sabato 19 ottobre 2013

Ottavo scrutinio




Ottavo scrutinio:
21 Aprile

Margiotta non c’è, ma me l’aspettavo. Non ho tempo di pensarci, perché devo andare. Forse questa è la volta buona.  Abbiamo sfiorato il quorum. Siamo a 491 voti per Cilemi, solo tredici in meno del necessario ,ma contando gli assenti tra le nostre file che questo pomeriggio si presenteranno in aula dovremmo farcela. Per ora Cilemi ha dimostrato di essere un candidato che ci unisce e che può prendere qualche voto anche fra le file avversarie. Questo potrebbe aver convinto molti scettici. Siamo all’ora decisiva. Molti di noi sorridevano dopo il voto. “Quest’incubo pare essere finito” sussurrava qualcuno, ma altri erano in disparte. Guardavano in basso. Parlavano fra di loro. Erano più preoccupati. Ormai io voglio solo che succeda qualcosa. L’unica cosa che mi snerva è quest’attesa. Mi chiedo se abbia il rimorso di non aver fatto sesso con lei ieri sera. La risposta che mi do è ovviamente no, ma dovrei chiedermi ancora una volta se sono sincero. E ora non ho voglia di farlo. Entro in cucina a prendere un pacchetto di crackers. Sarà il mio pranzo. So che avrei il tempo per andare al ristorante o, almeno, mangiare un panino, ma sono un po’ emozionato. C’è un biglietto di Margiotta sul tavolo, dice “Sono uscita a comprare le sigarette…ho preso le chiavi…te le riporto oggi in aula”. Lo leggo. Almeno due o tre volte. Esco di nuovo e lascio il pacchetto mezzo vuoto a seminare briciole sopra quel foglio di carta stropicciato. Raggiungo l’apice dell’ironia quando mi ritrovo a fischiettare l’inno di Mameli in giro per Roma, e i turisti giapponesi guardano verso di me da lontano e riesco a ricambiare i loro sorrisi appena perché la luce è tanto forte da dover quasi chiudere gli occhi e poi mi trovo nell’attimo in cui faccio ancora fatica a sorridere pur essendo felice e non so se è perché mi sento tanto importante oggi oppure solo perché una donna mi ha promesso di tornare a casa da me.

Entro in un’aula che sembra più rossa del solito. Lei è ai piedi dell’emiciclo. E’ con gente della sua parte. Almeno un paio di loro sono indagati e uno è stato condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi. Io non ho mai parlato con un condannato in vita mia. Eppure anche nel mio partito ce ne è qualcuno. Non tanti come da loro, ma qualcuno c’è. Mi piace pensare che siano errori di percorso, eccezioni che confermano la regola. E’ quello che pensa anche la maggior parte della gente che ci vota. Sono quelli che pensano che noi siamo il meno peggio, che siamo comunque quelli che l’alternativa sono quegli altri. Li trovi, i nostri elettori, che leggono Repubblica sul Freccia Rossa mentre tornano da una gita culturale a Firenze. A loro piace parlare di politica. Anche a me piace. Ma oggi non lo farò. Oggi farò i compiti. Io ho sempre fatto i compiti, da quando andavo alle elementari. Non ho mai sgarrato una volta. Non sono mai stato indagato né condannato. Mi chiedo cosa si provi. Sarà mai stata indagata Margiotta? Forse sto confondendo l’altra parte con la parte sbagliata. Mi faccio trascinare dall’emozione. E dall’odio. Perché io loro li odio. Fin da quando ero bambino. Loro sono sempre stati i cattivi. Ma oggi finirà tutto: oggi Cilemi sarà eletto Presidente della Repubblica e dimostreremo al paese di essere una vera maggioranza e di essere in grado di governare. Gli altri dovranno convincersi a darci una possibilità, a non impedirci di governare. Sono pronto, sono il primo della fila, sarò sempre presente. Prego un’ultima volta prima di scendere le scale e incrociare lo sguardo di Margiotta. Troppo costretta in un vestito lungo amaranto pare stringere in mano qualcosa. Immagino siano le mie chiavi.

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