mercoledì 23 ottobre 2013

Dodicesimo scrutinio



Dodicesimo scrutinio:
23 Aprile


Secondo me si fa troppi problemi. Quando rientra in aula è come un fantasma vivente. Ha paura. Non l’avevo mai vista così. E’ appena stata in bagno a specchiarsi, posso scommetterci la mia vita. E si sta tormentando le mani, continua a sfregarle l’una nell’altra in quello stile Bruno Vespa che tanto mi dà fastidio. Ne uscirebbe una buona imitazione. E’ troppo lontana perché io possa parlarci. Un collega di partito di cui sinceramente ora non ricordo nemmeno il nome mi sta illustrando la sua personale visione del futuro dei paesi arabi del nord-africa/medio-oriente. Non lo ascolto con molta attenzione, ma apprezzo il suo sforzo: non è da tutti parlare di cose serie quando non si è costretti, qui dentro. Annuisco e assento a scatti. Sto pian piano imparando il mestiere. Sarà un lungo viaggio,ma se tutto va bene ho cinque anni di tempo per farmi le ossa. Se tutto va bene. Oggi un sussulto di orgoglio di ha spinto a votare di nuovo Reglia. L’ho accennato ad un altro collega e lui mi ha detto che ho ragione, che è un buon nome da votare, e che lo farà anche lui. Mi sono sentito gratificato. Margiotta credo abbia votato Cleopatra. Ha voglia di divertirsi per scacciare i pensieri. Non ho ancora visto nessuna ruga, nessun capello bianco(anche perché se li tinge almeno una volta al mese, immagino). Vorrei aiutarla, ma non ne sento il bisogno. E io rispondo solo al bisogno. Starà meglio quando saremo al mare, quando guarderemo il mare. Oggi è una giornata anche abbastanza fresca, proprio come volevo io. Quando ero un ragazzo ci andavo da solo al mare. Scendevo in spiaggia col cappotto nero che mi piaceva e aspettavo il vento quasi sulla riva. A volte intorno a me c’era solo qualche vecchio col cane. A volte non c’era nessuno. E io guardavo a destra e a sinistra. Era giusto che io fossi da solo. Non mi sono mai lasciato andare, questa è la verità. Ma perché lasciarsi andare per le persone sbagliate. Dentro ai miei ragionamenti da disperato c’era una sottile logica che regge ancora adesso e supera persino la passione per il culo di una velina: non serve chi ti capisca, serve chi se ne freghi del fatto che non ti capisca. Perché è difficile capire. Io non capirò mai nessuno , non posso pretendere che gli altri lo facciano con me. Passavo al mare pomeriggi interi, a camminare. Raccoglievo pugnetti di sabbia e li lanciavo al vento. A quel tempo facevo l’università e le domeniche non studiavo mai. Prendevo la macchina e partivo. Ero un figo degno di una locandina di un film da oscar. Anche se ero solo e non avevo un culo da guardare. Avessi fatto l’attore oggi avrei tanti di quei culi, ma la vita non si fa coi se…e poi non potevo fare l’attore. Io sono nato per fare politica. Perché ,almeno un po’, io ci credo. Io sono servito a riempire quella buca in Piazza Dante quando ero al consiglio comunale. Io ho sempre rispettato le regole e ho cercato di fare il possibile per migliorarle. Io sono stato il secondo posto per le preferenze nelle ultime elezioni comunali al mio paese. Tutto questo Margiotta non lo è mai stata. Lei ha solo fatto sesso. Eppure è qui con me. Non me lo spiego. Sarò costretto ad ammettere che questo è un paese senza speranze? Oppure posso considerarmi io una speranza? In fondo ce l’ho fatta, anche se finché non eleggeremmo questo cazzo di presidente la mia utilità qui dentro sarà pari a zero. Mi chiedo cosa pensano i miei parenti di me. Credono che io mi sia omologato a tutti gli altri, credono che io sia qui a rubare lo stipendio come tutti gli altri. Credono che da una parte e dall’altra sono tutti uguali. Mia madre e mia nonna lo credono di sicuro, ma sanno anche che io sono un bravo ragazzo che è diverso. E’ come dire “tutte le donne sono puttane tranne mia madre, mia moglie e mia sorella”. Il mio collega ha finito e io lo ringrazio della chiacchierata. Mi alzo ed esco dall’aula. Sta per iniziare lo scrutinio e molti se ne vanno via. Mentre sono nel corridoio d’uscita mi raggiunge Margiotta. Il rumore dei suoi tacchi scandisce il tempo e fa progressivamente aumentare il mio sorriso. Oggi mi sento sicuro di me stesso, mi sento migliore di lei non solo per serietà, ma anche per audacia. Qualcuno si gira a guardarci. Sono deputati di tutti gli schieramenti. Camminiamo fianco a fianco senza toccarci, nemmeno sfiorarci. Gli occhi su di noi tornano ai loro privati dilemmi dopo pochi secondi. In fondo non è uno scandalo. La politica è un’altra cosa, direbbe Gullotta,  una cosa che non c’entra. Margiotta ancora non sa dove andremo, ma si fida di me. Come riesca a farlo non lo so. Però so che oggi al mare non ci andrò da solo. E questo è ingiusto, ma la giustizia non è di questo mondo. Specialmente per chi fa politica.

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