sabato 26 ottobre 2013

Quindicesimo scrutinio



Quindicesimo scrutinio:
26 Aprile
Cosa è, tecnicamente, un inciucio? Potrebbe sorprendere, ma io lo so, perché ho lontane origini napoletane. Purtroppo è qualcosa che non stimola le incessanti fantasie del complotto, nascoste dietro ad una fetta di crostata durante una cena elegante oppure dietro al sorriso di una donna dal fare equivoco. Inciucio vuol dire spettegolare, parlare a bassa voce fra comari. Non c’entra niente il tradire, non c’entra niente la logica del potere, semmai c’entra la credulità popolare delle nonne del sud, col fazzoletto in testa e quei lunghi vestiti neri, senza denti e cotte sotto al sole, col somaro che ancora vaga per le strade del paese e i  bambini che giocano a piedi nudi sull’erba. E una giovane ,la figlia di quelli là, che se la fa in segreto con quel mascalzone. Tu lo sapevi? Ma no, dai? Ma sul serio? Dio mio! Che svergognata!
Questo, signori e signore, è un inciucio. Non c’entra la politica. Però spesso c’entra l’amore. In fondo su cos’altro si può spettegolare? Allora chiedo alla corte se sono io responsabile di un gigantesco inciucio. Sto inciuciando con Jessica Margiotta, che anche ieri me la sono sognata in sottoveste e quando mi ha chiamato per chiedermi come stavo e dirmi che purtroppo non ci saremmo potuti vedere mi ha fatto eccitare tanto che mi sono dovuto toccare dopo?
Ieri non si è votato: tempo di feste e celebrazioni. Presidenti di Camera e Senato a Milano e Napoli, a festeggiare la Liberazione. La maggior parte di noi è stata contenta dello stop, non ne potevano più. Qualcuno ha finalmente potuto rivedere la famiglia. Io sono rimasto a Roma. Mia madre è arrabbiata con me perché crede che voglia scappare da lei. Invece io voglio solo chiudermi in casa a guardare la televisione. Ma sono stato comunque onorato di pranzare con Gullotta. Ha mantenuto la sua promessa. Mi ha chiamato e mi ha invitato al ristorante. Volevo parlargli del mio futuro nel partito. Invece gli ho parlato di Margiotta. Avrebbe avuto motivo per esserne seccato, ma non ha fatto altro che guardare in alto e tenere le mani giunte come in preghiera per tutta la durata delle mie parole. Era in estasi, non so se per quello che dicevo o per la crostata di frutta che,posso confermare, era davvero sublime. “Voglio chiedere il suo parere su un argomento che mi sta molto a cuore, mi riguarda da vicino” ho esordito, a bassa voce, come ogni buon inciucista sa fare. E quando gli ho accennato a ripetuti incontri in forma privata con una parlamentare dello schieramento a noi opposto lui ha fatto un gesto eloquente con la mano. “Ma nel senso di trombare?” mi ha chiesto e io sono diventato rosso. Ho negato, e così facendo sono stato sincero. Ma mi sono sentito tutto addosso il peso del tradimento. Gullotta è stato comprensivo, uno perché non spetta a lui giudicare, e due perché “devo stare tranquillo, non c’è nessun problema, sono fatti tuoi che nessuno mai sindacherà, se non di nascosto in casa o negli angoletti dei bar”. Ecco appunto, l’inciucio. Io non tradirò mai il mio partito, voterò sempre per il bene di chi mi ha eletto e mi batterò sempre perché questo diventi un paese. Ma fino a che punto posso essere compromesso dalle mutande in pizzo di Jessica Margiotta? “Non sei l’unico, ce ne sono già un paio di coppie miste in parlamento, dovresti saperlo. E’ una cosa perfettamente normale. La politica è un’altra cosa”. Già, è una cosa normale perché la politica è un’altra cosa. Ma ho confessato a Gullotta di amare Margiotta e lui ha frainteso, ha capito che io mi preoccupi delle ricadute politiche del mio gesto. Al diavolo cosa fanno gli altri, io penso a cosa faccio io. E Gullotta si ostina a non capire, nella sua saggia comprensione, che io sono preoccupato da quello che Margiotta pensa o non pensa della riforma della giustizia, del rapporto fra politica e affari, delle misure anti crisi, perché potrebbe assestare un colpo ai miei valori più solidi semplicemente spingendomi contro il viso le sue labbra. Perché, al diavolo i miei amici di scuola, io a quel punto saprei cosa scegliere. Posso convincerla a cambiare idea, a pensarla come me? Su questo punto Gullotta è stato categorico “Fallo se vuoi che lei inizi a odiarti. Lei ha già scelto e pensa che la giustizia in questo paese sia un valore relativo, ma non per questo non dovrebbe venire a letto con te, anzi, proprio per questo è probabile che voglia venire a letto con te. Ma questo non c’entra niente col tuo voto, né con quello che decideremo di fare domani o dopodomani, questo c’entra solo con te”. “Lei mi fa impazzire” ho detto senza nemmeno accorgermene, e Gullotta mi ha sorriso allora, alzando la mano al cameriere per chiedere il conto. “Prova a farla impazzire anche tu, ma domani vota per Bucci alla presidenza della Repubblica, darai un bel segno al partito su chi vuoi sia il prossimo leader”. Ho annuito e dopo pochi secondi ci siamo alzati e siamo usciti dal ristorante. “Ma il mio non sarà mica un inciucio?” ho chiesto a Gullotta. “Gli inciuci capitano, e non sono per forza sbagliati” ha risposto a lui, poi mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha sussurrato “Ma tu sai cosa vuol dire davvero inciucio?”. Ho detto “sì” e lui ha fatto “Allora non hai motivo di preoccuparti, perché seppure il tuo fosse un inciucio, non avrebbe nulla a che fare con la politica”. Già, perché la politica è un’altra cosa. Ieri sono stato tutto il giorno in casa, come volevo, ma la televisione era spenta e io ero seduto sul divano a scorrere i nomi sulla rubrica del mio cellulare. E cercavo Jessica e non la trovavo. Poi mi sono arreso e ho confessato: ho fatto un inciucio, non sono diverso dagli altri, siamo tutti uguali, dovremmo andare a casa. Ho pregato tanto che in quel momento anche lei stesse pensando le stesse cose, ma erano preghiere vane. Ieri sera sarà stata con una sua amica, o con i suoi amici, in un bar, e non avrà avuto tempo per pensare che sta distruggendo tutto ciò che di buono mi hanno insegnato. Che siamo tutti uguali e tutti abbiamo gli stessi diritti, che tutti dobbiamo darci da fare per un paese migliore e tutti dobbiamo contribuire, che i ricchi devono pagare di più e i poveri di meno, che la legge è uguale per tutti e che la giustizia è un valore. E’ questo che significa l’inciucio? Rinunciare a tutto? Ma lei sarà stata a fumare e il fumo le sarà penetrato nei capelli e tutti le avranno detto quanto è bella, quanto è perfetta e quanto è giovane e quanto ha un corpo da calendario e nei suoi respiri soffocati dal fumo lei avrà teso la mano verso il posacenere e avrà dimenticato in un attimo di quelle rughe vicino agli occhi, di quel capello bianco e di quella strana sensazione di stanchezza che ha sempre la mattina dopo che ha dormito nel mio letto, mentre io ero sul divano.

Stamattina in aula non c’era. Avrà fatto pure tardi ieri. Ho votato, come mi aveva detto Gullotta, per Bucci, che ha raccolto dieci voti in tutti. Poi sono uscito da Montecitorio e ho cercato il primo bar per chiudermi nel bagno a vomitare. 

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