21 Aprile
Margiotta
non c’è, ma me l’aspettavo. Non ho tempo di pensarci, perché devo andare. Forse
questa è la volta buona. Abbiamo
sfiorato il quorum. Siamo a 491 voti per Cilemi, solo tredici in meno del
necessario ,ma contando gli assenti tra le nostre file che questo pomeriggio si
presenteranno in aula dovremmo farcela. Per ora Cilemi ha dimostrato di essere
un candidato che ci unisce e che può prendere qualche voto anche fra le file
avversarie. Questo potrebbe aver convinto molti scettici. Siamo all’ora
decisiva. Molti di noi sorridevano dopo il voto. “Quest’incubo pare essere
finito” sussurrava qualcuno, ma altri erano in disparte. Guardavano in basso.
Parlavano fra di loro. Erano più preoccupati. Ormai io voglio solo che succeda
qualcosa. L’unica cosa che mi snerva è quest’attesa. Mi chiedo se abbia il
rimorso di non aver fatto sesso con lei ieri sera. La risposta che mi do è
ovviamente no, ma dovrei chiedermi ancora una volta se sono sincero. E ora non
ho voglia di farlo. Entro in cucina a prendere un pacchetto di crackers. Sarà
il mio pranzo. So che avrei il tempo per andare al ristorante o, almeno,
mangiare un panino, ma sono un po’ emozionato. C’è un biglietto di Margiotta
sul tavolo, dice “Sono uscita a comprare le sigarette…ho preso le chiavi…te le
riporto oggi in aula”. Lo leggo. Almeno due o tre volte. Esco di nuovo e lascio
il pacchetto mezzo vuoto a seminare briciole sopra quel foglio di carta
stropicciato. Raggiungo l’apice dell’ironia quando mi ritrovo a fischiettare
l’inno di Mameli in giro per Roma, e i turisti giapponesi guardano verso di me
da lontano e riesco a ricambiare i loro sorrisi appena perché la luce è tanto
forte da dover quasi chiudere gli occhi e poi mi trovo nell’attimo in cui
faccio ancora fatica a sorridere pur essendo felice e non so se è perché mi
sento tanto importante oggi oppure solo perché una donna mi ha promesso di
tornare a casa da me.
Entro in
un’aula che sembra più rossa del solito. Lei è ai piedi dell’emiciclo. E’ con
gente della sua parte. Almeno un paio di loro sono indagati e uno è stato
condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi. Io non ho mai parlato con
un condannato in vita mia. Eppure anche nel mio partito ce ne è qualcuno. Non
tanti come da loro, ma qualcuno c’è. Mi piace pensare che siano errori di
percorso, eccezioni che confermano la regola. E’ quello che pensa anche la
maggior parte della gente che ci vota. Sono quelli che pensano che noi siamo il
meno peggio, che siamo comunque quelli che l’alternativa sono quegli altri. Li
trovi, i nostri elettori, che leggono Repubblica sul Freccia Rossa mentre
tornano da una gita culturale a Firenze. A loro piace parlare di politica.
Anche a me piace. Ma oggi non lo farò. Oggi farò i compiti. Io ho sempre fatto
i compiti, da quando andavo alle elementari. Non ho mai sgarrato una volta. Non
sono mai stato indagato né condannato. Mi chiedo cosa si provi. Sarà mai stata
indagata Margiotta? Forse sto confondendo l’altra parte con la parte sbagliata.
Mi faccio trascinare dall’emozione. E dall’odio. Perché io loro li odio. Fin da
quando ero bambino. Loro sono sempre stati i cattivi. Ma oggi finirà tutto:
oggi Cilemi sarà eletto Presidente della Repubblica e dimostreremo al paese di
essere una vera maggioranza e di essere in grado di governare. Gli altri
dovranno convincersi a darci una possibilità, a non impedirci di governare.
Sono pronto, sono il primo della fila, sarò sempre presente. Prego un’ultima
volta prima di scendere le scale e incrociare lo sguardo di Margiotta. Troppo
costretta in un vestito lungo amaranto pare stringere in mano qualcosa. Immagino
siano le mie chiavi.
Nessun commento:
Posta un commento