venerdì 1 novembre 2013

L'apocalisse




Dopo che il demonio fatto arrosto
ebbe tutta questa razza umana
anche le chiese, verso i primi di Agosto,
chiusero per una settimana.

Il crocefisso, stanco del dolore,
badando molto poco alla creanza,
telefonò in privato al Gran Pastore
preannunciandogli una lunga vacanza.

Le banche, sole e senza creditori,
delle ipoteche su ville dismesse
fecero origami di rose e fiori
e diedero via i fidi ad un buon interesse.

Chi non estinse il mutuo sulla casa
perchè finito in fretta all'altro mondo
si ritrovò la lapide sua invasa
dalle ingiunzioni in meno di un secondo.

Dentro ai consigli d'amministrazione
le sedie vuote assunsero gravemente
che tale e tanta era la situazione
da richiedere interventi strutturali celermente.

Ma quando il titolo sovrano colò a picco
e lo stato dichiarò la bancarotta
non c'era più nessuno, nè povero e nè ricco,
a gridare "Ladri" e "Figli di mignotta".

La patria proruppe in un pianto, contrita,
per l'addio di almeno tre generazioni
contenti della grande dipartita
furono quelli dell'ente pensioni.

Chi un terzo incomodò trovo nel letto
non ebbe modo di mostrar le corna al vento
sforzandosi di trovare in sè un difetto
nemmeno per il divorzio ebbe un momento.

Chi non aveva mai parlato molto
chi solo in casa, chi in eremo o in galera
pregò che all'aldilà sarebbe stato accolto
da un'eterna e chiassosa primavera.

A qualcuno prese un colpo sopra al cesso
qualcuno in stanza con la fidanzata
tradito dal soffitto in cartongesso
accolse sulla testa una tranvata.

Qualcuno, per superbia, controvoglia,
mischiando fango e bile nella bava
s'avvicinò alla sua dolente soglia.
Credeva di poter durare per sempre: si sbagliava.

Chi fritto fu da un fulmine dal cielo,
i suoi polmoni ridotti ad un sol grumo,
ebbe una scusa in più, di sotto al bianco velo,
per non dare la colpa al troppo fumo.

A qualche miliardario lungodegente
la morte risparmio il seccante impaccio
di confessarsi ad un prete insolente
prima di mettere il cadavere nel ghiaccio.

Gli stadi della serie A e cadetti
spazzati via con un sol colpo di fiato.
E accade, al terzo turno, per gli scontri diretti,
che la Reggina vinse il campionato.

I cani, ormai senza più collare,
guairon contro delle stelle il lume
perchè nessuno li portava più a pisciare.
Pisciarono poi tutti in fondo al fiume.

Che cosa restò poi? Un'orizzonte rosso
e nebbia e fumo e cani e gatti per la strada
un fiore all'occhiello di un cadavere in un fosso
E case vuote, come un'elsa senza spada.

Solo uno sopravvisse: per due notti
aveva giocato con il suo maiale a palla
la moglie in casa insieme agli spaghetti scotti
finchè s'era addormentato nella stalla.

Se l'intelletto c'è di qualche aiuto
ci sembra ragionevole intuire
che fra quei grugniti Satana non abbia riconosciuto
un altro essere umano da incenerire.

Così, svegliatosi e ritrovatosi da solo
in mezzo al mondo, corse in fretta su in cucina
per accertarsi che almeno Betta non avesse preso il volo
ma trovò soltanto una gran carneficina.

E lui, considerando il nuovo odore,
di carne fresca sanguinante nella stanza,
bilanciava l'equazione del dolore
scambiando spesso identità e uguaglianza.

Chinandosi al cospetto del suino
nell'immagine del vizio evolutivo
provò a scorgere il vagito di un bambino
invece che un succulento antipasto estivo.

Nel livore dell'atavica domanda
si chiese fosse stato mai saputo
perchè per forza lui, di ogni umana landa,
fosse l'ultimo esemplare riconosciuto.

Ma era troppo tardi ormai, e poi nessuno
gli rispose, nè da sopra, nè da sotto.
Frastornato nella stasi di quel caos inopportuno
riconobbe che s'era proprio rotto.

E preso per la coda il suo compagno
abbandonate le futilità dell'io
contemplava l'orizzonte, il suo guadagno,
e al porco disse "d'ora in poi sarò il tuo dio".

Nessun commento:

Posta un commento