianti. I veri professionisti insegnano che un gruppo di uomini, preferibilmente massoni, muovono le pedine della storia a loro piacimento facendosi spesso muovere da motivi sentimentali, religiosi o comunque squisitamente personali. Che i templari nascondessero misteri e maledizioni segrete anche un neonato saprebbe dirlo. Ma ci vuole un vero campione per poter sostenere che la finale Italia Francia dei mondiali 2006 fu in realtà combinata perchè la Francia sapeva che avrebbe dovuto lasciar vincere l'Italia(come è ovvio in tutte le partite vinte all'ultimo dei rigori dopo che i tempi regolamentari sono stati quasi in toto dominati dai francesi). Il complotto dei Maya? Una sciocchezza per ragazzini insolenti. La gente serie sostiene che a metà del quattrocento i potenti del mondo sapessero già dell'esistenza dell'America, e che il viaggio di Colombo fu un'operazione di puro ,marketing, forse per esportare l'ultimissimo profumo N.5 della Regina Isabella oltreoceano. Magari anche gli indios si erano già messi d'accordo per farsi sterminare.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma a nulla varrebbero altre parole. Tuttavia ,ormai completamente dominato dall'ardore di inutili nostalgie, non posso fare a meno di riportare qua sotto un interessante esperimento, compiuto con l'ausilio di alcuni compagni di classe dell'epoca, in cui cercavo di ricostruire, tagliando e riassemblando a caso spezzoni di discorsi effettivamente avvenuti(con qualche aggiunta mia propria di colore), una tipica orazione del Nostro, completa di tutte le peculiarità più notevoli delle sue performance. Arrivederci e a presto.
OH!
Di Pietro Iannicelli
Una riflessione sulla situazione libica
del grande filosofo
Oh! Allora, lo scoppio della guerra in Libia ha a che fare
con la crisi del regime di Gheddafi, ma anche con l’antinomia tra finito e
infinito. Infatti già il vecchio Aristotele aveva affrontato la questione ed
aveva detto che poi il dualismo ontologico fra Gheddafi ed insorti si risolveva
nel pensiero del pensiero. Oh! Questa teoria si trova pure in Kant, quando
parla dell’idealismo trascendentale. Ora, per capire bene come si fa ad
eliminare l’antinomia bisogna fare riferimento alla metafisica dell’essere
uguale valore, propugnata da Nitezsche ma che si ritrova anche nell’opera del
grande storico Beurein, amico di Nietzsche e suo compagno di camera nel
collegio di Magdeburgo, città della Germania famosa per le bistecche alla
brace…e Nietszche con Beurein…insomma, pare che gli piacesse magnà, e spesso,
quando c’era la fiera della carne alla brace, loro andavano e se facevano un
bel po’ de bistecche.
Oh! Quindi la metafisica dell’essere si risolve
nell’eliminazione del dualismo ontologico attraverso l’ipostatizzazione del
sensibile. Chiaro? Oh! Allora, cosa c’entra tutto questo con Gheddafi? Beh, è
lo stesso Nietzsche, quando parla ,nella sua critica alla morale, scritta ,si
dice, in seguito ad una delusione amorosa…eh, perché a Nietzsche gli piacevano
le donne ma loro non lo volevano quindi…e pare che dopo questa delusione
amorosa scrisse questa critica alla morale, e cosa dice nella critica alla
morale? Dice che…a proposito della situazione libica…lui usa ,in riferimento al
sistema politico vigente in Libia…dice che il sistema libico è una cosa
“ontologicamente antinomica ma sovrasensibilmente trascendentale” che quindi
,dice, prima o poi è destinata a bruciare, dice lui, “più veloce delle ali di
Icaro contro il sole”. Chiaro? Oh! Dunque, così Nietzsche spiega la crisi
libica che poi in realtà…insomma ci sono degli aspetti non molto chiari perché
qualcuno dice che…insomma i libici se la sono fatti da soli la crisi, per poi far
scoppiare tutto il casino. Tra l’altro adesso l’intervento della
Nato…eh!...dietro c’è la massoneria, ci sono logiche massoniche, perché, dovete
sapere, Gheddafi è massone e pure Obama è massone, però ,nella gerarchia
massonica, Obama, si vede, sta sopra Gheddafi, quindi probabilmente Gheddafi ha
fatto qualcosa che non doveva fare e adesso sono andati coll’esercito. Quindi
la guerra in Libia è stata un’operazione massonica, appoggiata tra l’altro dai
poteri forti, che sono l’esercito, il re e il Vaticano, che poi ,si dice,
che…insomma pare che Ratzinger sia parente di Gheddafi. Si dice perché pare che
nel periodo in cui era nato Gheddafi la madre di Ratzinger fosse in Libia, dove
lavorava in un negozio di kebab e, si dice, abbia avuto una relazione con un
uomo da cui è nato, poi, Gheddafi.
…Oh! Allora, la crisi libica ,abbiamo visto, fa riferimento
all’antinomia finito-infinito, che però, la quale antinomia, ha a che fare poi
con il rapporto reciproco tra soggetto e oggetto, perché, eh!, se fosse solo
l’oggetto a determinare ontologicamente il modo del soggetto si cadrebbe nel
meccanicismo, e allora gli scettici avrebbero ragione. Invece l’oggetto e il
soggetto sono differenti e opposti, però, quando la coscienza libica squarcia
il velo di Maya, allora il pensiero diventa falco e, come dice Hegel, “si libra
nel cielo illuminandolo di razionalità”, quindi il pensiero si identifica con
la luce, diventa il tutto che però è anche il nulla ,perché se tutto è è come
se nulla è, quindi si arriva al nichilismo che poi è la causa incausata della
crisi libica che ha portato alla guerra.
Oh! Chiaro? Allora per la prossima volta ve fate ste cose.
Nessun commento:
Posta un commento